Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Ma lo sa Berlusconi che il popolo non beve champagne?

Ma lo sa Berlusconi che il popolo non beve champagne?

di Annalisa Melandri - 30/11/2007

Fonte: annalisamelandri.it

 
Non mi va giù.
Non digerisco che nel nome di un partito, quello lanciato in Piazza San Babila a Milano da Silvio Berlusconi e compagnia bella, compaia la parola “popolo”.
A Piazza San Babila, nel cuore della Milano bene, il partito del popolo....
Spero che alla fine lo chiamino Partito della Libertà come era nelle intenzioni originarie del Cavaliere, libertà è una parola che si addice di più al nano di Arcore, in fondo si è preso e ha goduto di molte, moltissime libertà, da quella di farsi le leggi a proprio uso e consumo a quella di ammiccare (e non solo) alla mafia, passando per tantissime altre, tutte costruite, inventate, personalizzate ad hoc per lui, che “crede di essere il re” come dice, adesso che l’idillio è finito, Gianfranco Fini.
Nei gazebo del nuovo partito, scorre champagne a fiumi...
Ma lo sa Berlusconi che il popolo non beve champagne? e non siamo nemmeno a Natale in fin dei conti, il popolo si accontenta di un volgare spumante da supermercato, e la Brambilla lo sa questo?
Che hanno di “popolano” Berlusconi e la Brambilla? Che c’entra il “popolo” con loro?
Francesco Merlo, su La Repubblica di martedì 20 novembre, non sapendo come definire il popolo, pensa di far meglio a elencare ciò che il popolo non è:
“non è la classe di Marx, non è la moltitudine della nuova mistica rivoluzionaria alla Toni Negri, non è la folla solitaria di Ortega, non è la gente di Sergio Endrigo, non è la curva degli ultrà, non è il pubblico della democrazia americana, non è l’audience della televisione, non è il mercato dei consumatori, non è la comunità spontanea, non è la società weberiana, non è l’insieme degli eletti e nemmeno degli elettori, non è un paese in guerra, non è il terzo stato, non è la plebe, non è nemmeno il protagonista delle canzoni rivoluzionarie –“avanti popolo alla riscossa” o “el pueblo unido jamás será vencido” – che sono ritornelli tanto nostalgici quanto ridicoli, da cantare come si canta “ciuri ciuri”. (Sic! sic!).
Il popolo probabilmente non è più niente, non esiste più, la “parola ha smesso di significare”, ma di certo, non è nemmeno, e valeva la pena aggiungerlo, chi sorseggia champagne ai gazebo, tra palloncini celesti e berluscones in tiro, tra i fedelissimi di sempre, i massoni tesserati che seguono il “capo” nei suoi - populisti ?- deliri di protagonismo.