La Cia ha distrutto i video degli interrogatori
di redazionale - 08/12/2007
La Cia ha ammesso di aver
distrutto due video con le immagini degli
interrogatori a presunti componenti di al
Qaida. E’ stato il direttore dell’Agenzia
d’intelligence, Michael Hayden, a diffondere
la notizia prima che fossero i reporter
del New York Times a farlo. Il caso ha
suscitato le polemiche della politica americana
e i sospetti delle associazioni umanitarie,
sempre critiche verso i metodi di
detenzioni usati dai servizi segreti. E ha
rinnovato una domanda che i network
dell’informazione cominciano a porre
con insistenza: l’America si può ancora fidare
della Cia?
Comincia tutto mercoledì sera, quando
il New York Times comunica ai vertici dell’Agenzia
l’intenzione di pubblicare un reportage
sulle pellicole
scomparse. I filmati sono
due e risalgono alla primavera
di cinque anni fa:
sono il documento video
degli interrogatori ad Abu
Zubaydah, considerato
collaboratore di Osama
bin Laden, finito tra le mani
dei servizi nel 2002, e a
un altro uomo rimasto senza
identità. Scene cruente,
dice la stampa americana, perché gli investigatori
avrebbero usato una pratica nota
con il nome di “waterboarding”: il sospetto
viene immobilizzato mentre qualcuno
gli versa acqua sul volto per simulare l’annegamento.
Hayden gioca d’anticipo, convoca
lo staff e rende pubblica la notizia attraverso
una nota che giovedì mattina finisce
tra la posta di tutti i suoi dipendenti.
La decisione di cancellare i video – dice
– è stata assunta “all’interno della Cia”
perché rappresentavano “un serio rischio
per la sicurezza” degli agenti coinvolti
nell’operazione. “Una fuga di notizie –
prosegue la nota – avrebbe portato all’identificazione
dei colleghi che hanno partecipato
al programma, esponendoli alle
vendette di al Qaida”. Neppure la fortuna
ha aiutato Hayden: per uno strano gioco
della sorte, lo stesso giorno il Congresso
ha chiesto di mettere al bando il “waterboarding”.