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La risposta al disorientamento è il mercato locale

di Pierluigi Paoletti - 30/11/2007

 

La velocità con cui si susseguono i cambiamenti rischia di frastornare le persone che erano

abituate al monotono tran tran quotidiano. Ogni cosa cambia, si trasforma alla velocità della

luce ed i cambiamenti che prima avvenivano in anni oggi avvengono in pochi mesi.

Le persone sono disorientate e se non si adeguano in tempo, interpretando adeguatamente i

segni del cambiamento, rischiano di esserne travolte. E’ il caso delle aziende di quei settori

che nel giro di pochi anni stanno scomparendo come il comparto tessile, quello orafo, quello

delle calzature e della pelle e tanti altri. Sono imprenditori che non hanno delocalizzato, non

hanno licenziato e sono rimasti nel loro paese a lottare con il cambiamento, ma ora non ce la

fanno più a reggere il ritmo, a onorare i debiti, a pagare gli stipendi, colpiti da una

concorrenza dai paesi asiatici a cui è impossibile resistere. E accade che di punto in bianco il

calo di lavoro che negli anni scorsi è stato sì sensibile, ma comunque ancora sopportabile,

nell’arco di pochi mesi sia diventato insostenibile. Chi ha ancora qualche risparmio da parte

chiude mentre chi ha ancora da pagare debiti cerca ancora di resistere, ma è sempre più

difficile.

Di contro abbiamo persone che magari lavorano con uno stipendio di 1.000 euro e che

prima riuscivano a “sbarcare il lunario” mentre oggi si trovano in forte difficoltà perché

negli ultimi tempi gli euro che hanno in mano si sono ulteriormente svalutati e assomigliano

sempre di più a quello che in realtà sono, solo pezzi di carta.

Oggi i ricchi sono gli imprenditori che hanno delocalizzato in Romania o Cina ed hanno

visto i loro margini aumentare a dismisura, licenziando però le persone in Italia e sfruttando

il lavoro sottopagato di Romania, 320 euro mensili, e Cina, 120 euro mensili.

Oggi i ricchi sono i politici e i loro amici che si sono spartiti come avvoltoi, le ricchezze di

un paese un tempo ricco.

Oggi i ricchi sono le banche che sfruttano la loro capacità di creare moneta dal nulla, con la

riserva frazionaria, per accumulare ingenti ricchezze con cui comprare il mondo reale.

Oggi i poveri sono gli imprenditori che non se la sono sentita di andare a sfruttare altra

gente

Oggi i poveri sono gli impiegati e gli operai delle imprese che hanno delocalizzato, ma

anche quelli delle imprese che ancora sopravvivono in Italia

Oggi i poveri sono i pensionati che hanno lavorato una vita e vedono la loro pensione

ridotta nel potere di acquisto giorno per giorno

Ma come è possibile che il mondo sia cambiato così tanto in così poco tempo? Quale è stata

la molla che lo ha portato a cambiare così velocemente?

La globalizzazione? Il debito? La massa monetaria?

Forse il mix micidiale di questi ingredienti?

Esattamente forse non si saprà mai; il fatto è che la spinta ad un profitto esasperato, la

concezione dell’uomo come merce e l’ignoranza della massa sui meccanismi che vengono

adottati da chi decide veramente le cose, ha prodotto questa situazione.

Oggi è interessante scoprire come per ogni dollaro prodotto in america ci siano 4,4 dollari di

debito http://www.businessweek.com/bwdaily/dnflash/content/aug2007/db20070826_875599.htm?campaign_id=rss_null

Quando solo nel 1950 era l’esatto contrario.

È interessante sapere come nello scorso settembre in Inghilterra 110.000 persone abbiano

dichiarato il fallimento della propria famiglia (nei paesi anglofoni questo è possibile) e

altrettanto è interessante scoprire come il debito delle famiglie inglesi, ormai al 160% del

loro reddito, abbia superato il PIL

Se vediamo graficamente il debito globale vediamo che segue un andamento esponenziale

ed è intuitivo che fette sempre più grandi del nostro reddito devono essere destinate al

ripianamento del debito (mutui, prestiti, anticipazioni, scoperti di conto ecc. ecc.) tanto che

rimangono sempre minori disponibilità per la vita quotidiana e l’indebitamento non serve

più per crescere e fare investimenti, come avveniva all’inizio del grande ciclo e abbiamo

visto dal dato americano sul rapporto debito PIL, ma solo per cercare disperatamente di

mantenere il livello di benessere.

Accanto a questo c’è un fenomeno che è quello dell’aumento della massa monetaria che da

molti anni è molto superiore al reale fabbisogno. Proprio ieri la bce ha comunicato che ad

ottobre abbiamo avuto l’aumento di massa monetaria maggiore degli ultimi 28 anni, al

12,3%. Facciamo un rapido calcolo: se la produzione di beni e servizi nell’area euro è di

circa il 2,5% e l’inflazione ufficiale sempre dell’area euro ha una media intorno al 2,5%

abbiamo una massa monetaria che dovrebbe aumentare ad un tasso del 5% annuo. Poiché la

media dell’aumento della massa monetaria è intorno al 10%, come si giustifica quel 5% in

più se non come perdita del potere di acquisto? E calcolando che questo aumento è stato

costante in tutti gli anni successivi all’introduzione dell’euro è facile capire come mai i

nostri stipendi non valgono più niente. Perché lo fanno? Prima per permettere ai loro amici

speculatori di comprare a saldo proprietà e aziende, quelli che prendono denaro svalutato

prima che i prezzi si adeguino sono avvantaggiati e sono sempre amici e amici degli amici.

Oggi continuano a farlo per non far scoprire il trucco e far fallire banche che hanno giocato

troppo con prodotti finanziari altamente tossici.

Altro fatto importante è che ora le banche stanno progressivamente riducendo il credito con

Basilea2 che entrerà a pieno regime con il nuovo anno e questo, unito alle difficoltà delle

imprese e delle famiglie derivanti dal momento economico, potrebbe essere il detonatore di

una situazione molto pericolosa.

La situazione come vediamo è molto delicata, ma ancora permette di essere ottimisti se solo

usiamo la nostra testa per avere la consapevolezza dei meccanismi che hanno creato questo

sistema e mettere in atto una serie di contromisure da prendere:

Ricostruire la struttura del mercato locale

Creare vetrina e mercato alle produzioni locali riqualificando il piccolo commercio

Ridurre le filiere produttive che consentano al produttore di percepire un giusto

guadagno e al consumatore di pagare un prezzo inferiore

Aumentare il potere di acquisto delle famiglie e dei pensionati con l’adozione dei

Buoni Locali SCEC (la Solidarietà ChE Cammina)

Attivare la solidarietà della comunità nei confronti delle persone svantaggiate

Attivare una rete interregionale di scambi di eccedenze produttive e flussi di turismo

agevolati dall’adozione dei Buoni Locali

Al peggiorare della situazione internazionale e nazionale dovrà corrispondere un’attività

volta al raggiungimento di questi obiettivi che consentirà alle economie locali di far fronte

alle tempeste economiche in arrivo e di sganciarsi dal treno della globalizzazione che sta

deragliando, per intraprendere un cammino di ricostruzione e di crescita anche morale su di

una strada completamente diversa, ma facile da attuare. Molto più semplice di quanto si

creda.

Molti gruppi stanno lavorando alacremente all’attuazione di questo progetto

www.progettotau.org in tutta Italia e poiché il tempo scorre veloce è necessario che chiunque

abbia la consapevolezza del problema si faccia carico di informare gli altri e si attivi

affinchè le persone non cadano in uno stato di prostrazione, ma gli faccia sapere che una

soluzione praticabile subito c’è e si metta in moto quella energia che porterà a quello scatto

di reni che la nostra gente e le nostre imprese sanno fare nei momenti difficili come questo.

Non aspettiamoci aiuti dalle istituzioni che sono parte integrante delle cause che hanno

determinato questa situazione, questa volta possiamo contare solo sulle nostre forze,

quindi…non perdiamo altro tempo prezioso e mettiamoci AL LAVORO!

That’s all folks