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Florenskij segreto: un matematico al servizio di Dio

di Armando Torno - 12/12/2007

 

La notte dell' 8 dicembre 1937, in un bosco nei pressi di Leningrado (ora San Pietroburgo), un plotone di esecuzione scarica i colpi contro un prete ortodosso che da pochi giorni era stato incluso nel «dossier dei controrivoluzionari». Il suo corpo non verrà più trovato, sepolto con altri in una fossa comune. La famiglia non conoscerà, sino al tempo della perestrojka, la data esatta della sua morte. Alcune fonti depistanti dei servizi la faranno risalire al 1943. Eppure quel sacerdote, che nel 1933 era stato condannato a 10 anni di lavori forzati con l' imposizione di proseguire nell' attività scientifica, era stimatissimo: anche durante i giorni del comunismo aveva incarichi, tra i quali uno alla grande Enciclopedia Tecnica (curerà 127 voci). Consacrato nel 1911, alla vigilia della rivoluzione si poteva considerare, nonostante fosse del 1882, uno degli intellettuali di spicco della Russia, tanto che si progettava l' edizione delle sue opere in 19 volumi. Il suo nome? Pavel Aleksandrovic Florenskij. Che cosa studiava? La risposta può essere soltanto un elenco: fisica, matematica, filosofia, epistemologia, teorie dell' arte e del linguaggio, semiologia, materie di ingegneria elettronica, ovviamente teologia. In Italia si conosce nel 1925. In un libro di Boris Jakovenko, Filosofi russi, pubblicato dalle Edizioni della Voce in quell' anno, si ricorda che la sua opera La colonna e il fondamento della verità del 1914 è una sorta di itinerario speculativo-religioso degno «di essere messo accanto alle Confessioni di Sant' Agostino». Il giudizio rimarrà inalterato anche nel 1974, allorché Elemire Zolla scriverà la prefazione alla traduzione italiana, la prima in una lingua occidentale, che vedeva la luce nella collana di testi tradizionali della Rusconi, voluta da Alfredo Cattabiani. Da allora Florenskij è stato continuamente pubblicato e studiato, anche in tempi come i nostri, fatti da lumi di luna e da intellettuali dediti al solo gossip. Ora la Bollati Boringhieri pubblica di lui una raccolta che mancava, consacrata agli scritti di filosofia della scienza: Il simbolo e la forma. Curata da Alexandre Gorelov e Natalino Valentini, è preceduta da un attento e documentato saggio di quest' ultimo, che si conclude con un profilo biografico e un' utile bibliografia. In esso, tra l' altro, si evidenziano i motivi che rendono, nel sistema florenskiano, la matematica protagonista della nuova visione del mondo e le contaminazioni che essa porterà nei campi del sapere. Il russo ne utilizza metodo, tecniche e simbologie mentre continua le sue ricerche mistiche, non trovando tra le due dimensioni quello iato che l' idealismo italiota d' inizio ' 900 considerava una sorta di linea del Piave della cultura. Florenskij intuisce che senza la matematica sarebbe stato impossibile comprendere le future concezioni della realtà: nel saggio I numeri pitagorici (presente in questa raccolta), notò che era in atto un rivolgimento «senza uguali nella storia del pensiero umano». Oggi sappiamo che aveva visto giusto, così come nello scritto La proiezione degli organi, sviluppando un' idea già presente nei Saggi dell' americano Ralph W. Emerson. Florenskij coglie un legame profondo tra il corpo e gli attrezzi usati dall' uomo, sorta di nesso tra interno organico ed esterno tecnico: nel 1922 anticipa i giorni delle bio-tecnologie. Ma non è soltanto questa intuizione che stupisce delle sue ricerche. Ci lascia, tra l' altro, un fascinoso saggio dal titolo I simboli dell' infinito, dedicato alle idee di Georg Cantor, il tedesco (scomparso nel 1918) autore di pagine magistrali sui fondamenti dell' analisi matematica, colui che diede vita alla teoria dei numeri cardinali e ordinali transfiniti. Florenskij, mentre discute concetti logici e matematici, mostra concretamente i momenti della storia della filosofia dove si possono cogliere sotto scritture diverse tali problematiche. Sappiamo così che «l' idea dell' infinito attuale è espressa in modo assai chiaro dall' autore del libro La gerarchia celeste, attribuito a Dionigi l' Aeropagita» e che Cantor «punta oltre ogni tradizione verso l' incognito, verso il vuoto del pensiero puro» e mira «a creare un tempio, a creare i simboli per l' infinito». Nel percorso Florenskij - che si era laureato in matematica nel 1904 con una tesi sul principio di discontinuità applicato alle rette - richiama Origene, le leggi di Manu, Tommaso d' Aquino, Pascal, inni chassidici, filosofi greci, mistici russi e troppi altri autori che è impossibile qui ricordare. Come pochi altri egli ha percorso il ponte che collega gli infiniti del cuore e della ragione e che rende possibile a mistici, matematici e a qualche anima isolata quel dialogo ininterrotto con la realtà e con Dio.L' autore Il pensatore Pavel A. Florenskij è nato a Evlach il 9 gennaio 1882 ed è morto a Leningrado l' 8 dicembre 1937. Le opere «La colonna e il fondamento della verità» (Rusconi) , «Lo spazio e il tempo nell' arte» (Adelphi), «Non dimenticatemi» (Mondadori) *** PAVEL A. FLORENSKIJ Il simbolo e la forma BOLLATI BORINGHIERI PP. 396, 39