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Nucleare: non è la paura ma il buonsenso a farci dire di no

di redazionale - 27/12/2007

 

 

Si è svolto giovedì scorso a Roma il convegno "Energia e Nucleare, il futuro dell'Italia" promosso dalla fondazione ''Liberal'' di Adornato, ''Formiche'' di Paolo Messa e la fondazione di Gianfranco Fini ''Fare Futuro''. Al convegno hanno partecipato gli esponenti del centrodestra Pierferdinando Casini e Gianfranco Fini. Ospite d'onore l'Amministratore delegato dell'Enel, Fulvio Conti che sull'impiego di centrali nucleari ha dichiarato di essere "pronto a rispondere ad una chiamata dal sistema''.
Si è trattato dell'ennesimo exploit demagogico di un centrodestra che da mesi sta pericolosamente adottando il ritorno al nucleare come tema elettorale e che rischia di trascinare in questa folle avventura altri pezzi di politica italiana sia di destra che di sinistra. Adolfo Urso di AN su questo punto è stato chiarissimo: ''E' un tema che rappresenta un banco di prova per il Pd, speriamo che si liberi del demone del non fare. Vedremo se intendono seguire l'esempio dei loro partiti fratelli, europei e non, tutti favorevoli al nucleare, oppure fare in modo che il nostro Paese rimanga l'unico rappresentate del G8 a non produrre energia atomica".
Scontata la litania delle dichiarazioni rilasciate dai partecipanti: "l'Italia non può restare indietro", "così si blocca lo sviluppo", ...
Nessuna proposta, invece, per risolvere il problema dello stoccaggio delle scorie, nè alcun riferimento al fatto che l'uranio è una risorsa scarsa e non rinnovabile, dunque della stessa natura del petrolio, che ormai viaggia sui cento dollari al barile, e accomunato ad esso dallo stesso destino di esaurimento e lievitazione dei prezzi.
Nessun riferimento neanche ai costi esorbitanti che l'Italia dovrebbe sostenere per costruire centrali "sicure" e per smantellare in altrettanta sicurezza le centrali dismesse, né ai tempi lunghissimi necessari per la costruzione delle nuove centrali.
Ricordiamo che ad oggi neanche la Francia ha un deposito definitivo per le scorie e che l'Italia è ancora alle prese con lo smantellamento delle sue centrali costruite alla fine degli anni '50 e dismesse a partire del 1981 (dunque prima del referendum!).
Ovviamente, nessuno ha parlato del rischio di dipendenza tecnologico-economica dall'EDF, la società elettrica di stato francese che da tempo ha iniziato la sua campagna di vendita in Italia per far fruttare il suo know-how.
Ci si è limitati al solito riferimento alla paura che ha spinto gli Italiani a votare NO al nucleare nel 1986. Una paura che ha coinvolto anche Fini, ma che oggi, a suo dire, va superata.
Fare Verde dice no al nucleare non per paura, ma per buonsenso. Non si può continuare a parlare di fonti approvvigionamento, rinnovabili o nucleari che siano, senza mettere mano all'efficienza con la quale utilizziamo l'energia.
Una decina di giorni fa TERNA, la società responsabile della trasmissione dell'energia elettrica su tutto il territorio nazionale ha annunciato un'opera di manutenzione straordinaria che eliminerà sprechi sulla rete per 4.600 MW: più del doppio della mega centrale di Civitavecchia. Una conferma del fatto che la più grande e pulita fonte di energia sono il risparmio e l'efficienza.
L'uso che facciamo dell'energia, quello sì, è indegno di un paese tecnologicamente avanzato e rischia di farci restare ancora a lungo in una situazione di arretratezza.
Ma il buonsenso, si sa, non appartiene alla politica italiana.