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Kabul come Baghdad

di Enrico Piovesana - 06/12/2007

Italiani al comando nella sempre più violenta capitale afgana
L'attentato di oggiChihulsutoon, periferia meridionale di Kabul. Nel traffico mattutino un pulmino bianco di fabbricazione cinese, carico di soldati afgani, viene affiancato da una piccola auto guidata da un kamikaze. L’esplosione, potentissima, riduce il pulmino a un rottame contorto e fumante. Otto militari rimangono uccisi assieme ad almeno altrettanti passanti, tra cui quattro bambini. Decine i feriti gravi.
Il giorno precedente, alla stessa ora, lungo la strada che collega l’aeroporto al centro di Kabul un’altra autobomba esplode al passaggio di un convoglio militare della Nato. Ventidue passanti, tutti civili, rimangono feriti, molti in maniera grave.
Pochi giorni prima, il 27 novembre, sempre nella capitale, un’autobomba salta in aria vicino a due blindati dell’esercito Usa, devastando una vicina abitazione privata: due civili rimangono uccisi, altri feriti.
 
Italiani fuori KabulLa guerra è ormai arrivata a Kabul. La capitale afgana è sempre più simile a quella irachena: gli attentati suicidi contro le forze straniere e governative sono ormai quasi quotidiani. Negli ultimi mesi questo fenomeno sta registrando una crescita esponenziale. La città è stata penetrata da decine di shahid pronti a farsi saltare in aria. E, quel che più preoccupa Usa e Nato, i guerriglieri talebani circondano ormai la capitale da tutti i lati. La guerriglia non solo è ormai attiva in tutte le province attorno a Kabul – Vardak, Parvan, Kapisa, Lowgar e Nangarhar – ma anche all’interno della stessa provincia capitale: i ribelli sono ormai sulle montagne e nelle vallate che si trovano solo venti, trenta chilometri a sud della città. Come Pagman o Musayi: zone regolarmente pattugliate dalle forze Isaf italiane, sempre più spesso oggetto di attacchi talebani come quello del 24 novembre, costato la vita al maresciallo Daniele Paladini.
 
Alpini della 'Taurinense'Rinforzi italiani per difendere la capitale. E’ in questo clima che domani l’Italia, già al comando del sempre più ‘caldo’ fronte occidentale con il generale di brigata Fauso Macor, prenderà sotto la sua responsabilità anche la città di Kabul e la sua provincia.
Il generale di brigata Federico Bonato assume il comando del ‘Regional Command Capital’, il che significa che per otto mesi l’Italia guiderà tutte le attività militari Nato nella zona e vi parteciperà in prima fila. In buona sostanza, da domani la sicurezza e la difesa di Kabul sono affar nostro. A tale scopo sono sbarcati in Afghanistan 250 uomini di rinforzo: non soldati qualunque, ma uomini della brigata Alpina ‘Taurinense’, specializzata per il combattimento in montagna.
Vista la situazione sopradescritta e i timori di un’offensiva talebana per la presa di Kabul in primavera, i nostri soldati potrebbero trovarsi nei prossimi mesi a fronteggiare una situazione ancora peggiore dell’attuale: evitare la caduta della capitale afgana in mano ai talebani.