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Blocco dei TIR: chi acquista ecologico ha meno problemi.

di redazionale - 12/12/2007

 

In queste ore di allarme per il blocco dei TIR c'è anche chi se la ride osservando il mondo delle merci in fibrillazione. Sono quelli che hanno scelto di acquistare latte crudo alla spina, alimentari da filiera corta attraverso i Gruppi d'Acquisto, quelli che autoproducono il più possibile (pane, yogurt, marmellate, biscottti, conserve) per sottrarsi all'invadenza di merci spesso inutili e dannose. Sono quelli che hanno scelto di fare a meno dei surgelati preferendo prodotti freschi acquistati direttamente dal contadino. Sono quelli che bevono l'acqua del rubinetto evitando di far circolare TIR carichi di acqua della Campania in viaggio per Milano o di acqua di Sondrio spedita a Palermo.
Ma sono anche quelli che, vivendo nelle grandi città, hanno "appeso l'auto al Kyoto" e vanno in bici spostandosi in molti casi ad una velocità maggiore (niente code e niente giri a vuoto per parcheggiare). Sono gli stessi che se la benzina aumenta di prezzo o manca del tutto, poco gli cala.
Si tratta di quella minoranza di italiani che è riuscita a coniugare la scelta ecologica con una migliore qualità della vita e che in queste ore vede ulteriormente premiato il suo stile di vita.

Gran parte delle merci, soprattutto alimentari, che viaggia sui TIR potrebbe essere reperita a pochi chilometri da casa, evitando traffico ed emissioni inquinanti. Altre merci, come l'acqua minerale in bottiglia, potrebbero essere del tutto eliminate o quantomeno ridotte drasticamente.
A questo punto, gran parte del trasporto di merci su gomma potrebbe essere spostato su rotaia e basterebbe creare punti di interscambio con veicoli a basse emissioni che si occupano dell' "ultimo miglio". Gli ecologisti lo dicono da tempo e le buone pratiche non mancano. A Ferrara esiste da anni un sistema di interscambio per le consegne capillari in città fatte con veicoli elettrici o a metano.

Anche la mobilità delle persone andrebbe ripensata riducendo drasticamente il consumo di benzina e gasolio. Ed anche qui le buone pratiche non mancano: telelavoro, mezzi pubblici che funzionano a biogas, car sharing, car pooling, piste ciclabili.

Sarebbe utile approfittare di questa crisi dell'autotrasporto per affrontare una volta per tutte i limiti del modello di produzione e consumo che caratterizza tutti i paesi occidentali. Un modello che sta distruggendo l'ambiente sia a livello globale che a livello locale, ma anche un modello che ha devastanti risvolti sociali: gran parte delle merci trasportate viene prodotta da manodopera estera a basso costo in stabilimenti di imprese che hanno delocalizzato la produzione creando sfruttamento, inquinamento a livello globale e disoccupazione in Italia.

Bisogna riscoprire la dimensione locale affrancandosi dalla globalizzazione dei mercati, ridurre e riqualificare i consumi liberandosi dalla schiavitù delle merci e del turboconsumismo. In definitiva occorre pensare al benessere delle persone come qualcosa che non necessariamente è legata ai consumi e agli aspetti più materiali della vita.

Intanto, l'invito di Fare Verde è quello di approfittarne per cambiare da subito il proprio stile di vita: meno merci inquinanti e inique, più beni ecologici.