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Aggregatevi a noi! Il locale contro il globale

di Pierluigi Paoletti - 07/12/2007

Quando si parla di economia, di numeri e si fanno vedere grafici, non sempre ci ricordiamo

che dietro a quei numeri ci sono persone con i loro drammi e con le loro storie personali. In

un report di ottobre (Il de profundis dell’agricoltura http://www.centrofondi.it/report/Report_Centrofondi_2007_ott_2.pdf )

denunciavamo lo stato delle imprese agricole sarde, con le loro aziende, case e terreni

all’asta per essere inadempienti con le banche nonostante in moltissimi casi avessero pagato

molto di più dei loro debiti originari e che sono lievitati per errori e malafede di banche e

funzionari pubblici http://it.youtube.com/watch?v=UyGAjF50ZJE .

I loro volti, la loro disperazione di vedere i loro sacrifici di una vita alla mercé di avvoltoi

speculatori, sono il termometro, tristissimo, di molte persone che di punto in bianco si

ritrovano a non poter far fronte ai debiti ingiusti.

I politici hanno parlato, promesso, ma non hanno mantenuto, le banche sono sorde e di

conseguenza la situazione si fa sempre più pesante e le aste non si fermano. Il caso di

Francesca Pinna http://scioperodellafame.blogspot.com/ è eclatante, ma non dobbiamo pensare che

sia solo un eccezione bensì la punta di un iceberg molto più grande fatto di gente perbene

che chiede solo di vivere con dignità, anche quella molto spesso negata e che la cronaca in

modo molto reticente a volte riporta http://www.repubblica.it/news/ired/ultimora/cronaca/rep_cronaca_n_2618205.html

mentre a volte viene resa nota solo grazie alla controinformazione

http://www.laltrasicilia.org/modules.php?name=News&file=article&sid=1136 .

Quello che emerge è che oggi i cambiamenti sono repentini, veloci e radicali, ieri campavi

magari benino, oggi no. Quale giustizia ha questo sistema che porta persone come

Francesca ad essere pronti a morire per far valere i propri diritti?

L’agricoltura è un esempio lampante di quello che è avvenuto e avviene in tanti altri settori

ad opera di un’azione deliberata e cosciente per mettere in ginocchio un paese

http://www.centrofondi.it/report/report_10_03_06.pdf .

Con la globalizzazione si va a cercare il posto dove si produce a meno, abbassando i prezzi

ma consentendo la moltiplicazione degli utili delle multinazionali e delle imprese che

delocalizzano. La lotta dei prezzi porta a ridurre all’osso i costi di produzione compresi i

costi del personale e degli investimenti con la conseguenza di far crollare la produzione

locale e aumentare l’importazione fino a dipendere quasi totalmente da essa (importiamo ad

esempio l’80% del fabbisogno di grano quando solo pochi anni fa eravamo tra i maggiori

esportatori).

Nello stesso momento la situazione dei debiti sta precipitando, come i nostri lettori sanno

benissimo, anche perché si inizia a sentire la potente rarefazione monetaria causata da una

diminuzione del credito. La cosa paradossale è che le banche centrali stanno finanziando le

banche che sono in crisi di liquidità per non farle fallire (Northernrock, Citigroup ecc.)

mentre le banche commerciali stanno riducendo progressivamente il credito erogato,

aumentando i tassi e chiedendo garanzie ulteriori.

In Inghilterra il credito è crollato da 640 miliardi di sterline a 249 miliardi e in America

Goldman Sachs prevede una diminuzione di 2.000 mld di $. Capite bene che in queste

condizioni di mercato e finanziarie le scelte sono obbligate, o si paga o si chiude!

Se riflettiamo bene aumentando o chiudendo l’accesso al credito, quindi al denaro che dalle

banche si prende solo indebitandosi, il sistema bancario decide quando e come far partire

riprese economiche o scatenare le crisi.

A questo punto chi ha in mano il mercato, qualunque esso sia, può a suo piacimento

aumentare i prezzi, come sta accadendo esattamente oggi ai prezzi dei generi alimentari e

decidere della sorte di migliaia di imprese e persone. La speculazione si impossessa del

mercato e inonda i paesi di merce di scarsa qualità, fa adottare OGM e altre piccolezze come

la tracciabilità del seme o tecniche di coltivazione intensiva ecc. La qualità infatti è solo un

optional costoso e poco remunerativo e quindi da abolire.

Se continuiamo a seguire questo meccanismo è inevitabile finire in un batter d’occhio sul

lastrico e ammalati per questo è necessario svincolarsi il più possibile dalla speculazione.

L’unico sistema possibile è quello di ricostruire il mercato locale che è fatto da imprese

produttrici, commercianti e consumatori, facendo capire a ciascuno di essi che le loro sorti

sono intrecciate le une con le altre. Naturalmente la sola spinta morale non sposta il

consumatore dalla grande distribuzione al produttore locale e allora è necessario agire sulla

molla della convenienza. Nel nostro sistema produttivo e distributivo ci sono ancora ampi

margini di riduzione dei prezzi accorciando le filiere.

Se ad esempio più imprese agricole si mettessero insieme per accorciare la filiera del pane

coprendo tutti i passaggi dalla produzione della materia prima fino alla vendita del prodotto

finito http://www.progettotau.org/presentation1/ilsaporedelcuore.html , il consumatore avrà un prodotto

artigianale di qualità e anche ad un prezzo inferiore a quello praticato dalla grande

distribuzione che invece offre un prodotto di scarsa qualità

http://www.centrofondi.it/articoli/pane_industriale.htm . La stessa cosa per tutti gli altri prodotti da forno e per

tutta l’ortofrutta. Pensate solamente che il prezzo del grano incide solo per un 3/5% sul pane

e in misura infinitesimale sui prodotti da forno come pizza, dolci e altro, mentre

nell’ortofrutta ci sono aumenti di prezzo dalla produzione alla vendita da 10 a 20 volte a

seconda del prodotto. Allo stesso tempo i produttori agricoli, con opportuni accordi con

ristoranti, pizzerie e piccola distribuzione, possono coprire il fabbisogno della comunità

locale, salvaguardando la qualità che a quel punto potrà essere verificata da chiunque in

qualsiasi momento visitando le aziende produttrici.

In questo modo nulla può più fare la speculazione per il semplice motivo che il potere e la

distribuzione della materia prima non è più concentrato nella mani di pochi affaristi, ma

nelle mani della stessa comunità che si autoalimenta conservando la ricchezza sul territorio.

La stessa cosa avviene per tutte le altre produzioni locali, artigianali ecc.

http://www.progettotau.org/presentation1/filiereinrete.html

I produttori possono concentrare gli spacci aziendali in supermercati locali in cui la spina

dorsale sarà sempre l’agroalimentare con pane, ristoro, ortofrutta e prodotti alimentari

trasformati artigianalmente. I supermercati avranno la funzione di agevolare il consumatore

che troverà in un solo luogo molte opportunità di acquisto oltre il parcheggio e quella di

smistare le merci alla piccola distribuzione locale dislocata nei centri storici.

Il collante e lo strumento per aumentare la convenienza è l’utilizzo del Buono Locale

www.progettotau.org che aumenta il potere di acquisto delle famiglie e rende ancor più

convenienti le produzioni locali. In più l’utilizzo del Buono consente alla ricchezza di non

lasciare il territorio che l’ha prodotta e di circolare e creare nuova ricchezza nella comunità.

Nel progetto che stiamo seguendo a livello nazionale, si sta cercando di replicare la stessa

struttura dei buoni in tutta Italia in modo che siano possibili interscambi delle eccedenze

produttive fra le varie realtà.

Noi mettiamo a disposizione, gratuitamente, la nostra esperienza accumulata in anni di

esperienza ed il nostro gruppo di lavoro spontaneo offre alle realtà locali professionalità non

comuni in ambito aziendale, imprenditoriale, finanziario, economico e giuridico. Marco

della Luna avvocato e scrittore (Euroschiavi e tanti altri), l’economista Nino Galloni ex

funzionario del ministero del tesoro e direttore generale del ministero del lavoro negli anni

’80, sono alcuni dei nomi più in vista che ci aiutano in questa impresa.

Attualmente ci sono decine di organizzazioni locali e centinaia di persone che stanno

lavorando alacremente e partiranno in maggioranza entro la primavera prossima perché

hanno capito che se non si prende in mano la situazione e ci si continua ad affidare ai

comitati di affari dei politici e ad organi sovranazionali e non eletti da nessuno

(commissione europea, banca mondiale, fondo monetario internazionale, organizzazione

mondiale del commercio ecc.), abbiamo la fine segnata.

Nel nostro piccolo non vogliamo ritrovarci ad assistere impotenti ai drammi di persone

come Francesca Pinna e tantissimi altri compagni di sventura senza poter dire di aver fatto

tutto il possibile per evitarlo.

Un saluto amaro, ma con tanta voglia di fare….

Aggregatevi a noi!

That’s all folks