Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Il ramo di tamarisco

Il ramo di tamarisco

di Miguel Martinez - 30/11/2007

 

Sei anni fa, gli Stati Uniti sono esplosi addosso al mondo.

Per oltre sessant'anni, il sistema economico più potente mai esistito in tutta la storia umana si è concentrato in maniera sempre crescente sulla formazione del sistema militare più potente di tutti i tempi.

Milioni e milioni di vite umane dedicate a qualche frammento del complesso: a montare il meccanismo di una mina in grado di smontare un bambino, a inventare macchine capaci di catturare un discorso tra fidanzati su una panchina a Sestri Levante, a vendere panini a chi faceva tutto ciò... Un motore in cui ogni ingranaggio aveva bisogno di dire, pagatemi, sottolineando l'urgenza di qualche rischio, cui bisognava reagire con la massima violenza possibile.

Banalmente, per usare un termine lanciato da un presidente di destra degli Stati Uniti, il "complesso militare industriale", in cui il deputato e il generale in pensione passano entrambi a sedere nel consiglio di amministrazione dell'azienda che produce articoli militari pagati dallo Stato.

Non sono stati certamente i neocon a inventare un simile sistema; ma hanno saputo distillarne il veleno. "Neocon" è un termine molto abusato, per cui ricordiamo che non significa affatto un conservatore, né tantomeno un fondamentalista religioso.

I neocon sono nati nella sinistra del Partito Democratico, prima di entrare nel partito degli affaristi repubblicani, e rappresentano quindi una sintesi (oggi va di moda il termine "rossobruno"...) di elementi di destra e di sinistra.

I neocon hanno saputo rendere affascinante il dominio del capitalismo assoluto, lavorando su tutte le forze psichiche latenti nel mondo che ama dirsi Occidente.

Lo spirito di elezione, la presunzione di poter guardare tutti i luoghi e tutti i tempi dall'alto; la mobilitazione religiosa lepantesca in simbiosi con il laico spregio per ogni fede; il razzismo spicciolo e quotidiano; i furori apocalittici della Bibbia; il vecchio sogno illuminista di trasformazione del mondo, mirabilmente sposato allo spirito crociato, inquisitorio e missionario e al gusto imprenditoriale; la cultura nichilista di certo rock americano; il femminismo fuso oscenamente con la mercificazione erotica; l'orgoglio igienico di chi ha creato un angolo di ordine e pulizia usando il pianeta come discarica; la nascita di un'umanità atomizzata, virtualizzata e individualista; l'autorappresentazione statunitense come "missione" e non come popolo; il piacere dello sterminio aereo degli indigeni; l'allegria alla vista del capro espiatorio che si sfracella sulle rocce; e una visione quasi leniniana dell'élite in grado di manipolare l'umanità per il suo bene.  

I neocon non hanno inventato nulla di tutto ciò, ma sono riusciti a trasformarlo nel combustibile emotivo e mediatico di una guerra che avrebbe dovuto assicurare all'Impero il controllo dei cieli, dei mari, delle onde radio, ma anche della grande fascia petrolifera del mondo, nonché del cuore del continente eurasiatico, addirittura dello spazio cosmico.

Hanno detto chiaramente che volevano creare un nuovo mondo, in cui la parte eletta del pianeta, gli abitanti delle fortezze imperiali, avrebbero goduto di straordinario benessere e sicurezza, mentre la specie pullulante dell'esterno sarebbe stata ricacciata nei suoi inferni, con un nuovo modello di diritto che avrebbe garantito minuziosamente gli inclusi e privato di ogni certezza gli esclusi.

Doveva essere una prova di forza finale, compiuta violando tutte le regole.

Moltissimi, anche in Europa, si sono opposti a questo incubo, in maniera più o meno cosciente. Il loro parere, però, non ha influito sulle decisioni imperiali. Perché le folle sorridono ai vincitori, e l'esito di una guerra tra la più grande concentrazione di mezzi di omicidio che si fosse mai vista sotto la Luna, e quattro straccioni in turbante sembrava assolutamente scontata.

Credevano che lo Shock and Awe [1] sarebbero stati così potenti da umiliare per sempre l'umanità subordinata: "capiscono solo la forza", hanno detto da Custer e Graziani a Rumsfeld.

Tanti hanno protestato in tutto il mondo contro ciò che stava arrivando, anche se pochi ne capivano la portata.

Accanto a quelle poche persone coscienti, c'erano milioni di brave persone dalle idee confuse, con pittoresche bandiere arcobaleno e profonde riflessioni, sul tipo "un sorriso è più bello di un pugno".

Poi sono partite le bombe, e i milioni sono rientrati a casa. E lì la cosa sarebbe finita.

Solo che dai vicoli del lato oscuro del mondo sono usciti dei giovani, che non sapevano nemmeno cosa fosse quella che noi chiamiamo politica.  

baghdad

Chi possiede cose e uomini, fa calcoli; chi non li possiede, può trarre forza solo dall'esperienza diretta, l'orgoglio, l'amore e la vendetta. E raccontando storie.

Le loro storie erano quelle che avevano già di loro, come gli indios messicani del 1810, che correvano scalzi dietro la bandiera della Vergine di Guadalupe a sgozzare chi per secoli aveva succhiato il loro sangue.

Anche questi ragazzi dei vicoli di Baghdad e di Karachi e di Muqdisho avevano storie da far rizzare i capelli alla brava gente nostrana.

Dicono che le feroci fanciulle del deserto schernissero così Amarah che era calato tra di loro, per rapire la bella 'Abla, ed era stato cacciato da 'Antarah bin Shaddâd al-'Absi, figlio della schiava nera Zabaybah:

"L'Antara dei cavalieri, il leone della caverna, è arrivato, colui la cui generosità è come un mare:

Noi siamo come i più dolci dei fiori, profumate come le viole e la camomilla; e Abla, tra di noi, è come un ramo di tamarisco: la sua bellezza è la Luna piena e il Sole del deserto.

Vorresti possederla con la violenza, proprio tu, il più vile di tutti i cani che abbaiano!

Muori nel lutto, oppure vivi nel disprezzo; perché mai ci sarà fine alle satire che comporremo su di te!"

Cacciati da ogni antenna del pianeta, da ogni spia, da ogni missile, da ogni governo, la morte quasi certa che la si fosse scelta o no, quei ragazzi si dedicarono al lavoro artigianale:

"Potere troppe volte
delegato ad altre mani,
sganciato e restituitoci
dai tuoi aeroplani,
io vengo a restituirti
un po' del tuo terrore
del tuo disordine
del tuo rumore."

So già tutto, quindi zitti mentre vi dico cosa direte:

a vivere braccati, la cautela spesso si trasforma in angoscia paranoica, nell'uccisione di ogni sospetto traditore

conoscere poco il mondo, vuol dire che spesso giudichi cose che non conosci

una poesia non è un progetto (ma c'è mai stato un progetto che, realizzato, somigliasse lontanamente alla propria matrice?)

nel segreto forzato, la semplicità iniziale diventa facilmente contorta trama

quanto è facile sbagliare per pochi secondi un'esplosione e uccidere i propri fratelli anziché i nemici

del sangue dei migliori, si alimentano spesso i peggiori

Sappiamo tutto questo.

Ma sappiamo anche che è successo un fatto assolutamente inimmaginabile, che ci riguarda tutti: l'Impero si è fermato.

Almeno per un po', e gli aspiranti padroni della Terra si guardano attorno sorpreso, nel silenzio di un mondo che non li applaude più, mentre i neocon svicolano per godersi le loro ricchissime pensioni.

Nel senso più banale della parola, un altro mondo - non necessariamente migliore di questo - è diventato possibile.

Ma quell'Impero, qualcuno l'ha fermato.

E non è stato nessun membro della cerchia degli intellettuali d'Occidente, dei correttamente pensanti, dei dotati di parola.

L'hanno fermato i mujâhidin, con le scarpe da ginnastica logore.

'Antarah sogna l'amata, prigioniera:

"Le sollevai il velo e il suo volto brillava, svelando la notte.
Si degnò di sorridermi e mi apparve così bella; e vidi nei suoi occhi scintillare la Luna.
E' circondata da spade e lance e attorno alla sua dimora si aggira il leone della terra. "

Il nemico, almeno, lo dice che il suo problema sono i mujâhidin. Ma dagli altri, da tutti coloro che tirano un respiro di sollievo e compiacimento nel vedere l'Impero fermarsi, non sentirete un sussurro di ecumenica gratitudine, solo un muro di distanze e distinzioni.

"I miei voti li feci a uno che era come la luna piena, che somigliava ai rami del tamarisco;
Ma io sono solo, anche se una volta ci siamo incontrati e qui, ora che sono andati via, ci sono solo la civetta e il corvo!"

Per fermare l'Impero, i mujahidin hanno pagato un prezzo che nessuno conoscerà mai: chi tiene conto dei sepolti vivi sotto le bombe, dei morti torturati e dei murati vivi? Forse solo, a crederci,

"Colui che vede il moscerino stendere le sue ali nelle tenebre della notte nera".


(Questo video non è un'aggiunta decorativa al post, ma un suo
elemento costitutivo - se avete un attimo, guardatelo
) [2]

E allora, se fosse possibile parlarci, credo che dovremmo dire una cosa ai mujâhidin.

Senza di noi siete nati, senza di noi vissuti e senza di noi morti, o peggio. Se ve ne importa poco di noi, fate bene.

Però, mi sembra una cortesia dovuta, dirvi una cosa a nome di tutti i silenti, di tutti coloro che vi voltano le spalle, di tutti coloro che non vorrebbero mai essere visti in vostra compagnia, di coloro che non dicono né sì né no, ma cui voi avete regalato una speranza maggiore di libertà.

Ecco, la cosa che vi volevo dire, era grazie.


Note:

[1] Straordinaria e intraducibile espressione: shock è sconvolgimento, ma anche scossa elettrica; mentre awe è il sentimento di ammirato terrore che si prova di fronte alla potenza di Dio o all'esplosione di una bomba atomica.

[2] Il testo cantato in sottofondo al video dice, con qualche licenza entomologica:

"Colui che vede il moscerino stendere le sue ali
nelle tenebre della notte nera
e vede la vena nel suo petto
e il cervello tra quegli ossi sottili
e vede il sangue che scorre nella vena giugolare
muovendosi da un giunto all'altro
Perdonami per ciò che ho fatto in passato
E che vede l'embrione che si alimenta all'interno del moscerino
nelle oscurità delle sue viscere, senza guardare
e vede le orme dei suoi passi, dai movimenti veloci
e vede e ascolta altri esseri in fondo all'immenso e oscuro mare
Perdonami per ciò che ho fatto in passato"