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Russia, un Paese sovrano

di Massimiliano Viviani - 06/12/2007

     

 

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"In Russia la democrazia ha perso e in Venezuela ha vinto". Questo il verdetto dei media occidentali. Chissà se sarebbe stato lo stesso se il socialista Chavez, inviso agli Usa, ora fosse presidente a vita... Magari sarebbero stati "scoperti" brogli anche lì.
Ma per l'intanto è Vladimir Putin a preoccupare l'establishment politico-economico d'Occidente: "Elezioni russe non conformi agli standard democratici", dice l'Osce. Fanno coro il governo Bush e, si capisce, i (pochi) oppositori interni di Putin.
Ora, ammettiamo pure che la Russia non sia un modello di democrazia, che la campagna elettorale sia stata pesantemente condizionata da uno Stato in mano alla dirigenza putiniana e che ci sia stato qualche broglio: Putin, in ogni caso, piaccia o non piaccia, ha stravinto, conquistando il 63% dei voti con la propria lista (Russia Unita), più un altro 11% con la fiancheggiatrice Russia Giusta. In tutto fanno il 72% delle preferenze, con una massa di votanti che è arrivata a più del 90% degli aventi diritto. Forse i russi desiderano una politica che sappia fare fronte agli squilibri causati proprio dalla globalizzazione occidentale, ovvero da un decennio - gli Anni Novanta - in cui Boris Eltsin diede la Russia in pasto ai siloviki, gli oligarchi che grazie alle privatizzazioni selvagge depredarono le ricchezze del Paese? Noi pensiamo di sì: i Russi hanno consacrato Putin come leader perchè credono nel primato dello Stato.
Certo, magari con le procedure corrette i liberisti del partito Yabloko avrebbero preso il 3% in luogo di un misero 1,6% che l'hanno tenuto fuori dalla Duma. Ma la sostanza sarebbe cambiata? O vogliamo credere che se i partiti filo-occidentali ottengono percentuali ridicole, non c'è altra spiegazione che la repressione di Stato? Diciamo piuttosto che i russi hanno sempre sentito l'esigenza di una guida forte, secondo una tradizione che rientra in pieno nella loro storia. Una storia che non ha mai - mai - conosciuto la democrazia per come la intendiamo noi. E con la quale, invece, i suoi araldi nostrani vorrebbero giudicare un Paese a essa alieno.
Oltretutto la Russia non è certo l'unica nazione in cui i meccanismi politico-elettorali hanno dei punti oscuri. Scommettiamo che se fossero fedeli esecutori degli Usa, molti osservatori avrebbero chiuso un occhio, e i media taciuto? In Turchia succedono cose assai peggiori senza troppi scandali. In Iraq nelle elezioni del 2005 sono state ravvisate forti irregolarità. Sulle stesse elezioni americane del 2000 ci sono sospetti altrettanto gravi (vi ricordare il conteggio elettronico che ha dato a Bush una vittoria sul filo del rasoio?).
La verità è un'altra: l'Occidente ha adottato una politica aggressiva quanto subdola anche verso la Russia. Gli Usa hanno in progetto di installare in Polonia e in Repubblica Ceca postazioni missilistiche (Scudo spaziale) adducendo motivazioni di difesa "stellari", e la Russia, giustamente dal suo punto di vista, la percepisce come una minaccia.
E ci sono delle ragioni a tutto ciò: Putin sta attuando un'operazione accentratrice sui più importanti apparati nazionali affinchè l'economia del Paese sia sotto il controllo diretto dello Stato. Il quale potrà, tra le altre cose, decidere le concessioni di petrolio e gas che tanto fanno gola alle compagnie staunitensi. La Russia è infatti uno dei pochi Paesi al mondo a portare avanti una politica economica che tenti di distanziarsi dal libero mercato globale, che avvantaggia le grandi compagnie occidentali con le quali i Paesi di recente capitalismo non possono competere.
Putin insomma non vorrebbe che alla Russia capiti quello che è successo nel '97 nel Sudest asiatico dopo la crisi finanziaria: il Fondo Monetario Internazionale concesse finanziamenti ai Paesi in crisi a patto che si aprissero al mercato mondiale e alle sue spire. Solo la Cina mantenne il controllo statale (e infatti i risultati si vedono).
E questo perchè l'ex Kgb Putin, a differenza di Eltsin, ha la sua base d'appoggio nei suoi vecchi colleghi dei servizi di sicurezza e non nelle élites economiche.
Tirando le somme. A noi non interessa difendere Putin e il suo sistema di governo in sè, quanto la sovranità del popolo russo. Che ha inequivocabilmente detto al mondo di appoggiare lo Zar del Duemila. Noi, l'Occidente interessato agli enormi profitti dell'energia e del mercato russo, non abbiamo il diritto di mettere in discussione la legittimità del suo potere. Perchè l'interesse del popolo russo è affare del popolo russo.