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Le turbine di Nad Ali, Afghanistan

di Marina Forti - 17/12/2007

 

Nad Ali è un distretto rurale adiacente a Lashkar Gah, nella provincia meridionale afghana di Helmand. È punteggiato di villaggi dove la sera nelle case si accende la luce, molti guardano la tv, e d'estate funzionano i ventilatori. Insomma, c'è l'energia elettrica: e questa è in sé una notizia, considerato che gran parte dell'Afghanistan rurale manca di energia - e anche quello urbano: perfino la capitale Kabul si illumina a intermittenza, e supplisce con generatori privati. «Questo è il progresso», commenta soddisfatto il signor Mullah Atiqullah, abitante della frazione Chan Jir di Nad Ali, con un giornalista del Institute for War and Peace reporting (da cui traggo le informazioni che seguono).
In effetti è un privilegio non da poco, quello del distretto Nad Ali: si pensi che il capoluogo Lashkar Gah è spesso senza luce, la produzione di energia è affidata a generatori che il governo provinciale fa funzionare quando ha abbastanza carburante, cioè sovente sono fermi; e non è raro che perfino i media di stato non hanno l'energia per mandare in onda le trasmissioni radio e tv. La provincia di Helmand sarebbe autosufficiente, quanto a energia, grazie alla centrale idroelettrica di Kajaki, che in teoria potrebbe produrre abbastanza da fornire elettricità anche a Kandahar, la maggiore città dell'Afghanistan meridionale. Ma gli impianti della centrale di Kajaki sono obsoleti e funzionano male, così producono appena 20 megawatt, di cui metà vanno a Kandahar; e il resto alla provincia di Helmand. La sola Lashkar Gah avrebbe bisogno di 25 megawatt di potenza installata. Il progetto di rimodernare la centrale idroelettrica di Kajaki c'è, lo finanziano gli Stati uniti con 500 milioni di dollari: ma stenta a procedere, la provincia di Helmand è tra le zone dove la presenza dei Talebani è più diffusa e i guerriglieri antigovernativi hanno esteso l'azione alla diga di Kajaki.
Nella penuria d'energia elettrica, i distretti rurali sono sfavoriti. Nel distretto di Nad Ali dunque hanno deciso di fare da sé: e non con i generatori tanto diffusi in Afghanistan, che bevono grandi quantità di costoso carburante, bensì con piccole turbine. Colpo di genio: gli abitanti di Nad Ali hanno messo piccole turbine nei canali di irrigazione, sfruttando i dislivelli. Una turbina costa 320mila rupie pakistane (è la valuta più diffusa nella regione meridionale dell'Afghanistan), cioè circa 5.200 dollari, ed è condivisa da una ventina di famiglie. Hanno cominciato tre anni fa e ormai 41 turbine sono installate nei distretti di Nad Ali e di Marjaa, riforniscono circa mille case. La tecnologia è semplice, spiega il signor Hayatullah, che le installa a pagamento: «Devi solo mettere la turbina nel punto dove la corente d'acqua è più forte. L'acqua fa girare le lame, queste fanno girare la ruota che muove una cinghia che fa girare il motore, e quello produce lelettricità». Per l'installazione lui prende tra 15mila e 75mila rupie pakistane (60 rupie fanno un dollaro).
«Le turbine hanno cambiato la nostra vita», insiste Atiqullah: «Ora vedo antenne tv su ogni tetto e lampadine in ogni casa». L'unico problema, dice, è che i funzionari governativi sono stati veloci ad approfittare del «progresso» e sono arrivati a prelevare la tassa sulle nuove turbine: Atiqullah dice di aver dovuto pagare tre volte nel corso di un anno, prima 30mila rupie, poi 10mila, l'ultima volta tremila.
Il giornalista del Iwpr è andato a interrogare il capo del dipartimento provinciale all'energia a Lashkar Gah, ingegner Faizullah: installare le turbine è perfettamente legale, dice, e nega che i suoi uomini chiedano soldi. Le testimonianze però sono numerose, in ogni villaggio: Hajj Meera Jan, il cui villaggio ha appena acquistato una turbina, è infuriato: «Il governo non ci aiuta, ma poi la polizia viene a riscuotere»: tra 20mila e 30mila rupie ogni anno, fino a 500 dollari. La corruzione e l'arbitrio dell'amministrazione e della polizia sono uno dei ben noti problemi dell'Afghanistan - almeno quanto la penuria d'energia.