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Il problema del clima

di fb - 03/12/2007

E' già arrivato da un pezzo la stagione del natale, perché il suo vero spirito che soffia e inspira i nostri pensieri, quest'anno ha deciso di anticipare la sua venuta.

clima_01.jpgMi riferisco agli scaffali molto illuminati che sono già sovvracarichi di ogni ben di dio, mi riferisco allo struscio dei fine settimana che si è gia ingrossato al punto da trasformarsi nella solita consistenza organica che si ferma a guardare le vetrine illuminate e che entra ed esce, vestendosi e spogliandosi, per visitare ed ammirare tutto ciò che è accatastato nei grandi negozi sovvrariscaldati.
Tutto questo per il pudore che ci assale dovendo parlare di consumismo, che non sarebbe appropriato qui su Greenplant.net, ma questa è la stagione. Non c'è nulla di più distante dal consumismo di noi, e alludo a voi, amici nostri lettori, ma siamo anche persone pratiche, viviamo qui e se un pregio dobbiamo proprio trovarlo, perché siamo comunque degli inguaribili ottimisti, io suggerisco di sfruttare l'occasione.

E quindi ecco la possibilità di acquistare qualche oggetto interessante, qualche pensiero utile a finanziare qualche iniziativa meritevole, c'è un fiorire d'iniziative e mercatini equi e solidali, dove il gesto può realmente assumere un valore etico. Anche se questo è un ambito molto scivoloso, perché sfruttando le astuzie del consumismo, in parte si finisce per diventarne parte, e nonostante la scorpacciata natalizia magari poi scopriamo di non essere riusciti a mettere in moto un meccanismo di mercato sufficientemente sostenibile. Ma siamo persone pragmatiche e quindi ben venga se il ricatto del pensiero natalizio ci permette di acquistare equo e solidale.

Vorrei cogliere l'occasione per ritornare sulle solite astuzie consumistiche grazie anche all'ultima clamorosa indagine del WWF sui marchi del cosiddetto "lusso" . L'associazione ambientalista ha preso i più grandi marchi della moda del lusso, ne ha valutato i bilanci in un' ottica di etica e sostenibilità ambientale, ha chiesto una valutazione alle più importanti associazioni non governative ed ha cercato di confrontare il tutto con quella percezione che il consumatore medio può avere di loro grazie anche alla stupenda abilità della macchina comunicativa che le stesse grandi compagnie hanno. Il risultato è strabiliante, perché se da una parte nessuna di queste aziende ne esce con un'immagine quanto meno sufficiente, dall'altra neanche il consumatore offre di sé un'immagine confortante. Un consumatore del lusso, che nella media ha un elevato tasso di scolarizzazione, che magari è anche abbastanza giovane e che nella vita privata fa attenzione a certe preoccupazioni, in termini di interessi senza dimenticare l'alimentazione, ma che quando si tratta di ostentazione di successo, finisce per essere un'inguaribile conformista. I simboli del successo sono sempre gli stessi così come non è cambiato il modo di farlo sapere agli altri. E questo conformismo da risultato sociale però è in contraddizione, o comunque non è al passo con i tempi, e per necessità e per coerenza. Non si tratta di un'analisi definitivamente negativa perché indica il preludio di una qualche importante trasformazione del gusto, una ridefinizione generale che potrebbe aprire interessanti prospettive. Perché il mondo, quello in cui viviamo è decisamente più avanti.

Dall'altra, rimanendo all'indagine del WWF, è agghiacciante scoprire come alcuni tra i marchi dell'abbigliamento più diffusi del mondo, quei nomi che vengono citati migliaia di volte al giorno da giornali e media, che fatturano milioni e milioni di euro l'anno, non si siano mai preoccupati dell'ambiente e dei temi sociali. E' il mercato che può correggere queste "storture", ma la cosiddetta domanda deve iniziare a rispecchiare più da vicino le aspirazioni e le pretese dei consumatori.

Ho sottolineato l'esigenza di una nuova "definizione", perché è necessaria per poter capire come vivere il nostro "presente", ma anche perché di questo si parlerà a partire dalla prossima settimana. Sta per aprirsi a Bali, Indonesia, in uno dei paradisi del nostro pianeta, l'appuntamento che sotto l'egida dell'ONU, farà incontrare scienziati e politici da tutto il mondo. Se per un anno non si è fatto che parlare di cambiamenti climatici, lo si è fatto anche nella prospettiva di questo incontro. Nel 2012 scadranno i termini naturali fissati dal Protocollo di Kyoto che, con le tantissime defezioni e questioni irrisolte, comunque ha rappresentato uno sforzo unitario delle nazioni del nostro pianeta nella direzione di risolvere un problema che riguarda tutti. Dopo i risultati del IPCC, cioè del gruppo di scienziati che ha analizzato lo stato della Terra, e che lo ha fatto in un modo tale da meritarsi un premio Nobel per la Pace, in ex equo con Al Gore, ci siamo accorti che la necessità di attrezzarsi per risolvere alcune questioni di interesse comune, è diventata prioritaria.
Nei prossimi giorni la speranza è che si "ridefinisca" il concetto di interesse, per adeguarci alle nuove sfide, e per avere un presente che assomigli sempre un po' di più al nostro domani.