La colpa del governo, di questo governo, non è quella di non voler trattare sulle richieste della “piattaforma programmatica” della categoria degli autotrasportatori, peraltro in larga parte condivisibili, mentre si trova tra l’incudine dei disagi provocati nella rete distributiva di merci primarie (dalla benzina agli alimentari) e il martello dei blocchi stradali più o meno selvaggi e violenti: personalmente, a questo punto, con molta probabilità farei lo stesso...

La colpa del governo, di questo governo, è di non aver previsto ed evitato uno sciopero che già da febbraio, quando dovevano essere applicate misure in favore del settore (e non lo furono perché in larga parte già concordate fra le organizzazioni di categoria e il precedente governo di centrodestra) era nella eventualità delle cose...

In mezzo, tra febbraio ed oggi, ci sono dieci mesi di miopia economica politica e sociale, nel migliore dei casi; di inerzia e disinteresse, nel peggiore.

È a questo governo che va imputata la responsabilità di aver messo “l’Italia in ginocchio”, non agli autotrasportatori che, alla fine, come era nella logica, hanno praticato l’unica via capace di mettere in rilievo e all’ordine del giorno il problema: lo sciopero...

E che si trattasse di un problema che non poteva e non doveva essere eluso è di una evidenza, ormai e purtroppo, devastante...

Perché lo sciopero proprio adesso, a Dicembre? Forse anche perché le festività alle porte aggravano la situazione ma, soprattutto, perché a Dicembre si vara la Finanziaria. E nella bozza in approvazione al Parlamento, ancora una volta, il problema non viene né affrontato né, tanto meno, risolto.

Per cosa protestano gli autotrasportatori? Pochi ma fondamentali punti: costo del gasolio, delle tariffe assicurative e dei pedaggi autostradali troppo elevati; tasso di abusivismo abnorme; concorrenza di camionisti stranieri a salari inferiori alla norma.

E cosa chiedono? Stipula del contratto; tracciabilità della "filiera" del trasporto (dal committente al trasportatore finale, tutti devono essere individuabili); fissazione dei costi minimi del servizio di autotrasporto; maggiori controlli sull'utilizzo di mano d'opera, comunitaria o extracomunitaria, non regolare; disciplina del cabotaggio per evitare la concorrenza sleale; uno stanziamento di 575 milioni di euro destinati a contenere i costi di esercizio (gasolio, pedaggi, polizze assicurative), diventati insopportabili per le imprese.

Di fronte a queste richieste, si può far tutto: discutere, trattare, scaglionare i provvedimenti attuativi... Solo una cosa non si può: far finta che il problema non esista e provocare danni, economici e sociali, che per tutti - economisti, opinionisti, ministri - risultano “incalcolabili”...


miro renzaglia