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Svolta in Cina, Il partito abolisce il mito del 1° Maggio

di Federico Rampini - 18/12/2007


Per evitare ingorghi e disagi provocati dalla concentrazione delle partenze, Pechino ha deciso di abolire una delle tre "settimane dorate" in cui la Repubblica popolare si metteva tutta intera in ferie. Dovendo scegliere quale, il regime comunista non ha avuto esitazione: ha soppresso la settimana del Primo Maggio. Nonostante il coro di proteste, il governo ha varato il provvedimento.
Soppressa la settimana di ferie per sovraffollamento proteste sul Web, le autorità: la maggioranza è con noi

È la versione cinese delle vacanze intelligenti. Per evitare ingorghi e disagi provocati dalla concentrazione delle partenze Pechino ha deciso di abolire una delle tre "settimane dorate" in cui la Repubblica popolare si metteva tutta intera in ferie. Dovendo scegliere quale, il regime comunista non ha avuto esitazione: ha soppresso la settimana del Primo Maggio. Nonostante il coro di proteste insolitamente vivaci sui giornali e sui siti Internet, il governo ha annunciato di avere "concluso le consultazioni" e ha varato il provvedimento. Un portavoce della Commissione nazionale per lo Sviluppo e le Riforme ha spiegato che la decisione è stata presa per «alleviare il sovraffollamento sulle strade, nelle ferrovie e negli aeroporti». Sul portale Sina.com, il più diffuso sito online del paese, la censura non ha fatto in tempo a bloccare interventi indignati. «E´ uno scippo contro i lavoratori più poveri e gli immigrati dalle campagne - ha scritto un blogger anonimo - quelli che nella Festa del Lavoro potevano tornare a casa».
Il decreto con cui il governo di Wen Jiabao ha amputato il calendario delle feste è indicativo dei nuovi valori della classe dirigente cinese. Il governo non ha osato toccare le altre due settimane dorate, troppo solenni. La prima coincide con il Capodanno lunare, una festa con connotati religiosi che ha le sue radici nei riti ancestrali della civiltà contadina, segna l´inizio simbolico della primavera. L´altra settimana sacra è quella del primo ottobre, l´anniversario della fondazione della Repubblica popolare nel 1949: come il culto di Mao Zedong, questa festività ha assunto da anni un colore sempre meno socialista, è una celebrazione del nazionalismo e un omaggio alle forze armate. Tra la riscoperta di tradizioni antiche quanto le dinastie imperiali, e il collante ideologico del patriottismo, la Festa del Lavoro è sembrata l´unica usanza superflua. La sola giornata del Primo Maggio è stata salvata, almeno in teoria: ma senza la settimana di vacanza si sa che fabbriche e cantieri edili resteranno aperti a oltranza. Così da quest´anno centinaia di milioni di cinesi santificheranno la Festa del Lavoro in modo nuovo, producendo ancora di più. A titolo di compensazione il governo ha introdotto tre singole giornate di ferie, separate. Tutte coincidono con eredità millenarie. Sono il giorno della pulizia delle tombe degli antenati; il festival dei battelli-dragone; e la celebrazione di metà autunno che segnava la conclusione dei raccolti. «Il nuovo calendario - spiega il comunicato ufficiale - esalta le tradizioni cinesi»: proprio quelle che vennero calpestate dalle Guardie rosse di Mao durante la Rivoluzione culturale, per fare piazza pulita di ogni residuo di religiosità popolare e di attaccamento al passato. Oggi al contrario il regime si accredita come il custode dell´identità nazionale, incoraggia il revival di costumi e credenze che evocano una continuità immaginaria con l´Impero celeste.
Ma il terremoto delle festività non è un innocuo ritorno al passato. L´operazione di taglia-e-cuci nel calendario delle ferie rivela una nuova frattura sociale. Il governo garantisce che il numero di giorni di riposo individuali non diminuisce: il sacrificio della settimana del Primo Maggio può essere recuperato da ogni lavoratore dipendente che si sceglierà le vacanze su misura, scaglionando le partenze per evitare gli esodi di massa. I mass media ufficiali hanno esibito statistiche spaventose: le stragi annuali sulle strade, gli anziani colti da malore nella ressa delle stazioni, i ritardi degli aerei, la speculazione delle agenzie di viaggio che raddoppiano le tariffe nei periodi di punta. E´ spuntata una giustificazione ambientalista. L´invasione oceanica dei turisti venuti dalle provincie - informano le autorità municipali di Pechino - quest´anno durante la Festa del Lavoro ha scaricato su Piazza Tienanmen 21 tonnellate di immondizia al giorno. In effetti la settimana del Primo Maggio 2007 ha segnato un record storico: 179 milioni di cinesi si sono messi in viaggio, spingendo al collasso le infrastrutture nazionali.
Dietro queste cifre si nascondono due realtà diverse. Da una parte c´è la middle class urbana che può permettersi di volare all´estero, prende d´assalto le agenzie viaggi per i tour organizzati in Europa, invade la Thailandia e l´Indonesia, scopre le isole tropicali del sudest asiatico. Per i 100 milioni di colletti bianchi benestanti, dotati di un potere d´acquisto occidentale, scaglionare le partenze non sarà un problema. Poi c´è un´altra Cina, molto più vasta, dove il diritto alle ferie retribuite è ancora un sogno. E´ il mondo degli operai sottopagati, dei muratori nei cantieri edili, degli spazzini e dei manovali, in gran parte immigrati senza permesso dalle regioni più povere. Nella sola Pechino si contano quattro milioni di irregolari: contadini venuti a lavorare in città senza il certificato di residenza, clandestini in patria, ricattabili dai datori di lavoro. Per loro la settimana dorata del Primo Maggio era un lungo viaggio di ritorno a casa, nelle campagne distanti centinaia o migliaia di chilometri, per rivedere le famiglie. «Proprio nella settimana di maggio - protesta un altro blogger su Sina.com - i contadini emigrati in città potevano tornare ad aiutare i parenti nel lavoro dei campi». E´ questo esercito proletario senza tutele la vera vittima delle festività soppresse. In sua difesa si sono schierati ben 21 giornali, tra cui due quotidiani a larga diffusione come Notizie Serali di Yangzi e il Notiziario cittadino di Huaxi. Hanno pubblicato un appello congiunto al Consiglio di Stato per salvare la Festa del Lavoro. Il loro argomento forte: finché l´intero paese si fermava per una settimana, le imprese erano costrette a chiudere e a mettere tutti in libertà. Se il calendario delle ferie diventa "à la carte", individuale e frammentato, per i lavoratori più deboli il riposo sarà cancellato. Non succede spesso che un pezzo di opinione pubblica riesca a esprimersi. Per fermare il governo ci vuol altro. Secondo l´agenzia ufficiale Nuova Cina «i sondaggi hanno indicato che il 70% della popolazione è favorevole alla revisione della festa del Primo Maggio».