Il digiuno del vescovo non ferma Lula. La deviazione del Rio Sao Francisco prosegue
di redazionale - 15/12/2007
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Al vertice della Conferenza episcopale brasiliana (Cnbb), a Brasilia, il presidente Luiz Inacio Lula da Silva ha confermato che lo sciopero della fame del vescovo Flavio Luiz Cappio non fermerà i lavori di deviazione del corso del Rio Sao Francisco. Secondo Lula il digiuno del vescovo –arrivato al diciassettesimo giorno – «è un problema che riguarda
Da alcuni giorni accanto a Cappio si trovano i fratelli Rosamaria, Rita e Gianfranco, come lui figli di emigranti vercellesi. Lula ha giustificato la posizione dura nei riguardi del digiuno del sessantunenne vescovo di Barra (Bahia) affermando che «un eventuale marcia indietro del governo sulla questione del Sao Francisco in questo momento servirebbe d'esempio perché altre persone assumano posizione estreme sperando di farsi sentire». Lula ha ricordato che lui stesso digiunò per sei giorni nel 1980, quando come sindacalista venne arrestato dal regime militare e rimase in cella per 31 giorni. In quell'occasione, chi lo convinse a rinunciare allo sciopero della fame fu l'attuale cardinale prefetto della Congregazione della Fede, Claudio Hummes. Il presidente brasiliano ha definito lo sciopero della fame «un frutto della disperazione». Cappio, ormai abbastanza provato dalla lunga privazione di alimenti (beve solo acqua del fiume filtrata) ha duramente attaccato il presidente Lula e ha definito il suo governo «una dittatura dichiarata» per non aver interrotto la deviazione del Sao Francisco nonostante la decisione di un giudice di far sospendere immediatamente i lavori. Geddel Vieira Lima, ministro dell'Integrazione nazionale, ha ribattuto che il governo «non è stato informato» della decisione del magistrato. «Quando non si obbedisce nemmeno al potere giudiziario, è quello che caratterizza una dittatura dichiarata – ha affermato Cappio, sottolineando anche che la riunione tra il vertice della Cnbb e il presidente Lula «non cambia nulla» rispetto al suo digiuno. «Il mio stato di salute – ha detto il vescovo – viene al quarto o al quinto posto delle mie priorità, quello che importa veramente è lo stato di salute della democrazia brasiliana». |