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Napolitano regala Vicenza agli invasori

di Fabrizio Di Ernesto - 15/12/2007

 

Napolitano regala Vicenza agli invasori

Ormai non ci sono più speranze: Vicenza è persa per sempre regalata a chi, 60 e più anni fa, ha imposto, con la forza e le armi, la sua alleanza all’Italia occupandola militarmente.
A far cadere l’ultimo velo d’ipocrisia su questa vicenda il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che, in visita negli Usa dal suo omologo statunitense George W. Bush, ha candidamente ammesso che per quanto riguarda la nuova base che gli yankee hanno deciso di edificare a Vicenza “la decisione è stata presa”.
Non appena le parole dell’ex comunista, lo stesso che nel ’56 benedì i carriarmati sovietici che invadevano l’Ungheria, precedente questo tutt’altro che edificante, hanno passato l’Oceano giungendo in Italia il comitato permanente No Dal Molin ha giustamente puntato l’indice contro il successore di Ciampi.
Il comitato che si oppone al nuovo presidio bellico dello Zio Sam ha subito tuonato: “Invece di volare negli Stati Uniti per fare la first lady di Bush Napolitano farebbe bene a fare il Presidente della Repubblica italiana, recandosi a Vicenza e parlando con quei cittadini di cui dovrebbe essere il massimo rappresentante”, anche se purtroppo in questa lotta contro l’invasore a stelle e strisce i vicentini sono stati lasciati soli dalle istituzioni con alcuni esponenti della sinistra radicale che a parole hanno promesso mari e monti ai manifestanti ma che poi si sono ben guardati dal far seguire i fatti.
All’avvio della tre giorni europea contro le servitù militari, attualmente in svolgimento nella cittadina veneta, il comitato che si batte contro l’edificazione della base statunitense Ederle2 però non si limitata ad attaccare Napolitano ma si scaglia anche contro l’ex comunista Massimo D’Alema, lo stesso personaggio che quando fu capo del governo si vide affibbiare la triste nomea di martellatore di Belgrado per via della sua partecipazione, al fianco degli Usa, nella vile aggressione alla Serbia.
“La vicenda Dal Molin - rilanciano i contestatori - non è affatto chiusa come vorrebbe lasciare intendere D’Alema, tanto che sabato 15 dicembre un nuovo grande corteo attraverserà le strade di Vicenza”.
Annunciando il nuovo corteo, che grosso modo ricalca quello svoltosi nel febbraio scorso, gli organizzatori fanno sapere che questo partirà alle 14 dalla stazione dei treni e “dimostrerà che la popolazione vicentina non si è affatto arresa alle imposizioni calate dall’alto”.
Tra i bersagli annunciati il già citato Massimo D’Alema, ministro degli Esteri un po’ troppo vicino alle posizioni di Washington, cui i No Dal Molin ribadiscono che la comunità locale impedirà in modo pacifico “ma determinato” l’inizio dei lavori di costruzione della nuova base Usa, e che di conseguenza spetterà a lui l’onere di spiegare cosa intende quando parla di questione risolta chiedendo provocatoriamente: “Ha forse deciso di passare sopra ai vicentini con le ruspe?”.
Lo scontro tra vicentini ed istituzioni quindi si appresta ad entrare nel vivo. Inutile girarci intorno questa è una questione di civiltà: da una parte la pretesa statunitense di occupare sempre di più il BelPaese per poter portare avanti le loro guerre di conquista nei quattro angoli del mondo con più tranquillità, dall’altra il diritto dei vicentini e degli italiani di veder finalmente terminare, dopo più di mezzo secolo, una vera e propria occupazione manu militari.
Per fare questo però c’è bisogno di una classe politica forte, indipendente ed attenta ai bisogni della collettiva, una classe politica che ormai in Italia è diventata un vero e proprio miraggio.