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Un cane felice, un veterinario confuso

di Massimo Mazzucco - 11/12/2007

Tempo fa pubblicai su questo sito (*) la storia del mio cane di 16 anni, che ero riuscito a salvare dal cancro con la cartilagine di squalo.

Lo scorso giugno ricevetti una email da una ragazza – la chiameremo Silvia – che aveva letto quella storia e voleva saperne di più, visto che si trovava in condizioni simili alle mie. Alla sua cagnolina Dana era stato diagnosticato un tumore al fegato, con una prognosi di poche settimane di vita al massimo. Silvia era disperata, e non voleva rassegnarsi all’idea di veder morire il suo cane che, pur avendo 10 anni, fino a quel momento era stato in ottima salute, e non aveva ancora iniziato a mostrare segni di vecchiaia.

Dopo aver messo in chiaro che non sono medico, e che parlo solo per esperienza empirica, raccontai a Silvia tutto quello che sapevo, consigliandole lo stesso trattamento che aveva salvato il mio cane (dopo una diagnosi di carcinoma al fegato, con una prognosi di tre-quattro settimane al massimo di vita, la curai con la cartilagine, e visse ancora per oltre due anni, morendo poi di cuore, non di cancro).

Ricordo che Silvia non era del tutto convinta, ma io non insistetti più di tanto. Sentivo che il mio dovere era di informarla e basta, il resto stava a lei. Le suggerii soltanto, nel caso avesse optato per la cartilagine, di non dire nulla al suo veterinario: non solo non l’avrebbe presa sul serio, ma rischiava pure di venire derisa inutilmente. Ci salutammo, e non ne seppi più nulla.

Pochi giorni fa ho ricevuto una e-mail che sorrideva ancora prima di essere aperta:

Caro Massimo, sono Silvia, la proprietaria del cane che non avrebbe dovuto esserci più …

... e con cui hai scambiato alcune email in giugno. Volevo ringraziarti per i consigli e il supporto che mi hai dato, spero ti faccia piacere sapere che tutto è andato “bene” rispetto a quanto previsto. [...] Dana ora sta molto meglio corre mangia sembra ringiovanita (ha 10 anni). Il veterinario dice che siamo stati fortunati….

Sarà, ma penso che la mia fortuna sia stata anche quella di aver letto la tua testimonianza. E di averci creduto.

Grazie ancora!

Un caro saluto

Silvia


Ho scritto subito a Silvia, chiedendole di parlare al telefono, perchè volevo conoscere meglio i dettagli della vicenda. Questo è quanto mi ha raccontato:

Il primo veterinario che ha visto Dana ha diagnosticato il tumore al fegato da soli esami del sangue, che davano i valori tipici di un carcinoma in atto in quella parte del corpo. Le disse che purtroppo doveva rassegnarsi, perchè Dana non avrebbe vissuto per molto. Dopodichè le diede una ricetta per degli antidepressivi.

“Degli antidepressivi? - ho chiesto io stupito – Ma per te, o per il cane?”

“Per il cane”, mi ha risposto Silvia.

“Ma perchè, scusa, il cane sa di avere un tumore?”

“No, ovviamente. Poi infatti è risultato che quella ricetta era per un prodotto assolutamente inutile...”

“Allora era comunque per te – ho detto io – Le pillole le pigliava il cane, ma l’effetto placebo era mirato tutto al padrone.”

“Boh - mi ha risposto Silvia - Io ho avuto la sensazione che mi abbia prescritto la prima cosa che gli è venuta in mente.”

Fu a quel punto che Silvia decise di cambiare veterinario.

Oltre agli esami del sangue, il secondo veterinario fece fare al cane anche una ecografia. Ma, nonostante i valori riportassero gli stessi indicatori del carcinoma al fegato, dall’ecografia i dottori non riuscivano a individuare il tumore. Vedevano invece una macchia scura, accanto al fegato, e dopo essersi consultati a lungo decisero che doveva trattarsi sì di un tumore, ma alla milza.

“A quanto pare lei è stata fortunata – dissero a Silvia – Se fosse davvero la milza, come sembra, possiamo asportarla senza che il suo cane debba morire. Però sia chiaro, finchè non la apriamo non possiamo dire niente di sicuro”.

Silvia decise di far operare Dana.

Dopo l’operazione, il veterinario si presentò da lei con una espressione ancora più allibita.

“Il cane sta bene – disse – solo che non riusciamo a capire cosa avesse”.

A Silvia fu mostrata la parte che avevano rimosso durante l’operazione. Era una specie di “palla”, del diametro di 18 cm., avvolta da una specie di involucro scuro, che risultava attaccata al fegato solo per un lembo di carne.

“Probabilmente è una palla di grasso - commentò il veterinario - Comunque faremo un esame, per capire meglio”.

Silvia si portò a casa il suo cane, e poi rimase in attesa del referto, che però non arrivava mai. Telefonava ogni giorno, ma le dicevano sempre “ancora niente, riprovi domani”. Dopo una settimana Silvia decise di andare di persona dal veterinario. Questi le disse che stavano facendo rifare il test per l’ennesima volta, perchè non si riusciva a capire bene che cose fosse la materia rimossa dal corpo di Dana.

Avevo dimenticato di dire che prima di andare da questo secondo veterinario Silvia aveva somministrato a Dana potenti dosi di cartilagine di squalo, per una decina di giorni.

E’ quindi probabile, date le note qualità antioangiogeniche della cartilagine, che la famosa “palla” trovata accanto al fegato – quella che nell’ecografia era sembrata la milza - fosse in realtà il tumore stesso, che nel frattempo la cartilagine aveva avvolto e soffocato, trasformandolo probabilmente in una massa anomala che i dottori non riuscivano a riconoscere.

Ricordo una scena simile quando il mio veterinario volle fare una lastra al fegato del cane “che doveva essere morto due anni prima”, e si ritrovò di fronte ad alcune macchie scure che non riusciva ad interpretare. Sembravano avvolte da una specie di velo, e io già al tempo avevo dedotto che si trattasse delle varie metastasi che la cartilagine aveva avvolto e soffocato.

Naturalmente, queste mie deduzioni non hanno base scientifica, ma di fatto, come ho detto, il mio cane era tranquillamente sopravvissuto al cancro “terminale”, e oggi Dana salta e gioca come se fosse un cucciolo di un anno.

Non dovrebbe essere a questo punto la medicina ufficiale, e non il cittadino, a dare una “base scientifica” a questi fatti? (Invece... **)


Massimo Mazzucco


* Chi ha il cancro non puo' aspettare. Vedi paragrafo ”Una piccola testimonianza” (circa a metà articolo), per la vicenda del mio cane.

** Lo scippo farmaceuticoMentre la medicina ufficiale continua sdegnosamente a negare una qualunque validità della cartilagine di squalo nella cura per il cancro, zitta zitta cerca di copiarne il segreto in laboratorio, per poi naturalmente brevettarlo.

VEDI ANCHE: Storia di un'infermiera qualunque, la vicenda di Renè Caisse e della sua bevanda miracolosa, l’Essiac, uno dei più diffusi rimedi antitumorali a base di semplici erbe combinate.