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Black friday: muori, muori, muori

di Mark Morford - 05/12/2007

   

È questo il motivo per cui ci odiano? Per cui odiamo noi stessi? È per questo motivo che sembriamo non avere più nessuna reale idea su chi diavolo siamo, oppure su cosa significhi avere un'umana e intellettualmente profonda identità nazionale, e perciò felicemente lottiamo e combattiamo con determinazione per l'opportunità di ottenere un lettore DVD a 29 dollari e delle TV al plasma che non valgono niente ed un bancale di spatole fortemente scontate?

Più in generale: è questo il motivo per cui stiamo proprio ora soffrendo di questo sentimento generale di noia e disgusto e apatia nella cultura, il sentimento bisbetico che non abbiamo nessun centro e che Dio ci ha abbandonato e che perciò non possiamo semplicemente consumare abbastanza beni e tecnologia per tentare di riempire la lacuna? La risposta sembra piuttosto ovvia.

Io non so nemmeno cosa sia Kohl's. Immagino sia qualche tipo di grande magazzino di massa che non vale niente, come Best Buy o Target o T.J. Maxx o una strana amalgama di tutti questi e non importa affatto che venerdì scorso abbiano aperto alle 4 di mattina per il folle flusso del Black Friday [il venerdì dopo il Giorno del Ringraziamento, tipico giorno commercialmente molto frenetico. L'espressione viene dal fatto che in quel giorno i conti dei commercianti vanno sempre in nero, ndt], perché se c'è una cosa che si vuole fare quando il corpo è intontito e stanco e il cuore ed i sogni sono diventati vacanti e tristi, è cercare ciecamente convenienti venditori di crostate prima del calar del sole.

Wal-Mart aprì alle 5. Target aprì alle 6. Attraverso l'America, la ghiottoneria dominò. C'erano negozi che non avevano niente a che fare con la magnificenza o con la generosità festiva, negozi con nomi come Cabinetry and More o Rug Depot che ciononostante hanno aperto alle 6 o alle 7 di mattina di quello che è ora il malaugurato, alienato, giorno fatale, se non per nessuna altra ragione che trarre vantaggio dal fatto che c'erano così tanti corpi zombificati muniti di carta di credito che sciamavano in giro e sarebbe sciocco non prenderne vantaggio.

Alcuni dicono che il giorno di Natale cattura la vera natura dello spirito americano. Alcuni dicono che è la Pasqua. O il quattro di luglio. Hanno tutti torto. Il Black Friday è divenuto, al di là di ogni dubbio, l'espressione più gloriosa della vera idea americana, il luccicante leviatano capitalista al suo massimo violento ed orgasmico. Negalo a tuo pericolo.

Ogni anno ci sono nuovi strati, nuove falde dell'assurdo. Quest'anno i negozianti al dettaglio erano a quanto riferito adirati dal fatto che esistono alcuni blog completamente dedicati alle vendite del "Black Friday", e che quei blog stavano rivelando segrete informazioni insider su quali particolari articoli i vari negozi avevano ribassato per le supervendite, quegli articoli-esca sui quali i negozi subiscono volontariamente una perdita enorme per adescare acquirenti nella speranza che non prendano unicamente la casseruola elettrica col manico lungo da 8 dollari ma anche una costosa macchina fotografica digitale e che diavolo, una stufa nuova e un kit con trapano ed una automobile.

Il che mi ricorda una bella discussione che ho avuto sul petrolio durante una cena del Giorno del Ringraziamento. L'opinione del mio commensale era che, come i prezzi del petrolio e della benzina saliranno nel prossimo decennio negli Stati Uniti verso i quattro, cinque, 10 dollari a gallone, una delle prime cose a soffrirne saranno i grandi magazzini, i Wal-Mart e i Target e i loro marchi di promozione per il Black Friday, non soltanto perché i costi di trasporto saliranno alle stelle e sarà sempre più inattuabile per loro spedire le loro cose senza valore dalla Cina e poi distribuirle su strada fino ai singoli negozi.

No, lui suggerì che Wal-Mart ed i suoi rapaci confratelli cominceranno ad affievolirsi perché le persone nelle parti più rurali dell'America si rifiuteranno di pagare 10 o 15 dollari al gallone di combustibile per andare e tornare da un grande magazzino per comperare qualche cracker e lo shampoo e qualche chiodo. Invece, ritorneranno a far compere localmente, nei loro propri quartieri ed i centri dove i negozi sono più piccoli ed il proprietario del negozio di ferramenta li conosce personalmente. Potrebbero muovere il culo verso il Wal-Mart una volta al mese per un'escursione seria di acquisti, ma questo non sarà abbastanza per i grandi attori del mercato al fine di rimanere a lungo nel business. Ed ecco, il mondo migliorerà. Un pò.

Io non ne sono così sicuro. In primo luogo non sottovaluto la potenza di Wal-Mart ed altri di alterare dispettosamente il continuum spaziotemporale per il loro proprio beneficio, e trovare una soluzione riguardo il problema di trasporto, forse riducendo le paghe della loro forza-lavoro di azienda clandestina da otto centesimi per mese a quattro e legando enormi palette di stampanti a getto d'inchiostro senza valore e figurine di porcellana raffiguranti Gesù alle schiene di delfini ammaestrati e spedirli da Shangai. Loro sono proprio maligni.

Più importante, ho anche appena letto il disturbante articolo nel New Yorker riguardo il massiccio nuovo boom del petrolio, su come i titani del petrolio stanno ora fuggendo nel Canada per arrogarsi il diritto alla terra e costruire installazioni massicce per l'estrazione dagli enormi depositi di sabbia catramosa di un idrocarburo pesante chiamato bitume per convertirlo in petrolio greggio sintetico.

Non e' niente altro che una nuova, smisuratamente distruttiva tecnica di conversione del petrolio. Loro dicono che c'è abbastanza bitume mescolato con la sabbia che, se estratto e convertito su scala massiccia, garantirebbe petrolio sufficiente per le generazioni a venire. Fino a poco tempo fa il processo di estrazione era proibitivamente costoso. Non più. Finché il petrolio sta sopra i 100 dollari al barile e le persone pagano indefessamente 4 o 5 dollari per un gallone di benzina, bene questa tecnica nuova e brutale sarà insanamente davvero remunerativa.

Ci sono, come probabilmente immaginate, orribili contropartite a questo esalando, puzzolente, violento processo, non da ultimo la decimazione terrificante del panorama naturale e l'avvelenamento dei laghi circostanti e dei bacini di acqua e l'orrida asimmetria economica ed i reattori nucleari al momento proposti per alimentare le pazze operazioni, senza menzionare i livelli terrificanti delle emissioni di gas serra (molto più alti delle attuali raffinerie), l'utilizzazione massiccia di acqua, ed il fatto che, dovessero questi sistemi radicarsi profondamente, il grande petrolio continuerà ad avere una stretta mortale sulla linea politica degli Stati Uniti e sull'identità americana per i decenni a venire.

Queste miniere, queste nuove installazioni sono puri incubi ecologici. Quello che è peggio, nulla sta fermando il nuovo attacco. Li stanno costruendo il più velocemente possibile, senza limitazioni in vista. Bush sorride furbescamente. Il GOP [Comitato Nazionale Repubblicano, ndt] esulta. L'Iraq fa arrabbiare. Se il boom dovesse continuare, nemmeno la più liberale, ambientalmente consapevole amministrazione presidenziale del mondo sarebbe capace di fermarlo. Ci sono semplicemente troppi soldi da fare. E adesso, lontano dallo spostarsi dal petrolio e investigare combustibili alternativi e considerare seriamente il riscaldamento globale, il più potente ed assetato di sangue fra noi sta ancora correndo a piena velocità, nella peggiore delle direzioni possibili.

Questo era il mio contrappunto, che finche' non ci sara' un profondo mutamento nel modo in cui approcciamo il mondo, in come vediamo i beni che comperiamo, in come siano grezzi il Black Friday e lo stupro, inestricabilmente collegato, del Canada, non possiamo produrre grandi cambiamenti. Io amo il movimento dei verdi e il movimento del "non comperare niente" [riguardo al Black Friday, ndt] e il movimento dello Slow Food e tutto il resto, ma in confronto agli innumerevoli miliardi ancora da fare stuprando il pianeta per il petrolio, sono soltanto l'equivalente del tentare di innaffiare la foresta tropicale con un contagocce.

Era rimasta solamente una cosa da fare. Entrambi alzammo i nostri bicchieri di vino alla credenza che l'uomo è, nel cuore, una creatura profondamente benevola, e che un vero profondo cambiamento sta arrivando (non possiamo ancora vederlo ora), che noi come specie ci sveglieremo e vedremo libera la nostra via presto, se non prima. Sono piuttosto sicuro che finimmo la bottiglia.

La rubrica di Mark Morford (email) "Notes & Errata" esce ogni mercoledì e venerdì su SFGate e nella sezione Datebook del San Francisco Chronicle

Titolo originale: "Black Friday Die Die Die "

Fonte: http://www.sfgate.com
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28.11.07

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di BLUEWIND