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La finanza e la shariah

di Karina Robinson - 27/12/2007



Il prezzo sempre più alto del petrolio sta rafforzando la «finanza islamica»
E questa boom costringe molte società occidentali a confrontarsi (senza preparazione) con le regole della Shariah

Sebbene alcuni segmenti dell’attività bancaria, quali la cartolarizzazione dei “mutui subprime” e il finanziamento dei “leveraged buyouts” (NdT, particolare tipologia di acquisizione di una società) siano in forte crisi, assistiamo ad una spettacolare crescita della finanza islamica.
La legge islamica, o Shariah, vieta il pagamento e il ricevimento di interessi sottolineando invece l’aspetto della suddivisione dei profitti. Inoltre proibisce gli investimenti in attività quali il tabacco, l’alcol e le scommesse.
Le risorse finanziarie, conformi alla Shariah, sono cresciute nell’ultimo anno di quasi il 30% superando i 550,5 miliardi di dollari, secondo analisi globali pubblicate questo mese dal periodico The Banker sulla base di dati forniti dalla società di consulenza «Maris Strategies».
La crescita è superiore alla maggior parte degli altri segmenti nel campo dei servizi finanziari e sembra destinata a continuare in quanto le banche - comprese banche occidentali quali la «Standard Chartered» e la «Goldman Sachs» - sembrano disposte a soddisfare la crescente domanda del miliardo e seicento milioni dei musulmani di tutto il mondo.
Un importante fattore di questo boom è il prezzo elevato del petrolio che ha portato ad un accumulo di ricchezza, tra gli altri, negli Stati del Consiglio di cooperazione del Golfo e in Iran. Inoltre Paesi come gli Emirati Arabi Uniti, l’Arabia Saudita e la Malesia puntano ad incrementare le entrate pubbliche e a creare posti di lavoro facendo delle loro capitali centri della finanza islamica.
Il settore è ancora in fasce quando si parla di questioni come la trasparenza, la responsabilità e il rating e numerosi sono gli standard impiegati. Ciò comporta anche da parte occidentale, Inghilterra in particolare, una probabile sottovalutazione delle risorse complessive della finanza islamica.
«Le banche islamiche nel Regno Unito per quanto concerne le operazioni differiscono dalle banche del Bahrain che, a loro volta, sono diverse da quelle della Malesia e dell’Indonesia», dice Nabeel Shoaib, direttore di «HSBC Amanah», unità di finanza islamica della banca internazionale «HSBC». «È necessaria la standardizzazione della finanza islamica per evitare la frammentazione e per creare nuove classi di investimenti finanziari in grado di competere con la finanza convenzionale».
I progressi sono ostacolati dalle divergenze tra gli studiosi in ordine a ciò che è in armonia con la Shariah e ciò che non lo è. La Shariah non è una serie di leggi codificate, ma una serie di interpretazioni basate sul Corano e ne consegue che le decisioni sono influenzate dalle convinzioni personali e dalle influenze culturali, osserva Joe DiVanna, direttore di «Maris Strategies».
C’è anche carenza di studiosi esperti della Shariah a causa dell’enorme crescita negli ultimi anni della finanza islamica. E questi studiosi debbono prendere in esame i prodotti sempre più sofisticati che si stanno affacciando sui mercati finanziari - hedge funds in linea con la Shariah e pacchetti finanziari nei quali le azioni scelte sono in armonia con la Shariah.
Lo studio di The Banker sottolinea che la stragrande maggioranza delle richieste viene da clienti di meno di 30 anni di età interessati alla loro identità religiosa e culturale. Tuttavia c’è spesso uno scambio in quanto su molti mercati, i tradizionali prodotti di risparmio possono garantire un valore superiore. Ciò dovrebbe avvenire con sempre minore frequenza nella misura in cui vengono immessi sul mercato più prodotti islamici che rappresentano uno dei principali ambiti di crescita del settore.
Inoltre la crescita deriverà dalla fornitura di servizi a musulmani particolarmente agiati e, sul versante opposto, ai molti musulmani che non hanno un conto corrente bancario. Un settore cui viene ovvio pensare è quello del microcredito per evitare il pagamento di interessi.
Se prendiamo in esame i singoli Paesi, l’Iran è quello che detiene la maggior parte della finanza islamica con 155 miliardi di dollari, grazie al fatto che tutte le istituzioni debbono essere conformi alla Shariah e grazie anche al fatto che ha una popolazione di 71 milioni di abitanti. In Arabia Saudita e in Malesia le banche e le compagnie di assicurazione possono offrire anche prodotti convenzionali.
Ciò che sorprende esaminando la classifica dei Paesi, è il fatto che la Gran Bretagna, Paese non musulmano ma con due milioni di abitanti musulmani, figura al decimo posto con 10,4 miliardi di dollari di risorse conformi alla Shariah.
Ciò si deve in gran parte a «HSBC Amanah», che dispone di 9,7 miliardi di dollari in risorse conformi alla Shariah e che ha sede a Londra. Ma riflette anche il ruolo della City come primario centro di servizi finanziari globali con il governo britannico che svolge un ruolo di sostegno nello sviluppo del settore.
La Gran Bretagna intende diventare il primo governo occidentale ad emettere obbligazioni islamiche e ha già valutato le possibilità anche se l’ipotesi di emettere queste obbligazioni nella prima metà del 2008 è ormai tramontata a causa delle nuove complesse normative concernenti la legge islamica. Appena il mese scorso «Citigroup» ha annunciato un crollo del 57% dei profitti netti nel terzo trimestre, scesi a 2,38 miliardi di dollari, a causa dei “mutui subprime”, dei “leveraged buyouts” e dei derivati a reddito fisso.
«Citigroup» non è sceso in dettagli riguardo alla sua unità per la finanza islamica, una percentuale modesta rispetto alle altre unità, ma non modesta per tasso di crescita e per ambizioni: l’anno passato la banca americana figurava al nono posto per la sottoscrizione di obbligazioni e prestiti islamici; quest’anno, secondo Bloomberg, figura al primo posto con una quota di mercato del 12,5% e transazioni per 4,5 miliardi di dollari.

Karina Robinson è caporedattore di The Banker © International Herald Tribune Traduzione di Carlo Antonio Biscotto