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Sciopero camionisti, prova generale di decrescita

di Marco Milioni - 15/12/2007

     

 

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Una vita dura e stressante. Le ore di lavoro che aumentano e i margini di guadagno che diminuiscono a fronte di una esternalizzazione selvaggia praticata dalle aziende produttrici. Queste ultime che scaricano sui piccoli trasportatori gran parte dei costi delle consegne. È questa la cornice della massiccia protesta che fino all'altro ieri ha paralizzato le autostrade italiane, tagliando i rifornimenti al Paese. I piccoli trasportatori chiedono al governo un prezzo del carburante più ragionevole e contemporaneamente chiedono maggiori esenzioni fiscali. Fin qui tutto normale. Ma se si analizzano i fatti recenti con una prospettiva più allargata la percezione del problema cambia.
In realtà i camionisti non domandano più soldi e più sgravi fiscali per tradurre il tutto in minori carichi di lavoro con una maggiore qualità dello stesso. Chiedono più sgravi per potere lavorare con gli stessi ritmi folli per magari aumentarli in modo da incrementare i profitti. Per fare girare ancor più una economia che se solo si ferma per un secondo schianta sotto il suo stesso peso.
Per chi scrive l'unico antidoto al collasso dell'economia mondiale si chiama decrescita. Il paradosso però è un altro. A far capire l'importanza di questa prospettiva così radicalmente avversa al senso comune del "tutto, di più e subito" è stata proprio la protesta dei camionisti, passata per golpista e violentemente corporativa. Sì proprio loro, l'emoglobina di un sistema circolatorio produttivo come quello italiano dove la gomma è l'unico vettore di un modo di produrre che nel Paese è ancora, per certi versi, il più assurdo e pericoloso.
Spero che qualcuno un po' se ne sia accorto, ma il blocco, anche termporaneo, della consegna delle merci, forse ci ha fatto capire un po' meglio che è qui il punto. Le merci. Quanto di quello che viene stipato ogni giorno nei container autostradali è realmente utile? Perché in nome della produzione di massa applicata al superfluo si è finiti per inquinare, disboscare, cementificare e ammorbare l'ambiente, la nostra storia, la nostra vita? Detto in parole povere, tutto 'sto casino è venuto fuoti in realtà per motivi legati alla sinistra banalità del superfluo. Il necessario perpetuarsi del circolo produci, consuma, spreca, inquina che grazie all'economia del petrolio è divenuto cifra assoluta del mondo contemporaneo. Anche se non si sa per quanto ancora. Lo sciopero dei camionisti è stato, a guardarla da questo punto di vista, la prova generale di quando l'oro nero scarseggerà per davvero. Un putsch (involontario) della decrescita.
L'ultimo aspetto, comico direi, è quello che esce dalle prese di posizione di condanna di Montezuma Cordero alias Luca di Montezemolo, ras italico di Ferrari e soprattutto Fiat. Ma caro Montezuma: non sono stati i tuoi angeli protettori, gli Agnelli negli anni '60 ad imporre il trasporto su gomma per favorire la produzione di auto e camion? Non sono stati proprio loro ad affossare il trasporto su ferrovia? E ora proprio tu, Mr Fiat, ti lamenti con i tuoi clienti camionisti? Caro Luca, meglio che tu taccia e ti limiti a pettinare il tuo ciuffo.