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Il Dalai Lama e l'ipocrisia italiana

di Nadia Redoglia - 19/12/2007





 

“Per appartenere al movimento olimpico occorre conformarsi ai principi della Carta olimpica” (art.6 capo primo) Il documento riporta le condizioni per appartenervi, prime fra queste l'intento di promuovere una società pacifica tesa alla salvaguardia della dignità umana. La Cina nel 2006 ha giustiziato più di 8.000 persone ed a parte di queste ha arbitrariamente espiantato gli organi.

Si trova al 163° posto (su 168) per la libertà di stampa, i motori di ricerca subiscono censure severissime e coloro che tentano di accedere ai siti censurati sono segnalati come controrivoluzionari (compiacenti quei motori di ricerca da noi amati) subendo sanzioni, ma soprattutto pesanti reclusioni da cinque anni all'ergastolo. Accusato di possedere materiale controrivoluzionario è chi viene trovato a legger la dichiarazione dei diritti umani… Per presunzione di reato, non di colpevolezza, si subiscono 3 anni di reclusione (attesa di giudizio senza avvocati). In virtù di questo (ed altro ancora) la Cina è stata scelta come campione di una società pacifica tesa alla salvaguardia della dignità umana per le prossime olimpiadi.

Il Dalai Lama, sovrano del Tibet, autorevole leader religioso, nonché oceano di saggezza, nel suo italiano pellegrinaggio ha portato affetto e compassione, ha sapientemente descritto la natura dei valori umani che partendo dal seme della vita maturano in frutti che la mamma raccoglie per prima. Dalle nostre madri abbiamo imparato ciò che è alla base della fratellanza e che forma intenzione di bene per poi passare all'azione e questo vale per tutte le creature, ma l'uomo ha capacità migliori della mente Questi a posteriori potrà riversare i valori nella religione, non a priori. Infatti lui, proseguendo: “E' mia madre ad avermi trasmesso affetto e cuore, non il buddismo…Fin qui la sua sovranità religiosa, per quanto riguarda quella politica sappiamo tutti che è un sovrano in esilio e la sua terra è stata violata dall'invasione cinese che ancora oggi opera con l'oppressione atta all'annientamento del Tibet. Il suo viaggio si è concluso a Torino, una città che può vantare se non proprio il riconoscerlo ufficialmente quale capo di Stato, quanto meno buone intenzioni ammettendo il proprio ”vorrei, ma non posso”. Questo santo uomo è semplicità disarmante, è gioia e ilarità, la sua risata è contagiosa proprio come quella dei bimbi: non è carisma, è empatia e simpatia. Ero accucciata ai piedi del palco dell'auditorium giustificata ufficialmente dal mio mestiere, ma certamente molto di più per incrociare più volte il suo sguardo e il reciproco scambio di sorrisi…

Lo Stato italiano (quello distintosi per la moratoria sulla pena di morte, da lui soppressa nel codice militare nel 1994) e quello Vaticano non riconoscono lo Stato del Tibet, dunque il suo capo, la Cina non lo permette. Vediamo se è almeno riconosciuto dalla chiesa come uno dei principali capi religiosi. Al rito dell'accensione del cero hanno partecipato le massime cariche religiose delle comunità piemontesi, quella cattolica è stata rappresentata da un seguace focolarino, ma non è sua eminenza il card. Poletto, vescovo di Torino, la massima carica cattolica?!

Tiriamo le somme: se è stata la Cina ad essere scelta per le olimpiadi vuole dire che il suo atteggiamento nei confronti dei diritti umani è ritenuto corretto. Se noi sottostiamo alle disposizioni cinesi significa che accettiamo. Ci è capitata l'occasione per dimostrare l'essenza del principio di umanità, al fine di non incappare in drammatico equivoco, assicurando comunque alla Cina la nostra disponibilità a lavorare insieme, purché questa accetti la condizione di collaborare tra umani. Escludendo il Dalai Lama come uomo politico e come capo religioso (non necessariamente in quest'ordine) non solo riconosciamo i valori della Cina, ma li abbiamo pure rafforzati...”Non è proprio così” ci dicono dalla stanza dei bottoni. Può darsi, ma quando sorgono equivoci e questi sono dannatamente drammatici e nulla si fa per dimostrare da che parte stanno le intenzioni, si parte malissimo e si teme di arrivare (ove sia previsto l'arrivo) ancor peggio…