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Chi tocca quei fili muore

di Paolo Emiliani - 06/12/2007

 

Chi tocca quei fili muore

La presenza di magistrati in Parlamento è stata molto scarsa nelle prime legislature del dopoguerra. Generalmente si trattava poi di giudici ormai a riposo per limiti di età (per esempio Azara e Pafundi), quasi tutti senatori. Fa eccezione Oscar Luigi Scalfaro, che però ha fatto il giudice per pochissimo tempo (quanto basta per emettere condanne “esemplari”); candidato nel 1948 alla Costituente e poi alla Camera è rimasto a Montecitorio fino alla sua elezione al Quirinale (con la automatica assicurazione successiva del laticlavio a vita).
Da un certo punto in poi sia la Dc sia soprattutto il Pci cominciarono ad infoltire le loro fila di toghe, ma non eravamo ancora arrivati al magistrato superstar, quello che diventa personaggio televisivo e costruisce così una brillante carriera politica, fenomeno raggiunto con Mani Pulite. C’è stata infine quasi una tracimazione dei magistrati nella politica, quando forse stanchi di applicare (ma spesso interpretare) leggi decisero che era meglio suggerirne alcune e censurarne altre.
Anche se spesso si è parlato di tensione tra mondo della politica e magistratura (una parte del mondo della politica e una parte della magistratura) in realtà sono state sempre rigorosamente rispettate le regole di un gioco nel quale forse i politici hanno perso un po’ di indipendenza e i magistrati un po’ di imparzialità, ma sempre rimanendo in quelle regole che prima di tutto dovevano garantire “il sistema”.
E’ successo però che un magistrato di Milano, il gip Clementina Forleo, ha continuato a fare il giudice senza curarsi del nome e della carica dei suoi indagati, andando avanti per la sua strada, quella che poi è “nel nome del popolo italiano”. Un esempio pericoloso per il sistema, che ovviamente ha reagito.
Ieri la prima commissione del Consiglio superiore della magistratura (Csm) ha aperto, e all’unanimità, la procedura di trasferimento d’ufficio per incompatibilità nei confronti del giudice Forleo.
La procedura di trasferimento è stata aperta per incompatibilità ambientale e funzionale. Questo significa che se al termine dell’istruttoria la commissione decreterà il trasferimento, Clementina Forleo dovrà non solo lasciare Milano ma non potrà più svolgere funzioni monocratiche, cioè potrà far parte soltanto di organi collegiali. In pratica non potrà influire più di tanto sulle indagini, sarà tenuta al guinzaglio e di fatto verrà completamente resa inoffensiva.
E’ invece slittata a giovedì la decisione su Luigi de Magistris. Anche nel caso del pm di Catanzaro la prima commissione del Csm dovrà valutare se è il caso di avviare la procedura di trasferimento d’ufficio per incompatibilità ambientale. Sul pm di Catanzaro, inoltre, pende la richiesta di trasferimento cautelare fatta dal ministro della Giustizia, Clemente Mastella (cioè un suo indagato), e sulla quale il 17 dicembre prossimo si pronuncerà la sezione disciplinare del Csm.
Clementina Forleo, e forse presto anche De Magistris, devono diventare due moniti per tutti i magistrati italiani: come disse una volta proprio la Forleo “chi tocca i fili muore”.