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Palla montata

di Massimo Gramellini - 18/12/2007

Licenziata in tronco anche Calciopoli (ieri l’ha definita «una montatura»), Berlusconi ha esaurito i processi contemporanei da stroncare. Da Mani Pulite ai casi che lo riguardano di persona, li ha delegittimati tutti. Ora potrà finalmente raddrizzare quelli del passato. Il processo a Socrate: come sostengono filosofi del calibro di Platone e Michela Brambilla, il precursore del Popolo della Libertà fu condannato con un margine di appena 30 voti, comprati al mercato nero da un cugino ateniese di Mastella. Il processo a Gesù fu uno scambio di persona: Pilato e la Boccassini credevano che l’Unto fosse Silvio e avesse solo esagerato nel trapianto di capelli. Quanto a Giordano Bruno, l’Inquisizione presieduta da Francesco Saverio Bellarmino condannò il frate ed ex centravanti della Lazio al rogo di Campo de’ Fiori con l’abietta speranza di propagare le fiamme alla casa di Previti, che abita poco lontano e, guarda caso, è della Lazio anche lui. Il processo di Galileo fu una vergogna: non nel merito (Galileo aveva torto, è il Sole che gira intorno ad Arcore, e se si ferma, calci nel sedere), ma nella forma: il lodo Bondi-Zeffirelli stabilisce che un toscano possa essere giudicato solo da un tribunale della Fiorentina.

Revisionati i casi di Barbablù («trovo indecente che, prima di sparire, la sesta moglie abbia scritto una lettera a "Repubblica"») e di Jack lo Squartatore («i giudici hanno fatto a pezzi il diritto e la democrazia»), a Berlusconi restano da approfondire il Processo di Kafka e quello di Biscardi. Uno dei due è opera di fantasia, ma non ha ancora capito bene quale.