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Fermare Israele: per il suo bene, per il bene di tutti

di Filippo Fortunato Pilato - 17/12/2007

Fonte: jerusalem-holy-land.org

 

 

 

 

 

 

PREMESSA

Desidero, con questo testo, togliermi qualche sassolino dalle scarpe.

- Nella prima parte cercherò, con tutti i miei limiti, di fare un breve quadro della situazione palestinese e  parlerò di alcune delle situazioni più drammatiche vissute da gran parte della popolazione araba di Terra Santa.

- Quindi esporrò quello che a mio avviso è un grave errore di valutazione ed una contraddizione, da parte di alcuni rispettabili giornalisti, nonchè dichiarati amici della Terra Santa, che si propongono quali alfieri del dialogo, in parte però contraddicendolo ed in parte criminalizzando una delle anime in gioco, screditandone l'operato.

Cosa che non giova nè alla distensione, nè alla comprensione.

Il "dialogo", o è a 360 gradi, o non è.

 

Se si accetta di parlare con chi da sessant'anni e più terrorizza la popolazione di Terra Santa, giungendo ad intimidire nell'esprimersi anche i rappresentanti religiosi più disponibili, i quali misurano le parole con molta attenzione, per timore delle conseguenze negative che si ripercuoterebbero su tutte le persone, a causa dell'irrigidimento della maggiore autorità locale, si deve accettare di parlare con tutti, anche con i rappresentanti della parte più ostinata e restia a cedere di fronte all'aggressione della propria terra: quella che le nazioni democratiche hanno dichiarato terrorista, decretando l'embargo che la sta lentamente decimando insieme alla popolazione che la sostiene.

Ma se l'ala palestinese più nazionalista e radicale è accusata di terrorismo, come dovremmo definire le pratiche omicide che le milizie israeliane da decenni esercitano attraverso l'uso di armi tecnologiche di distruzione di massa, gli assalti alla popolazione civile che resiste nelle enclavi palestinesi, ed i mille atti in pieno contrasto sia con le regole stabilite dalla Convenzione di Ginevra, che con quelle di molteplici articoli e risoluzioni dell'ONU?

Bisogna avere il coraggio di porre queste istanze ad un pubblico più ampio e che si faccia accettare il fatto che tutte le parti in campo debbano allo stesso modo avere voce.

 

 

Breve quadro della situazione

 

A chi mi chieda cosa io ne pensi del conflitto israelo-palestinese, io rispondo che oggi parlare di "conflitto", in riferimento a quel che succede in Palestina e Terra Santa, è limitativo e fuorviante. Più che di conflitto infatti si dovrebbe parlare di aggressione unilaterale, continuata ed incessante da oltre sessant'anni almeno, ai danni della popolazione civile araba, tradizionalmente residente nei territori oggi occupati dallo Stato di Israele.

A parte brevi scaramucce e maldestri tentativi da parte araba di disarticolare il piano di conquista sionista, tutto il così detto conflitto israelo-palestinese si è dimostrato in realtà come una progressiva invasione coloniale armata e delegittimazione dei diritti arabi consolidati nel tempo, annullamento di proprietà e facoltà lavorative, attraverso l'imposizione di regole e leggi fatte apposta per esautorare l'autorità e il diritto dei non giudei.

 

Sappiamo che una nuova potenza coloniale sorta dal nulla, per volere di accordi intercorsi tra vecchie potenze coloniali, quella inglese e quella francese, ha lentamente e programmaticamente eroso e conquistato con ogni mezzo, non esclusi il terrorismo e l'omicidio (sia di un largo strato della popolazione autoctona, che di semplici diplomatici addetti ai lavori), vasti territori mediorientali, meglio conosciuti sino ad inizio del secolo scorso col nome di Palestina.

 

 

 

Su qualsiasi vecchia mappa, dove ancora erano evidenti le spartizioni coloniali tra inglesi e francesi, vediamo riportata chiaramente la definizione "Palestina", per distinguere quel territorio che oggi invece è riconosciuto internazionalmente con il termine "Israele".

 

Qualcuno, per giustificare l'annessione di vasti territori arabo-palestinesi in mani giudaico-sioniste, ha dichiarato che uno Stato palestinese non è mai esistito e che solo la creazione dello Stato d'Israele è stata capace di dare corpo alla spinta nazionalista araba, che altrimenti non sarebbe mai esistita come fattore politico.

È facile dimostrare che se tale fattore sia venuto a galla, con più violenza, forza e coesione, è solo perchè in realtà un popolo palestinese arabo esisteva ed era ben presente sul territorio da secoli e millenni. Se esso non ha mai sentito la necessità di ergersi come un sol uomo, per difendere la propria identità quale popolo arabo, è solo perchè tutte le precedenti dominazioni, sino alle ultime ottomane ed inglesi, non avevano mai preteso di sradicarne la natura, spoliandolo sin nell'intimo delle tradizioni, nè di estirparlo dalle sue radici fisiche e geografiche, arrivando al punto di raderne sistematicamente al suolo case e villaggi, luoghi di culto e cimiteri, per azzerarne persino la memoria storica.

 

Le precedenti dominazioni si accontentarono di godere delle ricchezze e del potere economico e politico sul territorio a densità di popolazione arabo-palestinese, ma mai pretesero l'esodo e l'emigrazione di massa, indotte per terrore, per disperazione.

 

La nuova amministrazione israelita invece, fortemente influenzata dalle ideologie sioniste del tardo '800, a carattere esclusivista razziale e confessionale, perseguirono sin dall'inizio della colonizzazione della Terra Santa un obiettivo specifico: la liberazione di tutti i territori biblici da ogni presenza non ebraica. In poche parole, pulizia etnica.

 

Era successo che qualcuno, a tavolino, senza consultare la popolazione ivi residente, ha tracciato alcune righe su un foglio e stabilito quali dovessero essere i nuovi confini e gli amministratori di tali territori.

Ai nuovi amministratori però tutto ciò non bastava, perchè nei loro folli sogni messianici di conquista e governo sulle Nazioni del Mondo, quelle popolazioni erano un intralcio.

Perciò andavano cacciate, per far posto ai nuovi colonizzatori, i quali forti di una dolorosa esperienza con la quale ricattare psicologicamente il Mondo, erano pronti ad infliggere analoghe sofferenze a chi con tutta questa storia di persecuzione e morte nulla aveva avuto a che fare.

Più che Re Davide (discendente di Ruth, che non era neppure ebrea ma moabita, e noi sappiamo l'importanza che viene attribuita alla discendenza carnale per parte di madre in ambiente ebraico), il vero simbolo di Israele dovrebbe essere Giano bifronte: vittime e carnefici nello stesso tempo.

 

Da lì in poi è iniziato il lento genocidio della popolazione araba, il suo tentativo di resistenza, il tragico alternarsi di atti di guerra e di azioni terroriste contro le popolazioni.

Semiti contro semiti, giudei contro ismaeliti, senza esclusione di colpi.

Piu`la stretta sionista si è fatta serrata, più aspre e radicali sono state le prese di posizione arabe palestinesi, lasciando sempre più spazio a fazioni e schegge impazzite di fanatici.

Chi ne ha fatto maggiormente le spese, è sotto gli occhi di tutti, è stata la popolazione araba locale, che ha perso case, terre, sotterrato un numero venti volte superiore di vittime, e che vede imprigionati tutt'oggi circa 12mila dei suoi figli nelle galere israeliane.

 

 

Chi è nato prima l'uovo o la gallina? Dato lo strapotere nel campo dell'informazione da parte di networks chiaramente schierati e lautamente pagati in dollari (mica in shekel), per l'uomo di strada, distratto e confuso dalla propaganda dello "scontro di civiltà", parrebbe difficile dare una risposta sicura.

Ma chiunque, con un minimo di onestà intellettuale e osservando anche solo le statistiche di morti, imprigionamenti, confische territoriali, è in grado di affermare che l'Israele sionista è sicuramente la nazione occupante e prevaricatrice dei diritti inalienabili ed elementari, naturali ed internazionali, a discapito della popolazione civile araba palestinese, la quale sta subendo da decenni una mattanza che supera ogni limite umano tollerabile nel tempo.

Si fa un gran parlare in questi anni di "diritti inalienabili dell'uomo". Forse che gli arabi di palestina non sono uomini?

Anche l'uomo di strada, se posto nelle condizioni di conoscere, di vedere, sa comprendere.

 

Per la visione di mappe più dettagliate ed ingrandite clicca qui

 

Ma per esempio non mi è mai capitato di vedere riportata sui quotidiani più diffusi, nè nei telegiornali più visti, quelli per i quali paghiamo il canone o quelli per i quali siamo costretti a sciropparci ore di publicità, la mappa della progressiva giudaizzazione della Terra Santa e della città di Gerusalemme. Non mi stancherò mai quindi di riportare queste immagini: repetita iuvant.

 

 

Non è cessato un attimo l'incalzare delle truppe di Sion contro le abitazioni, i villaggi le terre di Palestina, prima, durante e dopo Annapolis. Non è cessato un attimo l'accerchaimento di Gaza e lo strangolamento dei Territori Occupati, prima, durante e dopo Annapolis. Non è cessato un attimo l'incremento della costruzione del vergognoso Muro di segregazione, nè dell'edificazione di nuove colonie oltre la linea verde, prima, durante e dopo Annapolis. Non è cessato un attimo il rosario di morte dei malati per la negazione delle cure e dei permessi per potersi recare in ospedali attrezzati, dove fossero a disposizione medicine e strutture: 39 i deceduti per omissione di soccorso ad oggi dal momento di inizio dell'assedio stretto di Gaza da parte di Israele. Non sono cessati gli atti di guerra, di morte e distruzione ai danni della popolazione araba palestinese.

Questo prima, durante e dopo Annapolis.

 

Se nello stesso momento le televisioni e i giornali  ci mostrano dirigenti sionisti israeliani e della minoranza palestinese accreditata che intavolano trattative economiche per isediamenti industriali in Cisgiordania, non ci sfiora il sospetto, ma si rafforza la convinzione che ci si stia trovando al cospetto non di una leadership politica, quella palestinese, che stia cercando soluzioni di pace e benessere per la popolazione che, in minoranza, rappresenta, ma di fronte ad una dirigenza corrotta e venduta, la quale cammina con disinvoltura sui cadaveri dei consimili, mentre progetta di venderne i superstiti al mercato degli schiavi globalizzato.

L'abominio puro è eretto a virtù.

 

Svenduta l'opposizione interna, e ben prima che Hamas prendesse il controllo di Gaza Strip, escono da dietro le quinte personaggi che, come Fayyad, cresciuto negli USA all'ombra del sistema bancario americano, pur non essendo mai stati eletti dal popolo, trattano con pluriomicidi del calibro di Barak di questioni finanziarie a vantaggio di imprese internazionali ed israeliane, mentre con indifferenza assistono ad attacchi efferati di cielo e di terra contro la popolazione che illegittimamente rappresentano.

 

Sì, illegittimamente, perchè non hanno mai ricevuto alcun mandato popolare per farlo. Semplicemente il madato se lo sono dato, anzi l'hanno ricevuto dalla lobby neocon-sionista israelo-americana.

 

Qualcuno si scandalizza per queste parole? Eppure sono solo la verità.

E si sa che la verità ha sempre fatto scandalo.

 

Ma è possibile che del modo crudele con cui si sta decimando la popolazione di Terra Santa, per fame, malattia, omissione di soccorso e armi da fuoco, nessun telegiornale e nessun quotidiano riesca a trovare lo spazio per parlarne?

 

Non vi sembra strano che, poco o tanto, bene o male, si dia spazio e si mostrino le immagini di avvenimenti drammatici ed anche cruenti che accadono un po' dappertutto nel mondo, ma sulla situazione disgraziata che vive la popolazione araba di Terra Santa nulla?

 

Non vi sembra strano che quando si parla di Palestina e palestinesi si dia risalto solo ai lanci di razzi artigianali Qassam, deplorevoli sin che si vuole, ma mai alle ben più cruente e micidiali aggressioni colonialiste israeliane? Possibile che i nostri reporter siano solo e sempre pronti a filmare le traiettorie zigzaganti e fantasiose dei disgraziatissimi Qassam e siano invece assenti quando ci sono da filmare gli assalti in grande stile dei carri armati israeliani che sfondano villaggi e case con all'interno le famiglie intere?

Si filmano, per brevissimi flash di pochi secondi, le milizie di Hamas in parata nelle vie di Gaza, sottolineando che non si può proprio lavorare per la pace con gente simile in giro, ma non si mostrano mai i filmati dei cannoneggiamenti a tappeto dei tanks Merkava, nè i lanci di razzi dagli elicotteri israeliani sui villaggi abitati.

 

Non vi sembra strano che non ci mostrino mai le immagini dello strazio delle tantissime madri palestinesi cui sono stati uccisi circa cento bambini solo quest'anno?

(Fonte riportata da Domenico Savino su www.effedieffe.com da Hareetz del 28 ottobre 2007  http://www.medioriente.net, traduzione di Mariano Mingarelli).

 

Ma vi rendete conto? Quasi cento bambini in un solo anno di operazioni militari da parte delle milizie sioniste!!! È una cifra enorme per passare inosservata. Un ebreo lo ammette, ma da noi nemmeno una parola nei tiggì o un rigo sui quotidiani.

 

Non vi sembra tutto troppo strano? A me sì.

 

Mai che ci facciano vedere come si muore per omissione di soccorso ai valichi di frontiera israelo-palestinesi, o ai check-point nel WestBank. Check-point ai quali la gente del luogo non può neppure parlare la sua lingua, l'arabo, ma solo l'ebraico o l'inglese.

Mai che ci mostrino il vero problema del conflitto, che è quello di un'invasione coloniale da parte di immigrati di diverse etnie ai danni di una popolazione autoctona.

Invasione coloniale ben unta e motivata da un bel mucchio di dollari innanzitutto.

 

Ma coloro che sarebbero pagati per informarci di questi crimini tacciono.

 

Perchè non sono giornalisti, ma solo i camerieri dell'alta finanza e dell'informazione deviata.

 

Ci fanno vedere i faccioni sorridenti dei responsabili di questi crimini contro l'umanità mentre si stringono mani e posano per oscene foto ricordo, ma non ci fanno vedere il sangue che gronda da quelle mani.

 

Stanno trattando per la pace, ci dicono. Ma non è vero.

Non si fa la pace mentre allo stesso tempo si ammazza, si ruba, si violenta una terra e la sua gente. Questo non è fare la pace, ma prendere per i fondelli il prossimo che ci crede.

 

Strateghi, politologhi, tuttologhi, si sperticano dai vari Vespa e Mentana, come in vari spaciali televisivi, per mostrare piantine e mappe di territori in zone di guerra sparsi nel mondo, spostamenti di truppe e mutazioni geopolitiche di potere ovunque, ma mai che mostrino quel che rimane del territorio un tempo palestinese ed ora in mano sionista. E neppure, ovviamente, si mostra come quel poco che è rimasto sia in realtà in balia delle milizie israelite, le quali decidono chi e quando possa o non possa spostarsi sul suo proprio territorio.

 

Degli insediamenti coloniali e dei loro sistemi brutali e razzisti, spesso omicidi, delle loro persecuzioni nei confronti dei contadini indigeni arabi, dei loro ladrocini e devastazioni di terreni, strutture e bestiame di proprietà araba, neppure si hanno mai notizie. Eppure è tutto documentato. Ci sono foto e filmati persino su Youtube.

Ma i nostri giornalisti di professione, quelli ben pagati per informarci, quelli che prendono anche fior fior di miliardi dallo Stato in sovvenzioni, non vedono e non ci dicono nulla.

 

Per scoprire cosa succede dobbiamo fare ricerche e leggere i notiziari di piccoli network in inglese, o magari sentire quelle poche voci fuori dal coro all'interno del mondo ebraico, che proprio perchè le nefandezze vengono commesse dal proprio popolo, hanno un guizzo di onestà intellettuale e se ne dissociano, prima che l'ondata di ritorno trascini anche loro.

 

Chi avrebbe il dovere ed il potere per farlo, tace invece vergognosamente.

 

Se non fosse che sono un tipo che non si arrende mai, potrei dire che è sconsolante. Fior fior di giornalisti europei ed internazionali tacciono di fronte all'olocausto del popolo palestinese, mentre qualcun'altro cerca di arrampicarsi sugli specchi per dimostrare l'indimostrabile: l'intenzione di Israele di volere la pace.

Non si ammassa uno tra gli eserciti più potenti del Medioriente a ridosso di baracche e villaggi abitati da una popolazione alla fame, per bombardarla incessantemente.

Non se si vuole la pace.

 

Sapete cosa succede invece? Che il sangue scorre via sempre più in fretta dalle vene della popolazione di Terra Santa e lascia i corpi svuotati e senza vitalità.

Le ingiustizie scavano nei cuori che sono rimasti ancora in vita a pulsare, si radicano in fondo agli animi, incancreniscono e diventano odio viscerale.

 

E l'odio poi diventa feroce desiderio di infliggere più dolore possibile a chi abbia tolto la gioia di vivere, a se stessi ed ai propri figli. È una spirale viziosa.

 

Per spezzare questa spirale ci vuole coraggio, volontà, disponibilità, buone intenzioni, onestà.

Ma soprattutto per spezzare la spirale di odio e disperazione ci vuole il coraggio della verità, di denunciare le malefatte ed i crimini, e di farlo a gran voce. La verità non va nascosta o minimizzata per convenienza, ma va resa pubblica.

 

Nota critica

 

Ora, che il giornalsimo prezzolato e di regime tenda a raccontarci quel che alla loggia di potere conviene che noi sappiamo, cioè poco e in modo confuso, è comprensibile.

 

Che personalità di spicco, impegnate in Terra Santa in difficili rapporti diplomatici, facciano estrema attenzione nelle loro dichiarazioni e rapporti con le persone, arrivando ad esprimersi con estrema prudenza per impedire che la situazione peggiori ancor più e che per ritorsione a farne le spese siano le anime a loro affidate, è comprensibilissimo.

 

Ma che giornalisti di talento, che in passato hanno saputo dare prova di capacità e professionalità, si siano fatti così tanto abbagliare dalla farsa di Annapolis è spiacevole.

Ed altrettanto spiacevole è che in nome di un fantomatico dialogo e della pace, si voglia escudere una componente importante, oltre a mettere sullo stesso piano i fanatici sionisti con i movimenti pacifisti internazionali. Movimenti pacifisti che hanno come minimo il merito di aver documentato ed amplificato un po' quel che realmente accade nei Territori Occupati da Israele ed a Gaza.

Giornalisti che ho stimato e di cui ho letto in passato cose interessanti, pare che per il troppo amore verso un dialogo impossibile, vedano cose che non esistono. E di quelle di cui dovrebbero invece parlare tacciono.

 

Giorgio Bernardelli, per esempio, bravo giornalista di TerraSanta.net, del quale spesso abbiamo riportato articoli che egli redige per l'omonima famosa rivista di Terra Santa,  negli ultimi articoli da lui scritti in riferimento alla conferenza di pace di Annapolis, pare che accetti e veda di buon occhio la presenza di tutti a quel fasullo tavolo di trattative, meno che quella di Hamas, che sarà anche un partito armato e fondamentalista, ma rappresenta comunque la maggioranza dell'animo palestinese di Terra Santa e l'unica forza che al momento non sia compromessa con America ed Israele per chiudere la partita palestinese con una bella svendita all'asta.

Non volerla seduta ad un tavolo per affrontare le questioni principali che affliggono la Terra Santa, significa non volere affrontare con coraggio e realismo il problema isarelo-palestinese.

 

Perchè se dialogo ci deve essere, allora bisogna reclamare innanzitutto il cessate il fuoco da parte di Israele, ed al contempo auspicare che a sedere ad un tavolo di trattative ci siano tutte le parti chiamate in causa.

 

E se pace vogliamo, non si vede per qual motivo non desiderare di ascoltare e dare spazio anche alle motivazioni di chi vede in Annapolis e relative trattative sottobanco l'ennesima truffa da parte della leadership sionista.

 

Non è un mistero che, dopo anni di tentativi di trattative di pace, se non si è arrivati a conclusioni in qualche modo positive è stato per il rifiuto da parte di Israele di riconoscere alcuni punti essenziali: ritiro dalle zone occupate nel '67, ritorno dei profughi e restituzione delle proprietà rubate, smantellamento di muri e colonie in territorio palestinese, controllo delle risorse idriche, rimborso dei danni subiti e restituzione dei fondi congelati-rapinati all'autorità palestinese, libertà di movimento almeno tra i Territori dell'Autoprità palestinese.

 

Nelle ultime dichiarazioni del giornalista di TerraSanta.net leggiamo:

Vero è che Bernardelli veda Annapolis come "un palcoscenico che gli arabi possono utilizzare per sfidare Israele, gli Stati Uniti e il mondo a promuovere la pace in maniera più sincera", ma resta l'illusione che realmente Israele possa permettere tutto ciò, o che gli stati arabi, troppo impegnati a consolidare i propri interessi locali e sbrigare faide interne, abbiano la sincera volontà di proseguire su tale strada. A giudicare dal continuo espandersi degli insediamenti e al proseguire degli attacchi armati contro villaggi della Cisgiordania e Gaza, nel completo silenzio degli stati arabi e della fasulla leadhership palestinese, si direbbe il contrario.

 

Vedere di buon occhio l'isolamento, in un angolo, di due tra i più accreditati protagonisti, per plebiscito democratico, non solo è in contraddizione con la vocazione al dialogo di cui ci si fa sostenitori, ma porta acqua al mulino di chi intende stroncare nel sangue ogni tenattivo di opposizione al ladrocinio della terra di Palestina.

Perchè mai, un popolo che da sempre ha abitato la propria terra non avrebbe il diritto (sancito anche da articoli e risoluzioni ONU) a difenderla insieme alle proprie famiglie e nelle proprie case, mentre sarebbe lecito per l'esercito invasore isolare in un angolo chi legittimamente rappresenta questo popolo?

 

Il risultato di Annapolis, mettere Hamas e Iran in un angolo, rientra nei piani del colonialismo sionista per sbaragliare qualsiasi voce fuori dal coro, che possa costringere Israele a rivedere posizioni, confini, diritti, nei confronti della popolazione autoctona di Terra Santa.

Mi chiedo se sia veramente questa la line di dialogo e di pace condivisa che auspica il Bernardelli; perchè se per dialogare e ricercare vie di pacificazione crediamo che basti escludere e tappare la bocca alla maggioranza del popolo palestinese, siamo fuori strada, perchè è esattamente quello cui mira la politica militare israeliana, che mentre si scambia strette di mani e sorrisi sotto i riflettori con chi è compiacente, sgancia tonnellate di bombe sulle teste di quelli che ha messo nell'angolo (e molte altre tonnellate di bombe sono pronte per essere sganciate nell'angolo iraniano...).

 

Ed infine: i nostalgici di Jabotinsky non sono un ostacolo pericoloso sulla strada di Annapolis, anzi, sono proprio loro gli eredi più astuti dell'ideologia sionista di Jabotinsky, coloro i quali hanno orchestrato questa conferenza-di-pace-truffa, con il chiaro intento di gettare una pelle d'agnello sul pelo di lupo che gli è proprio.

 

Quelli che invece il buon Bernardelli etichetta quali "maestri del boicottaggio", non sono i nemici della pace, ma coloro che non intendono farsi prendere per il naso da queste sceneggiate hollywoodiane, le quali vorrebbero solo ridare una parvenza di verginità a killer di professione.

 

Ogni giornalsiat ed analista ha diritto ad esprimere i suoi pensieri, in piena libertà.

Ma se si parla di dialogo e di pace, allora bisogna essere coerenti ed avere il coraggio di parlare fuori dai denti, non volendo escludere nè criminalizzare, specialmente coloro che stanno subendo sulla propria pelle i giochi di una politica al massacro.

 

Se veramente si vuole fare un'azione di carità nei confronti di Israele, se si vuole aiutarla ad uscire dal tunnel nel quale si è cacciata, a causa della sua visione razziale ed esclusivista del mondo, bisogna mostrarle l'atrocità della condotta dei suoi figli, le crudeli ingiustizie con cui puniscono i fratelli semiti ismaeliti, per le quali saranno chiamati un giorno a rendere conto al cospetto del Dio di Abramo.

 

Coloro che impropriamente vengono definiti "i maestri del boicottaggio", sono solo coloro che non brandiscono altra arma nelle loro mani che quella del dissenso.

Vogliamo togliere loro anche quest'ultima possibilità per dire "No, non nel mio nome"?

 

Nè io, nè Bernardelli rappresentiamo legittimamente tale popolo, e pertanto nessuno di noi ha il diritto di sperare di vederne esclusa una parte dal contenzioso, nè tantomeno gioire che essa resti relegata in un angolo.

 

Allo stesso modo dobbiamo entrambi considerare, praticamente, come pericolosa per il processo di pace, soprattutto, anche se non solo, la campagna militare che Israele, ed i complici da lei armati, stanno conducendo ai danni della popolazione palestinese.

 

 Per ciò dobbiamo spendere energie e far sentire il nostro dissenso forte e chiaro ovunque sia possibile, comunque sia possibile, visto che per qualcuno non è possibile.

 

Concludo: Le "leadership forti", come auspica giustamente Bernardelli, ci sarebbero anche, solo che le facessero uscire dalle galere o dalle riserve nelle quali le hanno rinchiuse, e che permettessero alle loro voci di essere ascoltate da tutti.

 

Per questo motivo anche dobbiamo dare maggior voce alle speranze di giustizia di una dissidenza che non si vuol far piegare da compromessi, che sarebbero solo una sconfitta e capitolazione.