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La Forleo non ha capito le furbizie della politica

di Ostellino Piero - 12/12/2007

 

L' esuberante Clementina Forleo a me pare la (sprovveduta) comparsa di una farsa all' italiana i cui principali protagonisti sono: l' establishment finanziario con le sue propaggini politiche e mediatiche; la sinistra ex-Pci-Ds e le sue appendici economiche; l' ordine giudiziario. Atto primo: poiché il vero potere è, in Italia, quello delle banche, i Democratici di sinistra, attraverso la scalata di Unipol alla Banca nazionale del lavoro, contano di entrare nel «salotto buono» della finanza nazionale, dove già ci sono gli «amici» delle altre forze politiche. «Allora, abbiamo una banca» (Fassino) o «facci sognare» (D' Alema) - dalle intercettazioni telefoniche in mano alla magistratura - sono espressioni che rivelano sia uno storico complesso di inferiorità sia un malcelato desiderio di rivincita. Ma non prefigurano ancora un reato. Atto secondo: l' establishment economico e finanziario reagisce alla scalata Unipol, difendendo, come è naturale, il proprio orticello e mettendo in campo le armi, anche parlamentari, di cui dispone. Parte il massacro politico e mediatico dei Ds, accusati di confondere politica e affari, e la delegittimazione di Unipol, grazie anche a certe opacità dei suoi massimi dirigenti. Atto terzo: la Forleo chiede l' autorizzazione al Parlamento per utilizzare le intercettazioni di Fassino, D' Alema, Latorre: «A parere di questa autorità giudiziaria sarà il placet del Parlamento a rendere possibile la procedibilità penale nei confronti dei sui membri, i quali, all' evidenza, appaiono non passivi percettori di informazioni pur penalmente rilevanti, ma consapevoli complici di un disegno criminoso». Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, dice al Consiglio superiore della magistratura di cui è a capo: «Rinnovo il richiamo a non inserire in atti processuali valutazioni e riferimenti non pertinenti e chiaramente eccedenti rispetto alla finalità dei provvedimenti». Per il Pg della Cassazione, l' ordinanza della Forleo è «abnorme»; opinione non condivisa, fra gli altri giuristi, dal professor Franco Cordero per il quale «l' atto configura una denuncia obbligatoria». Insomma, non si vede come la Forleo - che commette però la dabbenaggine di andare in Tv - avrebbe potuto motivare altrimenti la sua richiesta. Infine, il Consiglio superiore avvia una pratica per il suo trasferimento. L' ordine giudiziario è, da noi, un potere autoreferenziale che interagisce con gli altri poteri, non solo quelli istituzionali (Parlamento e governo), ma anche quelli sociali (economico, sindacale, mediatico), secondo logiche di potere. Auctoritas, non veritas, facit legem, diceva già Hobbes 500 anni fa. Tutte le sue azioni, dalle inchieste dei Pubblici ministeri alle delibere della Cassazione, dalle dichiarazioni dell' Associazione nazionale dei magistrati agli atti del Consiglio superiore, hanno questa natura. Il caso Ds-Unipol-Forleo non fa eccezione. Andava affrontato con tutte le cautele, le furbizie e le opportune ambiguità della politica. La Forleo non l' ha capito. Così - quale sia il giudizio su di essa - ne è stata triturata.