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La pseudo-scienza petrolifera

di Massimiliano Viviani - 01/12/2007

       

 

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Anche tra coloro che si dichiarano contrari al sistema, vi sono molti che tentano di spiegare gli eventi attuali a prescindere dalla scarsità di petrolio, negando che esso si stia esaurendo. E in effetti, per i sostenitori del progresso galoppante, questa è una realtà difficile da digerire.
Innanzitutto è molto diffusa la teoria dell'origine abiotica del petrolio. Secondo tale teoria, l'oro nero origina non da sedimenti organici che in particolari condizioni di pressione si sono trasformati dopo milioni di anni, ma da materiali inorganici presenti all'interno del nostro pianeta. Il che vuol dire che il petrolio avrebbe un'origine spontanea e quindi che i giacimenti di petrolio sarebbero molti di più nel mondo, se non addirittura inesauribili. La limitatezza dei giacimenti sarebbe invece da sempre sostenuta dalle compagnie petrolifere per giustificare arbitrari rialzi di prezzo, compresi quelli attuali.
Tuttavia questa motivazione non ha senso: le compagnie avrebbero potuto fare impennare il prezzo molto tempo fa. Inoltre anche se il petrolio fosse molto di più di quanto creduto, o addirittura illimitato, questo non significa automaticamente che sarebbe di facile estrazione o raffinazione, cioè economicamente vantaggioso: potrebbe essere estremamente abbondante in zone poco accessibili del pianeta (Antartide, Siberia, fondali oceanici), oppure a grandi profondità nel terreno, o magari potrebbe emergere impuro: il greggio a buon mercato (liquido, puro e in superficie) rimarrebbe in ogni caso un'eccezione. Ed è questo che scarseggia, non il petrolio in sè.
Stesso discorso per chi riduce l'aumento del prezzo del greggio esclusivamente a cause monetarie: se è pur vero che la svalutazione del dollaro ha l'effetto di fare aumentare il prezzo del petrolio (se il dollaro vale meno, ci vogliono più dollari per un barile), è anche vero che l'aumento del prezzo del greggio è stato in questi anni molto superiore a quello della svalutazione del dollaro, e questo perchè la domanda di petrolio è aumentata vertiginosamente a seguito dell'espansione economica di India e Cina, fatto imprevedibile fino a qualche anno fa, che ha vanificato le rosee previsioni sulla durata delle riserve.
Neppure per l'invasione dell'Iraq si può prescindere in nessun caso dalla scarsità di petrolio. C'è infatti chi spiega l'invasione non tanto con la volontà degli USA di controllare direttamente i pozzi iracheni, quanto piuttosto con la decisione di Saddam Hussein di vendere il suo petrolio in euro piuttosto che in dollari, decisione che avrebbe minacciato il potere degli Stati Uniti, che traggono grandi vantaggi dall'uso forzato del dollaro nel mondo (per esempio possono stamparne in quantità sapendo che l'inflazione si scaricherà in gran parte sugli altri Paesi). E questa spiegazione, sicuramente, ci sta. Non si può trascurare però che la mossa di Saddam è tipica di chi è consapevole di avere in mano una risorsa sempre più scarsa a fronte di una domanda in continuo aumento: di chi cioè ha il classico coltello dalla parte del manico. E adesso altri Paesi produttori (soprattutto Iran, ma anche Venezuela) stanno pensando di fare la stessa cosa. E infatti altre guerre sono all'orizzonte.