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Iraq, Ciò che resta dell'occupazione. Bassora, regno delle milizie

di Ornella Sangiovanni - 21/12/2007



L'avventura britannica in Iraq è finita. Il 16 dicembre, con una cerimonia che si è svolta nella sala arrivi dell'aeroporto di Bassora, al chiuso onde evitare attacchi a colpi di mortaio, la provincia che porta lo stesso nome è stata consegnata agli iracheni.

Quella di Bassora è l'ultima delle quattro province sotto controllo britannico a passare al governo di Baghdad, dopo Muthanna, Dhi Qar, e Maysan – tutte situate nel sud del Paese, e a stragrande maggioranza sciita.

Per i circa 4.500 soldati di Sua Maestà che ancora si trovano in Iraq cambia poco: concentrati nella base aerea presso l'aeroporto internazionale di Bassora, da quando – ai primi di settembre – avevano abbandonato il Basra Palace, l'ultima base che mantenevano in città, da ora in poi si limiteranno al cosiddetto "overwatch" – che tradotto significa addestrare le forze irachene e intervenire in caso di emergenza – ma solo su richiesta delle autorità di Baghdad. Una eventualità, quest'ultima, alla quale non crede quasi nessuno.

A Bassora città non possono più entrarci: né loro, né il personale diplomatico e civile in genere – una decisione presa da Londra che, dicono in parecchi, complica non poco lo svolgimento di alcune attività, ad esempio quelle delle cosiddette Provincial Reconstruction Teams (PRT), le squadre miste civili-militari che operano nella ricostruzione.

Non solo. Questo rende estremamente difficile avere notizie di prima mano su quello che sta succedendo, e un quadro chiaro della situazione in città.

Perché Bassora è tutt'altro che tranquilla, e non da adesso.

Da parte britannica si continua a sottolineare che gli attacchi sono diminuiti in modo spettacolare, in seguito al ritiro dal Basra Palace dei primi di settembre: del 90%, ha detto recentemente il premier Gordon Brown alla Camera dei Comuni.

Ma gli attacchi di cui si parla sono quelli contro i soldati di Sua Maestà, che ora in effetti non sono più un bersaglio per i vari gruppi armati locali, anche se sulla base aerea nei pressi dell'aeroporto che attualmente li ospita ogni tanto continuano a cadere colpi di mortaio.

Una città ostaggio della violenza

Per la popolazione di Bassora le cose sono molto diverse.

La città è in preda alla violenza delle diverse milizie che se ne contendono il controllo – la provincia di Bassora possiede oltre il 70% delle risorse petrolifere di tutto il Paese, e fornisce il 90% delle entrate del governo – e delle numerose bande criminali.

Anche se la situazione è diversa da quella della capitale, Baghdad, per gli abitanti la vita è diventata difficilissima.

A essere particolarmente colpiti sono professionisti, intellettuali, e la parte dell'élite laica e liberale, che comunque in gran parte ha già lasciato la città del sud dell'Iraq, dove le milizie sciite filo-iraniane – e non - impongono con la forza il loro modo di vita. Anche i cristiani sono fuggiti in massa.

Partticolarmente drammatica è la situazione delle donne.

Secondo il capo della polizia locale, generale Jalil Khalaf, negli ultimi sei mesi ne sono state uccise 48. La loro colpa? Avere comportamenti poco "islamici", ovvero vestire alla maniera occidentale, o semplicemente non indossare l'hijab, andare in giro truccate.

Ma procurarsi statistiche accurate sulla violenza in città e nella provincia non è facile. Le uniche disponibili sono quelle di fonte irachena – esercito e polizia – che potrebbero essere intenzionalmente sottostimate o comunque manipolate. Le forze armate britanniche le utilizzano ma non vogliono renderle pubbliche, e dicono ai giornalisti che le chiedono di rivolgersi direttamente alle autorità irachene.

Il Washington Post, in un articolo pubblicato di recente, faceva osservare come tre diversi funzionari della sicurezza locale avessero fornito tre gruppi di cifre diverse, ancorché dello stesso ordine di grandezza.

Secondo il capo della polizia provinciale, gli omicidi sono diminuiti dai 142 di giugno a 75 in novembre; per un comandante militare nella provincia da 154 a meno di 70 nello stesso periodo; per un altro alto esponente delle forze armate, da 83 a 74.

"Mi hanno lasciato tutti i guai del mondo"

Ma sono proprio gli iracheni a fare un quadro della situazione che lascia poco spazio all'ottimismo.

E per questo in molti danno la colpa all'atteggiamento che hanno avuto gli inglesi.

Il capo della polizia di Bassora, generale Jalil Khalaf, uno dei due "uomini forti" inviati dal premier Nuri al Maliki per garantire la sicurezza nella provincia (l'altro è il generale dell'esercito Mohan al Firaji), in una recente intervista con il Guardian non ha avuto peli sulla lingua, in particolare per quanto riguarda la responsabilità delle forze britanniche.

"Mi hanno lasciato le milizie, mi hanno lasciato i gangster, e mi hanno lasciato tutti i guai del mondo", ha detto il generale, che in sei mesi a Bassora è già scampato a sette attentati.

Le varie milizie, ha aggiunto, sono armate meglio dei suoi uomini.

Problemi iracheni

Da parte britannica da tempo si sottolinea che si tratta di problemi iracheni, che richiedono una soluzione "di tipo iracheno".

Lo ha ribadito il maggiore Mike Shearer, portavoce militare delle forze di Sua Maestà, in alcune dichiarazioni fatte pochi giorni fa da Bassora.

"La soluzione per il sud-est dell'Iraq non si troverà all'estremità del fucile della coalizione", ha detto. "Verrà trovata dagli iracheni che troveranno le loro soluzioni ai loro problemi. Non abbiamo mai preteso che avremmo consegnato una provincia circondata da uno steccato bianco come una scena di The Stepford Wives [film ambientato in una tranquilla cittadina di provincia americana, in italiano "La donna perfetta" NdR]".

E alla domanda se la situazione della sicurezza a Bassora, alla vigilia del passaggio di consegne agli iracheni, fosse migliore di quella del marzo 2003, quando le prime forze britanniche entrarono in città, ha risposto: "Veramente non sono in grado di rispondere. La situazione è diversa, quando siamo arrivati qui la gente viveva sotto il tallone di Saddam Hussein, l'ordine nel quale viveva era un ordine imposto".

Anche il Segretario agli Esteri, David Miliband, che era presente alla cerimonia del 16 dicembre, è stato costretto ad ammettere: "Non stiamo consegnando una terra di latte e miele".

In un rapporto [pdf] della commissione Difesa della Camera dei Comuni, pubblicato agli inizi di dicembre, si sottolinea che gli obiettivi della presenza britannica nel sud-est dell'Iraq – ovvero "creare la sicurezza necessaria per lo sviluppo di istituzioni politiche rappresentative e per la ricostruzione economica" – non sono stati raggiunti. E si mette in discussione la presenza dei 2.500 soldati di Sua Maestà che dovrebbero rimanere in Iraq nella primavera 2008, quando il contingente sarà ulteriormente dimezzato, secondo un calendario annunciato già da tempo.

"Se esiste ancora un ruolo per le forze del Regno Unito in Iraq, queste forze dovrebbero essere in grado di fare di più che proteggere semplicemente se stesse nella base presso l'aeroporto di Bassora", si legge nel rapporto. "Se ridurne il numero significa che non potranno fare più di questo, bisognerà interrogarsi sull'intera presenza del Regno Unito nel sud-est dell'Iraq".

Meglio soli che male accompagnati

Ma, in definitiva, quello che conta è ciò che pensano gli iracheni.

E i risultati di un recente sondaggio, commissionato dalla BBC, pochi giorni prima che la provincia di Bassora passasse sotto il controllo di Baghdad, sono eloquenti.

L'86 % degli intervistati ha risposto che la presenza delle truppe britanniche, dall'invasione del marzo 2003, ha avuto un impatto negativo sulla provincia. E per il 56% essa ha aumentato il livello complessivo di violenza da parte delle milizie.

Solo il 2% ha definito tale presenza positiva. E solo il 5% pensa che la situazione della sicurezza subirà un deterioramento dopo il loro ritiro.




Vedi anche
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The General's Last Stand [ATTENZIONE: IL VIDEO CONTIENE IMMAGINI CRUDE], una inchiesta realizzata da Guardianfilms/ITV News, è visibile sul sito del Guardian
: [ATTENZIONE: IL VIDEO CONTIENE IMMAGINI CRUDE], una inchiesta realizzata da Guardianfilms/ITV News, è visibile sul sito del Guardian