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Bolivar, il nuovo Sud-America e l'imperialismo statunitense

di Manuel Zanarini - 14/12/2007

 

 

In questi ultimi anni in Sud-America, si sta assistendo all’affermarsi di Governi che si battono contro il dominio Statunitense sul continente, in omaggio alla dottrina Monroe, e che si rifanno alla figura di Simon Bolivar. Analizziamone quindi la figura per capire meglio ciò che sta succedendo.

Mentre per le colonie nord-americane la libertà si ebbe nel XVIII secolo, nel Sud del continente si deve aspettare la crisi del Regno Spagnolo per assistere ai primi moti indipendentisti.

Approfittando dell’occupazione francese del regno iberico, i creoli ottennero l’autogoverno, ma col ritorno al trono di Ferdinando VII, scattò l’opera di riconquista. Solamente il Brasile ed il Messico ottennero l’indipendenza pacificamente, attraverso accordi coi colonizzatori e crearono le monarchie, mentre per gli altri Paesi si aprì l’epoca delle guerre d’indipendenza.

In questo contesto emerge la figura di Simon Bolivar. Nasce a Caracas il 24 Luglio 1783 da una famiglia ricca, ma che non essendo spagnola pura viene esclusa da molte attività tra cui occupare posti pubblici. Viaggiò molto sia in Europa che negli Stati Uniti, entrando in contatto coi fermenti rivoluzionari ed illuministi di quei paesi.

Con la conquista della Spagna, nel Luglio del 1808, da parte di Napoleone e la messa sul trono di suo fratello Giuseppe Bonaparte, in Sud-America le colonie si muovono per ottenere l’indipendenza.

 Nell’Aprile del 1810 a Caracas si elegge una Giunta che adotta misure radicali come la riduzione della pressione fiscale, l’apertura commerciale e la tolleranza razziale e nel Giugno del 1811 si riunisce un Congresso di Notabili che proclamò l’indipendenza e promulgò, in Dicembre, una Costituzione federalista ispirata a quella Statunitense, che pur tutelando l’oligarchia aveva intenti liberali.

Però questa esperienza non riuscì a propagarsi, nei Llanos si scatenò una rivolta che appoggiò la controffensiva delle truppe realiste del Generale Monteverde, segnando la fine della prima repubblica venezuelana, così  Bolivar si sposta a Cartagena per collaborare con la Giunta indipendentista della città.

Col ritorno al trono di Ferdinando VII, parte la riconquista spagnola e Bolivar torna in Venezuela per liberarla.

 Nel Agosto del 1813 libera Caracas, abbandona la prima Costituzione e forma un regime di cui assume poteri dittatoriali. Dopo solo un anno, però, le truppe di Boves sconfiggono i nazionalisti chiudendo anche questa esperienza.

Un Congresso, nel 1819, proclama la Terza Repubblica, ispirata a quella USA con forti accenti conservatori, un esecutivo molto forte, un senato ereditario e un quarto potere “morale”. Inoltre Bolivar propone di creare una grande Nazione che comprendesse i territori del Vicereame di Nueva Granada (Venezuela, Colombia ed Ecuador), chiamata Gran Colombia di cui accetta la nomina a presidente fino al termine delle guerre d’indipendenza.

Le riforme liberali introdotte in Spagna nel 1820, costringono il Generale spagnolo Morillo a firmare un armistizio con i “ribelli” che di fatto li riconosce come parte belligerante.

Gli insorti capiscono che il momento è propizio e spingono sull’acceleratore.

 Il 24 Giugno 1821 vincono la battaglia di Carabobo che permette di conquistare Caracas e liberare definitivamente il Venezuela. Anche altre nazioni ottennero l’indipendenza, tranne l’Alto Perù (l’attuale Bolivia) e la zona andina peruviana, bastioni realisti.

Visto il mancato accordo con le altre truppe nazionaliste, Bolivar si stanzia sulla costa peruviana dove assume i poteri di dittatore con consenso del Congresso.

Nel 1825 ottiene la vittoria finale e nasce la repubblica indipendente dell’alto Perù a cui viene dato il nome di Bolivar, poi cambiato in Bolivia.

Lo stesso Bolivar stende la nuova costituzione dando vita ad un regime presidenzialista, aristocratico e conservatore.

Ma il vero sogno bolivariano, ed il suo lascito più grande, è quello di dar vita alla nazione della Gran Colombia nel Nord, come abbiamo visto, una Confederazione delle Ande (Colombia, Bolivia e Perù) e costituire un “Congreso Anfictionico”, che comprendesse tutti i neonati paesi in cui venissero sanciti alcuni principi comuni: neutralità, introduzione del diritto internazionale, abolizione della schiavitù, organizzazione democratica interna e costituzione di esercito e flotta federali.

Questi progetti, però, si scontrarono con le oligarchie nazionali che non vedevano di buon occhio poteri che potessero interferire sui loro affari locali, così nel 1829 il Venezuela e l’Ecuador abbandonano la Gran Colombia, facendo tramontare il sogno bolivariano.

Come detto in apertura oggi vi sono alcuni governi che seguono le idee di Bolivar, i più famosi sono quello di Chavez in Venezuela, Correa in Ecuador e quello di Kirchner in Argentina.

Queste nuove forme bolivariane sono caratterizzate dalla lotta contro le multinazionali di Washington che hanno sempre sfruttato le risorse del Sud-America; un rapporto meno servile con il potente vicino del Nord soprattutto opponendosi ai progetti di mercato unico americano (il Trattato di Libero Commercio, TLC) favorendo progetti locali (MERCOSUR e Patto Andino); un’attenzione maggiore per l’istruzione ed il sociale nel proprio paese e l’alleanza con paesi emergenti come la Cina e l’Iran.

Questo progredire bolivariano in Sud-America sta creando grosse preoccupazioni a Washington, come l’incontro di Montebello (Quebec) ha dimostrato, quindi l’Europa dovrebbe vedere con grande simpatia questi fermenti, evitando che la strategia isolazionista statunitense abbia successo, al fine di creare un mondo multipolare in grado di spezzare il dominio a stelle e striscie.