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2007, l'anno più sanguinoso in Afghanistan. Retorica a parte è un fallimento

di redazionale - 27/12/2007

Seimila morti: l'Onu registra 525 «incidenti armati» ogni mese

Cosa si sta ricostruendo in Afghanistan? A riaprire la ormai datata polemica pro/contro la presenza occidentale nell'ex (ex?) roccaforte talebana è oggi il quotidiano spagnolo El Pais. Informandoci che l'anno che sta per concludersi, il 2007, è stato il più sanguinoso dalla fine (fine?) della guerra decisa dagli Stati Uniti nel 2001 in risposta agli attacchi dell'11 settembre. Riportato d'attualità dal nuovo, bel film diretto da Robert Redford, «Leoni per agnelli», il conflitto afghano si trascina ormai in una sorta di abulia mediatica che si rompe solo in occasione di eventi davvero significativi: attentati in cui vengano coinvolti occidentali o straordinari persino per la sanguinosa media locale. 
Ma questa anonima realtà quotidiana è un quotidiano bagno di sangue che non risparmia nè  combattenti nè civili. Sono semila cadaveri, dal 1° gennaio 2007 a tutt'oggi: 750 civili solo dal mese di settembre. Con l'avvertenza che il numero delle vittime civili è il più difficile da accertare in una terra montuosa, di villaggi isolati, dove gli ospedali sono rari e le notizie viaggiano lente e insicure proprio come la popolazione. I militari sono meno, 229, di cui 115 americani. Ma anche il loro numero nno fa che aumentare: nel 2002 ne morirono 69.
Già a ottobre, quindi ormai qualche attentato fa, l'Onu stimava per il 2007 una media mensile di 525 «incidenti armati», il 25% in più rispetto al 2006. Dovuti soprattutto alle tecniche di guerriglie dei taleban che, ben riforniti dall'Iran, stando alla denuncia odierna del Canada, lungi dall'agitare bandiera bianca, diventano sempre più aggressivi, strutturati e diffusi ben oltre il Sud a cui si supponevano confinati. 
Questo è l'Afghanistan oggi, 26 dicembre 2007. Retorica a parte.