A furia di ripetere che "non è una nuova Tangentopoli", lo scandalo Banditalia comincia a somigliare parecchio a Tangentopoli. E' vero che i nuovi rapinatori in guanti gialli e colletto bianco rubavano per sé e solo dopo, eventualmente, per i partiti. Ed è vero che i politici dovevano penare parecchio, per mettere da parte qualche euro. Ma, per il resto, quante analogie. Residenze private come la grotta di Alì Babà, vedi la casa-museo di Sergio Billè in via Ara Coeli: mobili del '700, anfore d'epoca, orologi antichi, lampadari di Murano, fauni danzanti, incisioni del Piranesi, tele del Cignaroli. Mancano solo i lingotti nel puff, come a casa di Duilio Poggiolini, il re della malasanità. In compenso, pare, ci sono giornalisti a libro-paga, come ai bei tempi della Montedison. Nel '92 fecero epoca il Parmigianino di un assessore regionale laziale del Lazio, in arte "Dieci per cento", e i 60 dipinti di gran pregio (Picasso, Modigliani, Guttuso, Morandi, De Chirico e Dalì) sequestrati nell'abitazione di Poggiolini, gentili omaggi delle case farmaceutiche. Fiorani, più prosaicamente, teneva un Canaletto nel caveau della Bpi. Un tocco di cultura che non sfiora nemmeno il mitico Chicco Gnutti: lui, a Brescia, ha un hangar con cento Ferrari dietro casa, ma si vanta di non possedere nemmeno un libro. Chapeau. E poi le mogli. Anche in questo giro vengono scrupolosamente rispettate le quote rosa. Nel '92 Laura Sala, moglie separata di Mario Chiesa, diede il via a tutto per una banale denuncia contro il marito che lesinava gli alimenti. Pierr De Maria in Poggiolini insultò i giornalisti uscendo da Poggioreale grazie al decreto Salvaladri. Bruna Cagliari rimpatriò i 9 miliardi accumulati dal marito Gabriele in Svizzera. E la consorte del giudice Diego Curtò, quasi omonima del pm che indagava su di lei(si chiamava Antonia Di Pietro) raccontò di aver gettato 400 mila franchi svizzeri in un cassonetto dell'immondizia. Oggi svetta la governatora Cristina Rosati in Fazio, "legionaria di Cristo". Ma anche Sabina Negri, la bionda lumbarda impalmata dal dentista Calderoli con rito celtico ("per conquistarmi, Roberto mi regalò una Rolls Royce, poi la affittò per i matrimoni degli altri…"): è lei la titolare del conto Bpl per il mutuo incriminato del marito. E poi i baci. Nel '93 teneva banco quello presunto di Riina ad Andreotti. Ora c'è quello telefonico di Fiorani a Fazio ("ti bacerei in fronte"). Un apostrofo rosa fra le parole "Opa" e "Antonveneta". Quel che è certo è che i furbetti sono degli inguaribili sentimentali: non contento dei baci via sms alla sposina Anna, Ricucci chiama "amore mio" il pm Eugenio Fusco. E l'altro pm, Francesco Greco, finge di aver nascosto una cimice nel gemello della camicia del furbetto; poi,quando quello abbocca, gli dà del "boccalone".
Ecco, il clima è più disteso. Nel '92 qualcuno si vergognava. Oggi non si vergogna più nessuno. Dalla tragedia alla pochade. Spunta persino un "Cinghialone". Che non è, per ovvi motivi, Bettino Craxi, così ribattezzato da Vittorio Feltri dodici anni fa. E' un altro, ancora da identificare: ne parla Giovanni Consorte al consocio Sacchetti la sera del 12 luglio, riferendo una confidenza del giudice Ciccio Castellano: "L'amico di Milano dice che sta per scoppiare un grosso casino per il cinghialone e il suo amico… I due sono messi male, l'obiettivo vero dovrebbe essere il cinghialone". Sarà Fazio (con l'amico capoispettore Francesco Frasca)? O Fiorani (con l'amico Gnutti). Mistero.
Sempre in tema ornitologico, ecco le talpe: un altro classico. Il giudice Castellano, con le presunte soffiate a Consorte? Il sottosegretario Giuseppe Valentino di An? Tutti negano, vedremo.
Nel '92-'93 Pannella riuniva all'alba il Parlamento degl'inquisiti, dicendo che era "il migliore mai visto" e tuonando contro chi voleva scioglierlo perché "delegittimato". Oggi si porta avanti col lavoro e chiede direttamente l'amnistia, che dodici anni fa, in un soprassalto di dignità, i deputati resero quasi impossibile portando la maggioranza richiesta dal 50 per cento ai due terzi. Del resto, nella Tangentopoli-1, molti partiti - Pds, Lega e An - manifestavano sotto il Tribunale di Milano a favore dei giudici. Oggi, per vari motivi, si tengono a debita distanza.
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