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Azouz Marzouk . Un destino mediatico.

di Carlo Gambescia - 03/12/2007

 

Un anno dopo la strage di Erba, Azouz Marzouk è finito di nuovo in carcere. I media si sono subito impadroniti delle intercettazioni alle origini del suo arresto, imponendo in tutta fretta lo stereotipo, più da cronaca rosa che da cronaca nera, del “bello e dannato”. Condannandolo, seduta stante, a subire l' ingrato destino mediatico, di chi viene regolarmente divorato dai meccanismi della macchina mediatica: quello di passare velocemente dagli altari alla polvere, per poi magari finire nel dimenticatoio.
In questo chiave, il suo arresto per spaccio, analogo a tanti altri “piccoli” arresti quotidiani, è stato trasformato in un evento, capace di catturare lettori e telespettatori, agitando come un panno rosso davanti al toro, il ricordo mediaticamente sublimato della strage di Erba. E opponendo allo stereotipo del “Padre Addolorato” quello del “Padre Indegno”, come lascia facilmente intuire la lettura dei giornali di ieri. Per non parlare dei media televisivi: dal Tg1 a Italia1… tanto per fare qualche nome.
All’epoca nella strage di Erba, come in altri casi del resto (si pensi a Cogne, ad esempio), un ruolo decisivo venne giocato dall'iniziale e massiccia presenza dei media, richiamata dal tragico coinvolgimento di un bambino, ucciso in modo efferato. Su questo elemento, che oggettivamente faceva “audience”, si mise subito in moto la macchina dell’informazione, innescando il consueto meccanismo competitivo-iterativo: dare la notizia prima degli altri, dare più dettagli capaci di suscitare interesse, e perciò di funzionare come moltiplicatore dell’ ”audience”, ripetendo le stesse operazioni informative di base (volte a “scavare” nella notizia sempre più a fondo). Grazie, si fa per dire, a un uso razionale (le tecniche informative) dell’ “energia motrice”, trasmessa alla “macchina” da un “evento” misterioso.
Quel che però va sottolineato, andando oltre la vicenda di Azouz Marzouk,” è un altro fatto fondamentale.
Una volta che la macchina informativa si è messa in moto resta difficile fermarla. E’ tuttavia possibile puntare i riflettori su altre notizie-evento, e quindi determinare uno spostamento di interesse, fino al punto di sostituire un argomento all’altro, ricorrendo alla giustificazione “circolare” del calo di audience (o di lettori). In tal senso restano esemplari certe vicende di corruzione politica, tra finanza ed economia, usate di volta in volta, con sapiente dosaggio, dai media di destra e sinistra, per coprire o scoprire le magagne dei rispettivi fronti politici.
Certo, la macchina informativa ha comunque una sua forza politica (come il Watergate insegna), o più genericamente una capacità “competitivo-iterativa” di scavare a fondo, soprattutto quando si tratta di cronaca nera. Va tuttavia ricordato che i giornalisti non sempre agiscono in modo neutrale. Stretti tra l’imperativo della macchina (“scavare” più degli altri colleghi) e gli imperativi editoriali (“scavare” fin dove la proprietà consente), spesso i giornalisti si trovano al centro di conflitti tra scelte politico-professionali individuali e necessità di non perdere il lavoro. E’ perciò comprensibile (ma non giustificabile) come in uno spazio morale così ridotto e conflittuale, il giornalista non sempre riesca a conservare il necessario equilibrio per svolgere con obiettività il suo lavoro.
Quanto all’obiettività nei riguardi dei lettori è difficile dire. Spesso, come mostra la maggior parte degli studi in argomento, i giornali, sono acquistati in base a precise abitudini culturali. Ma se in passato il lettore acquisiva un giornale che doveva riflettere e confermare le sue scelte ideologiche, oggi grazie alla diffusione collettiva, soprattutto mediatico-televisiva, di una facile cultura delle emozioni-mordi-e-fuggi, il giornale deve offrire solo una cultura dell’ intrattenimento. Dalla quale il lettore ormai si aspetta l'automatica trasformarzione in cornaca rosa di ogni evento di cronaca politica e/o nera.
In questo senso si è istituito un circolo vizioso tra una macchina informativa (includendo, ovviamente, anche i media televisivi) che deve scavare e intrattenere, pur tra i limiti di cui sopra, e un lettore e/o spettatore “medio” che vuole solo distrarsi…
E in questo contesto un Azouz, che mostra di non comportarsi da “Padre e Vedovo Inconsolabile” può diventare un ghiotto boccone. Ovviamente, fino a quando, i media non scopriranno un altro “caso interessante”, gettandolo alle oritiche, lui che ingenuamente si riteneva, stando alle intercettazioni, “intoccabile”.
E così via. Purtroppo.