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Svizzeri ma sinceri

di Massimo Gramellini - 29/11/2007

 
Con il consueto approccio pragmatico che scandalizza i parolai al di qua delle Alpi, la Svizzera ha diffuso uno spot sulle tv africane per scoraggiare gli abitanti di quei Paesi dal trasferirsi nella Confederazione elvetica. La trama: un immigrato di colore telefona al padre rimasto in patria per magnificargli il trasferimento, mentre le immagini mostrano al pubblico la sua reale condizione di barbone senz’arte né parte, inseguito dalle pulci e dalla polizia.
I terzomondisti immaginari grideranno al razzismo, colorando l’iniziativa di significati minacciosi e xenofobi, quando invece ha solo l’odore antico e quasi dimenticato del buonsenso. Si tratta, in fondo, di una nemesi. Proprio quegli spot televisivi che hanno attratto i popoli della disperazione, offrendo loro una rappresentazione esagerata dello stile di vita europeo, si caricano ora sulle spalle il compito di svelare la ferale menzogna.

Contrordine, fratelli: da noi non tutte le famiglie abitano nelle villette della pubblicità, non tutte le ragazze indossano abiti di marca, non tutti i buongustai si ingozzano di prelibatezze. Chi non ha lavoro, o ne ha uno mal pagato, sopravvive solo grazie ai finanziamenti di genitori e nonni. Quindi, se arriverete qui senza lavoro, non avendo voi genitori e nonni da cui farvi finanziare, potete togliervi dalla testa di riuscire a sopravvivere in modo onesto.
Non è un messaggio di destra o di sinistra. E’ un messaggio di verità. Ci auguriamo che venga imitato dal governo italiano. Una volta tanto si può far finta di essere svizzeri, se è il prezzo da pagare per riuscire sinceri.