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Buffoni di governo

di G. P. - 21/12/2007

 

 

 

Questa volta non si tratta di un titolo enfatico ma dell’unico epiteto che merita il governo Prodi.

Era di fatti il nostro paese a presiedere, qualche giorno fa, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che ha approvato all’unanimità la risoluzione 1790, quella che autorizza gli Stati Uniti a proseguire l’operazione militare in Iraq sotto il comando del Generale Petraeus.

Apprendiamo la notizia dal Foglio di ieri, con un articolo a firma di Christian Rocca, il quale, peraltro, insinua il dubbio che i grandi plausi e il fumo negli occhi gettato con il voto sulla moratoria non vincolate per l’abolizione della pena di morte, siano serviti, più che altro, a coprire il primo voto molto più scomodo sulla continuazione dell'aggressione all'Iraq. Del resto, non mi pare che la notizia sia apparsa sui giornali vicini al governo, né che si sia levata la voce indignata di qualche finto pacifista alla Menapace, per quest’ennesimo schiaffo “arcobaleno” dato dal centro-sinistra agli elettori carpiti in campagna elettorale con i soliti ditirambi sul pacifismo.

Il fatto grave è che l’Italia ha praticamente dato, con questo voto scellerato, il proprio assenso a tutto quello che gli americani hanno compiuto in Iraq fino a questo momento e a quello che ancora faranno visto che, con la risoluzione in questione, Bush potrà mandare altri 30.000 soldati nell’ex regno di Saddam Hussein.

Alla fine, il governo di centro-sinistra, quello che aveva preso i voti perorando le sue mille diversità rispetto a Berlusconi, si è apertamente schierato per la difesa della civiltà occidentale a suon di bombe, alla faccia del pacifismo e della tolleranza tra i popoli.

Ma scommetto che anche questa volta la brava gente di sinistra soprassiederà perchè il ritorno del “Cavaliere nero” di Arcore è sempre peggio di migliaia di vittime innocenti, per giunta in un paese lontano come l’Iraq.

La risoluzione 1790 è stata adottata in base all’art.7 della Carta Onu. Si tratta del punto in cui viene autorizzato l’uso della forza per ragioni preventive come la minaccia della pace e della sicurezza (di chi?). In realtà è un’ennesima adesione dei paesi membri del Consiglio di Sicurezza alla politica imperiale del paese dominante, attraverso uno strumento completamente svuotato di senso come l’ONU. Quest’ultima serve solo a dare una parvenza di democraticità e collegialità a decisioni internazionali che rispondono ad un logica totalmente unipolare.

Se l’Onu continua a funzionare è unicamente perché lo vogliano gli americani e quest'ultimi se ne serviranno almeno fino a che i suoi organi decisionali non metteranno in discussione la leadership statunitense. Se ciò dovesse accadere, le Nazioni Unite finiranno nella pattumiera della storia. Sarà solo in quel momento che verrà fuori tutto il discredito, l’inutilità e la corruzione di questa istituzione, dove il servilismo verso il paese dominante è appena celato dall’ampollosità ufficiale ed autocelebrativa dei burattini esposti, di tanto in tanto, in una vetrina mondiale, quella dei capi di stato e di governo che vengono chiamati ad asseverare decisioni già prese a Washington (soprattutto per quel che riguarda i leaders occidentali).

Ma l’Onu potrà altresì avere vita lunga se non si opporrà al disegno “democratizzatore” degli Usa, se tutti i paesi che ne fanno parte continueranno a tenere a bada la propria opinione pubblica interna ammaestrandola con fandonie sui diritti umani ed inculcando in essa l’idea balzana che le Nazioni Unite sono in grado di favorire la solidarietà tra i popoli; se, in breve, non si opporranno all’approvazione di risoluzioni come la 1790, in maniera tale che le guerre degli Usa appaiano sempre necessarie al consolidamento della pace e della sicurezza nel mondo.

Gli illusi che pensano di poter utilizzare l’Onu come camera di composizione degli interessi internazionali si mettano l’anima in pace. Come ha giustamente sostenuto Carlo Jean sperare che l’Onu abbia oggi una funzione diversa da quella attuale sarebbe come “se, nella Roma imperiale, si fosse proposto di rafforzare il senato per limitare i poteri dell’imperatore”. Ed ancora, aggiunge Jean, con vaticinio azzeccato: “Meglio che l’ONU dedichi la sua energia a problemi come quello della moratoria dell’esecuzione delle condanne a morte o degli aiuti umanitari”.

Dovrebbe essere chiaro che le Nazioni Unite esplicheranno le loro funzioni finché queste saranno richieste dagli americani ad integrazione della loro strategia di hard power. Siccome non tutto si può risolvere mostrando i muscoli ecco che arrivano i caschi blu dell’ONU a consolidare pacificamente i nuovi confini raggiunti dall’impero. Mi piace citare ancora una volta Carlo Jean (uno che del resto se ne intende, per quanto molto lontano dalle nostre posizioni) su questo argomento: “E’ stato fatto credere ai popoli che l’ONU possa mantenere la pace. Che esista un villaggio globale e che la razionalità di una governance mondiale possa imporsi sulla politica degli Stati”.

E’ il mondo unipolare bellezza e c’è poco da fare i distratti o i sognatori a spese altrui. Di fronte a tale dato di fatto ci sono solo due opzioni: o si sta dentro quest’ordine (con quello che comporta) o si fanno le barricate e ci si mette fuori (con quello che, altrettanto, comporta).

Ma torniamo alla risoluzione 1790 approvata anche dall’Italia. Il testo dice espressamente così: “Il Consiglio di sicurezza riafferma l’autorizzazione alla forza multinazionale così come prevista nella risoluzione 1546 del 2004 e decide di estendere il mandato previsto in quella risoluzione fino al 31 dicembre 2008”. Così il governo di centro-sinistra aderisce ad una guerra che non vede più l’Italia direttamente impegnata in quello scenario con i propri soldati, ma votando a favore della risoluzione smentisce, allo stesso tempo, tutte le precedenti dichiarazioni dei suoi leaders, i quali si erano appellati più volte al fatto che l’ONU non avesse mai autorizzato l’attacco all’Iraq.

La risoluzione sarebbe stata scritta a “quattro mani” dal governo americano e da quello iracheno (che è poi la stessa cosa), tutti gli altri paesi si sono limitati a proporre cambiamenti di forma e non di sostanza. Alla fine di questa sceneggiata collettiva si sa solo che gli Usa continueranno con l’invasione di un paese sovrano nella speranza di riuscire a piegare la resistenza di un popolo che sta orgogliosamente vendendo cara la pelle. La sinistra italiana, non da oggi, è “spiritualmente” vicina a questo invasore. Concludo con le stesse parole del giornalista del Foglio dicendo che, ai nuovi diktat americani, il governo italiano ha risposto ancora una volta: presente!