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Da Kyoto a Bali, senza impegno

di Guglielmo Ragozzino - 19/12/2007





 

Tutto è bene quel che finisce bene dicevano gli attori ai tempi di Shakespeare e ripetono oggi, ai tempi del riscaldamento globale, gli ambientalisti. Si accontentano questi ultimi della road map indicata nel vertice di Bali sui mutamenti climatici. Che è poi un calendario di riunioni: vertici, scadenze, convegni, con impegni assai scarsi quanto a qualità e quantità delle misure da prendere.

La speranza è tutta legata al possibile cambio di linea politica, oltre che di presidente, negli Stati uniti. Per fortuna però, «per la prima volta i paesi in via di sviluppo sono stati coinvolti» ha detto il capo della nostra delegazione, il ministro dell'ambiente Alfonso Pecoraro Scanio.

Chissà cosa avranno detto i paesi in via di sviluppo dell'impegno dell'Italia, sesta o settima potenza mondiale, grande inquinatrice, titolare di un parco circolante di 33 o 35 milioni di automobili, con un buon numero di centrali elettriche a carbone in costruzione e nessuna intenzione di ridurre i consumi di energia, anche se l'impegno nei confronti dell'Ue è quello del 20/20/20: cioè 20% in meno di emissioni climateranti, 20% di uso energie rinnovabili, 20% di maggiore efficienza cioè di risparmio entro il 2020. Chissà se i paesi in via di sviluppo si saranno chiesti se l'Italia avrebbe rispettato i suoi impegni europei, almeno quelli.

Ma è molto più probabile che non si saranno chiesti niente. L'Italia non conta, è come se non esistesse, gli altri non hanno neppure bisogno di stendere un velo; si fa prima a dimenticare, a guardare piuttosto ad altri europei: Francia, Germania, Spagna, perfino alla piccola Danimarca, alla Svizzera che non fa neppure parte dell'Unione europea.

In Francia, in Germania, in Spagna progettano davvero il loro futuro. Angela Merkel, indica una riduzione delle emissioni dell'80% per metà secolo. José Luis Rodríguez Zapatero vuole fare della Spagna la maggiore produttrice mondiale di impianti eolici; Nicolas Sarkozy ha promesso alla sua «Grenelle» ambientale di rifare il volto della Francia, rinnovando per esempio l'intero sistema della casa. Nel suo progetto fantastico milioni di abitazioni potrebbero diventare autosufficienti.

Quanto all'energia necessaria, in Svizzera si pensa di «tagliarla» per quattro, mentre la Danimarca contende alla Spagna il primato sul controllo dei venti. Niente, in Italia. La lodevole conferenza ambientale, tenuta in settembre alla Fao, è stata boicottata dal metà del governo, in difesa dell'industria e delle centrali elettriche, antiche e prossime venture, dei futuri gassificatori e di un sostegno pubblico dei consumi di energie inquinanti. Che direbbero nel mondo in via di sviluppo se sapessero che il presidente Romano Prodi - al contrario di Merkel, al contrario di Zapatero e Sarkozy - arrivato alla Conferenza dell'ambiente nazionale italiana ha saputo proporre soltanto un'altra Conferenza entro 10 anni?.

In questo senso, ma solo in questo senso, è come se anche l'Italia avesse stabilito la sua road map, come hanno fatto a Bali.