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I borghesi lo odiano, perché ricorda che è il diavolo a scaldare i desideri

di Pietrangelo Buttafuoco - 07/12/2007

Con Padre Pio è il diavolo che torna prepotente sulla scena. Accanto alla santa Vergine rappresentata nel momento di schiacciare col piede la serpe c’è Padre Pio che prende per i capelli l’immondo.
Il diavolo c’è, è presenza, è fatto di carne e di parola e Padre Pio è l’unico che se lo prende per le corna costringendolo a mostrarsi agli uomini. Anche solo per smontare il più collaudato giochino di Satana, lasciar credere di non esistere. Il vero motivo per cui i benpensanti odiano Padre Pio è il diavolo. Con Padre Pio, infatti, è tornato il diavolo. Non è il pellegrinaggio a San Giovanni Rotondo che annoia gli editorialisti borghesi, non è il miracolo che mobilita gli scienziati stana-imbroglioni, non è la devozione della gente quella che accende i sorrisi di sufficienza degli acculturati ma, per l’appunto, il diavolo. Si sentono disturbati rispetto all’idea che hanno avuto del diavolo e non vogliono farsela spiegare dal santo che ogni volta glielo mostra
per quello che è, giusto per ricordare il destino che tocca ai dimentichi del Timore di Dio.
E quello del Timordidio è il più importante insegnamento della Dottrina (quella che con termine più eufemistico oggi viene definita Catechismo).
E il Maligno, insomma, esiste. Non è categoria della metafisica, non si definisce in contraddizione con il vago bene, non è un pagliaccio dell’inconscio, una metafora ad uso della clinica psichiatrica, no. Il diavolo
è il sì, è la spina dorsale che tiene in piedi il bipede quando questi non riesce a piegare il ginocchio nella preghiera, o la schiena nella prosternazione all’Altissimo. Il diavolo comanda le farfalline sul pancino, i formicolii del deretano, i lampi di genio del cervello, la macchina instancabile di volontà senza direzione. E il demonio che è anche un essere spirituale oltre che infido compagno della vita di ognuno, è – lo spiega
bene Antonio Socci nel suo “Il segreto di Padre Pio” – “una verità fondamentale della dottrina cristiana e forse uno dei tanti scopi di Padre Pio è anche quello di mostrarla a un’epoca (e un establishment clericale)
che lo nega o lo censura”.
Il diavolo ha un identikit preciso: è persona in giacca e cravatta, è ragionevole, è galantuomo di modi e pensa sempre bene. Il diavolo è morale, pratica l’etica, costruisce la pace, la democrazia, stampa i suoi giornali e convince la gente dabbene al progetto della giustizia universale. Il diavolo è, appunto, razionale, sovrintende alla distribuzione dei diritti e alla questua dei desideri concedendo sempre il meglio: nelle fiction per famiglie, negli spot della beneficenza, sulle promesse del mondo migliore perfino, dove le mamme sono comprensive e i figli – perché mai non dovrebbero? – fanno il rap frocio da Paolo Bonolis e contemporaneamente cantano l’Ave Maria in chiesa. E’ una gran vita quella di Satana, il suo è il migliore dei mondi possibili, ha il cielo stellato sopra di sé e la legge morale dentro di sé, consiglia all’uomo l’umanesimo, la più abietta delle truffe ideologiche consumata al cospetto dei Cieli. Ma è anche vittima il diavolo: è capro espiatorio. Nella tragedia lui è il becco che pretende il pedaggio del senso di colpa, è la sovversione cui tutti pagano pegno sull’altare della libertà, dell’arte e della poesia. E’ generoso verso i cristianucci e per ogni burrosa erezione concede uno scatto di glamour verso i più bui sprofondi del nulla. Della menzogna ne ha fatto l’unica religione vittoriosa nel mondo e l’ha vestita di verità: l’idea che il domani occidentale sia sempre meglio dello ieri spirituale. E’ l’idea che il Golgota sia stato solo un simbolico passaggio. Al diavolo piacciono molto i simboli, perfino l’Eucaristia per lui è simbolismo, una cena simbolica per intrattenersi sulla riflessione, niente di più. Alla fine della fiera il diavolo gode nel mostrarsi inadeguato all’orizzonte della modernità ed è per questo che non si fa fregare. La sua unica possibilità d’apparizione è burlesque, tipo quella della pubblicità del Campari: tentatore tra corroboranti e accoppiamenti. Ed è così che nell’infinita trama del disincanto il diavolo costruisce la perfezione della sua dissimulazione: suvvia, come può mai esserci un così grottesco aborto della teologia? E invece il diavolo c’è. Con Padre Pio, il santo, s’è preso a pugni subito. Quando Francesco Forgione era piccolo se lo ritrovava tra le pecore. Il diavolo svegliava la notte France’: gli disturbava la preghiera, e, una volta che il ragazzo era diventato uomo, al chiuso del convento, lo torturava al modo della tentazione con tanto di femmine in calore perché sapeva quanto danno il futuro padre cappuccino avrebbe fatto al suo disegno. E il disegno del diavolo non contempla il gioco a carte scoperte. Il diavolo si nasconde dietro il no, non ci sono, invece lui è il sì, eccomi.