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Chavez e Putin come difensori della democrazia sostanziale

di Carlo Gambescia - 04/12/2007

 

Le reazioni in Occidente, positive nel primo caso e negative nel secondo, alla sconfitta di Chavez e alla vittoria di Putin pongono un serio problema: quello di come intendere la democrazia.
Va però subito sgomberato il campo dall’uso strumentale o politico dell’idea di democrazia. Come ad esempio quando gli Stati Uniti definiscono democratici solo i regimi alleati. Non intendiamo qui affrontare l’argomento.
Quel che invece interessa sottolineare è la differenza tra democrazia formale e democrazia sostanziale, nonché il nesso tra queste due idee e il principio dell’ indipendenza da intromissioni esterne. Ad esempio, una Russia che approva a forte maggioranza la politica di Putin di indipendenza dall’Occidente, pur nel contesto dove la stampa è influenzata dal governo e la polizia spesso ha mano libera con gli oppositori di Putin è una democrazia? La sconfitta di Chavez, statista che aspira all’indipendenza dagli Stati Uniti, indica che il Venezuela è una democrazia o no?
Prima però è necessario chiarire, anche se rapidamente, la differenza che intercorre tra una democrazia formale e un democrazia sostanziale.
La democrazia formale si basa sul libero esercizio dei diritti di cittadinanza politica ed economica: i diritti dei singoli vengono prima di quelli della comunità. Di qui la necessità di libere elezioni e della massima autonomia del potere giudiziario da quello politico. Come pure il bisogno di un libera stampa e della massima libertà di iniziativa economica.
La democrazia sostanziale si fonda invece sul libero e indipendente sviluppo di una comunità nazionale: i diritti della comunità vengono prima di quelli dei singoli Il che spesso implica il sacrificio dei diritti di cittadinanza politica. Con tutto quel che segue in termini di restrizioni della libertà politica, economica e di stampa.
Dal punto di vista storico le due definizioni sono teoriche; per dirla con Weber, si tratta di idealtipi. E’ difficile infatti ritrovare nella storia dell’Occidente moderno le due forme di democrazia in tutta la loro purezza, dal momento che in genere la realtà storica è distinta, diciamo così, da un mix di democrazia formale e sostanziale. Si può però ritenere che la democrazia sostanziale, prevalga nelle fasi di crisi, durante le guerre, le invasioni, le emergenze economiche e sociali. Quando per ragioni legate allo sforzo di garantire la futura indipendenza politica, se non proprio la sopravvivenza, di una comunità nazionale, il potere politico deve procedere a una restrizione delle libertà fondamentali. Diciamo, che quel conta, in certe difficili circostanze è salvare la democrazia nella sua sostanza, per poi tornare a farla fiorire nelle sue forme, una volta superata la fase di crisi. Il che, in verità, non è sempre è facile. Tuttavia, è altrettanto vero che senza “indipendenza nazionale”, una democrazia rischia di trasformarsi in un vuoto rituale. Nelle mani di poteri esterni.
Diciamo allora che le democrazie putiniana e chaveziana sono democrazie sostanziali, legate alle emergenze storiche che quegli stati si trovano oggi a dover affrontare E soprattutto sono figlie della necessità di sottrarsi al dominio straniero. Soprattutto economico.
In questo senso, e concludiamo, i russi sembrano aver capito la gravità della posta in gioco, i venezuelani no.