Una donna sta partorendo. Un bambino sta nascendo. Chi in una sala parto di un grande ospedale, chi nell’intimità della propria casa, chi in una sala operatoria, chi in una vasca piena di acqua calda. A volte è il bambino che spinge, che si fa spazio e la mamma lo asseconda, si rilassa e si fa semplicemente attraversare. Altre volte è un vero e proprio lavoro a due: bambino e mamma lavorano insieme. Qualche bambino, mentre nasce, percepisce intorno a sé un silenzio rispettoso, qualche altro un coro che incita sua madre: «Spinga, signora, spinga!». Forse troppo spesso, qualche bambino viene tirato fuori dal chirurgo. Ma alla fine il miracolo si compie e il bambino è fra noi! Che cosa succede dopo? A lui, a sua madre, a suo padre? Con questo scritto, attraverso le parole delle donne e degli uomini che hanno vissuto questa esperienza, vogliamo esplorare questi momenti unici, indimenticabili, che entreranno per sempre nella storia di quegli individui e di quella famiglia.
C’è un prima e c’è un dopo Il parto per una donna è trasformazione, è apertura, è dolore, è arrivare al limite, è superare se stessa. La donna partorisce il suo bambino mentre ancora egli fa parte di lei, forse è la sua parte migliore. Per questo è così difficile, a volte impossibile separarsi. Ma se è messa nella giusta situazione, adeguatamente sostenuta, aiutata a fare da sé, se alla fine può dire: «Ce l’ho fatta!», tutto questo acquista un senso, viene da lei accettato, in pochi secondi fa già parte del “prima” e lei è pronta per il “dopo”. Racconta Valeria: «Siamo immersi in una danza perfetta, io, il mio bambino dentro di me e tutte le persone intorno a noi. C’è un’aria come di magia, tutto è così chiaro e semplice, siamo tutti ben svegli per vivere questo momento che è unico. Gli uccelli che cinguettano, le prime luci dell’alba, una forza da leonessa che si è impossessata di me… Lentamente questa impresa eroica che è il parto è arrivata al suo culmine, il corpo si è aperto e ha lasciato passare un altro corpo, piccolo, caldo, vivo! Quello che sta succedendo è così naturale e straordinario allo stesso tempo. Mi sento veramente partecipe della vita. C’è un prima e c’è un dopo. Adesso comincia il dopo. Ma abbiamo tutto il tempo. Ancora scossa dalla forza che ho tirato fuori, mi giro scavalcando il cordone e lo vedo a terra, vicino a me. Le ostetriche fanno qualche piccolo controllo e poi subito lo prendo. Il contatto è meraviglioso. Siamo nudi, pelle a pelle. La sua pelle è scivolosa e calda, di un colore simile al mio. Mi sembra ancora più bello di quanto avessi potuto desiderare. Ha occhi neri grandissimi, subito spalancati sul mondo. Si guarda intorno molto curioso e sembra estremamente tranquillo. Ha delle mani enormi e grinzose che appaiono sproporzionate rispetto al resto del corpo. Lo avvolgiamo in panni caldi e poi lo avvicino al seno, cosa che lui subito gradisce. Anche la placenta esce da me. Il cordone viene reciso. Il tempo di farmi una doccia mentre qualcuno si dà da fare per mettere in ordine la camera e il letto, e sono di nuovo da lui. Questo è il nostro tempo per guardarci, per contemplarci, per riconoscerci. Siamo al centro della scena e tutto ruota intorno. Abbiamo fatto insieme una bella maratona e adesso ci meritiamo tutto il riposo e la tranquillità di cui abbiamo bisogno. Il babbo sorveglia che tutto intorno proceda senza intoppi e che non siamo disturbati. Per niente al mondo vorrei che mi venissero rubati questi momenti, il loro ricordo è un bene prezioso che niente potrà cancellare». Solo quando i tempi del travaglio sono stati rispettati e la donna ha potuto elaborare il distacco, ci può essere una vera accoglienza, una ri-unione. Lo intuiamo bene dal racconto di Francesca: «All’improvviso sento un bruciore fortissimo. So che è la testa che sta per uscire, ma quasi non ci voglio credere. L’ostetrica dice che ci siamo, mio marito aggiunge che vede già la testolina! Alla contrazione successiva l’ostetrica mi dice di non spingere, provo un’incredibile sensazione di bruciore e poi mio marito mi dice che la testa è già fuori!! Io non capisco più niente, non riesco proprio a realizzare, arriva un’altra contrazione, nuovamente la sensazione di bruciore e di qualcosa che scivola fuori e poi… sento la vocina di Michele che emette un timido vagito per dire: “Sono qui!”. Io adesso riesco a muovermi, lentamente mi giro e… finalmente lo vedo! È lì steso sull’asciugamano caldo che gli avevamo preparato, nella penombra… è il mio miracolo! Lentamente mi sdraio, le ostetriche lo avvolgono nell’asciugamano e me lo mettono in braccio. Non riuscirò mai a esprimere a parole quello che ho provato». |