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Cambiamenti climatici e conflitti prossimi venturi

di redazionale - 11/12/2007

La lotta contro il cambiamento climatico sarà il tema principale della politica per la pace del ventunesimo secolo. E’ quanto emerge dal nuovo rapporto “World in Transition – Climate Change as a Security Risk “ presentato oggi dall’Unep a Bali che conclude che «se il problema del cambiamento climatico non è controllato, è suscettibile di aggravare vecchie tensioni e di scatenarne nuove in alcune parti del mondo che potrebbero precipitare nella violenza, il conflitto e la guerra».

Le zone a rischio accresciuto sono soprattutto il nord e il sud dell’Africa, ma anche la regione del Sahel ed il Mediterraneo. Gli altri punti caldi potenziali sono: Asia centrale, India, Pakistan. Bangladesh, Cina, alcune zone dei Carabi e del Golfo del Messico, le regioni andine ed amazzoniche.

Il rapporto, stilato da ricercatori tedeschi e svizzeri, chiede ai Paesi riuniti a Bali per la conferenza sui cambiamenti climatici di adottare riduzioni di CO2 profonde e decisive, come di sostenere l’adattamento o «la protezione contro il clima». Altrimenti i cambiamenti climatici e gli eventi estremi, come l’impatto della fusione dei ghiacci, la siccità nei grandi sistemi forestali e la crescita dei rifugiati climatici, rischia di oltrepassare la capacità di governarli in numerosi Paesi.

Il rapporto suggerisce quattro «Costellazioni di conflitti causati dal clima»: degrado delle acque dolci; declino della produzione alimentare; aumento di tempeste e inondazioni; migrazioni per cause ambientali.

Il rapporto definisce anche la nozione di Stati e società vulnerabili: «Quelli che sono suscettibili di essere in transizione politica e che sono ad un livello basso di attività economica, sovente con una grande popolazione o forte densità di popolazione».

Per il nord Africa i rischi vengono dalla crisi politica e dalla pressione migratoria che si intensificheranno in seguito alla crescente interazione tra siccità penuria d’acqua, forte crescita demografica, abbassamento del potenziale agricolo e bassa capacità politica di risolvere i problemi.

Nel Paesi del Sahel il cambiamento climatico causerà stress ambientali e crisi sociali supplementari per colpa di siccità cattivi raccolti, mancanza d’acqua, in una regione con Stati deboli come la Somalia e il Ciad, dove sono in corso guerre civili (Sudan, Niger) grandi movimenti di rifugiati (Sudan e Somalia).

In Africa australe I cambiamenti climatici potranno indebolire sensibilmente il potenziale economico, di alcuni dei Paesi più poveri del mondo ed aggravare le condizioni di salute e sicurezza umana ben oltre le capacità di reazione degli Stati della regione.

In Asia centrale, il riscaldamento ed il rapido ritirarsi dei ghiacciai esacerberanno i problemi per acqua, agricoltura e distribuzione delle risorse in un’area già in crisi politica e sociale, con una guerra civile in corso in Tagikistan e conflitti per l’accesso all’acqua ed alle risorse energetiche.

In India, Pakistan e Bangladesh il rischio viene dallo scioglimenti dei ghiacciai dell’Himalaya che netterà in pericolo l’approvvigionamento idrico di milioni di persone, mentre il mutamento dei monsoni annuali avrà una incidenza sull’agricoltura e sull’innalzamento dei livelli del mare e I cicloni minacceranno sempre di più il popoloso golfo del Bengala. Una dinamica che aumenterà i potenziali rischi di conflitto in una regione che già vede scontri armati alla frontiera indo-pakistana, caratterizzata da governi instabili ed autoritari (Bangladesh e Pakistan) e dall’integralismo islamico dilagante.

In Cina il cambiamento climatico intensificherà gli stress ambientali già in atto, causando un aumento delle ondate di calore e siccità che aggraveranno la penuria d’acqua e la siccità in vaste aree del Paese. Le coste est della Cina saranno sempre più minacciate dall’innalzamento dei mari, con forti impatti su popolazione ed economia. Le capacità di governare I fenomeni potrebbero richiedere più risorse di quanto permetta la pur rapidissima crescita economica e la modernizzazione, con crisi ambientali e sociali di difficile soluzione anche per un regime dittatoriale.

Nei Caraibi e nel Golfo del Messico la maggior frequenza e intensità degli uragani potrebbe superare le capacità economiche e politiche della regione, soprattutto in America centrale.

Nelle Ande l’arretramento dei ghiacciai aggraverà i problemi dell’acqua, anche in Amazonia dove la diminuzione e l’impoverimento della foresta pluviale, potrebbe modificare radicalmente l’ambiente naturale dell’intero sud america, con incalcolabili conseguenza economiche e sociali.