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Modello Veltroni: forte con i deboli e debole con i forti….

di Carlo Gambescia - 28/12/2007

 

Per prendere atto, e in modo definitivo, del vicolo cieco in cui è finita la sinistra riformista, basta leggere l’intervista concessa da Veltroni a Vittorio Zincone, uscita ieri sul “Magazine” del Corriere della sera (http://www.corrieredellasera.it/ ).
Quel che subito colpisce è la “confezione” furba... Formato regalo post-natalizio al veltrusconismo, con foto a tutta pagina di Veltroni-con-vista-sui-Fori o in primissimo piano: una specie Martin Luther King "sbianchettato"… Un vero capolavoro, degno del nuovo Minculpop di via Solferino, tutto Confidustria e Partito democratico. Diciamo la verità, neppure la Repubblica finora era arrivata a tanto.
Quel che invece irrita è la “ raffigurazione” di Veltroni come il “Santo Patrono” delle liberalizzazioni. E da lui con piacere condivisa. Un Uomo (della Provvidenza?) che finalmente avrebbe saputo dire no ai tassisti: lavoratori, che tra l’altro, svolgono un’attività, certo in proprio ( è un delitto?), ma sicuramente usurante. Roba da ridere, insomma. O da piangere, perché i problemi di Roma, che il sindaco ha contribuito a trasformare in un Luna Park storico-artistico-religioso per turisti, sono altri. A cominciare, tanto per dirne una, dalla carenza di autobus, sempre più rari e affollati.
Naturalmente il “Buon Veltroni”, in tutta l’intervista, non spende una parola su quello che è accaduto alla Thyssen-Krupp di Torino, proprio a causa delle liberalizzazione da lui così apprezzate. Certo, è facile prendersela con i tassisti. Mentre può essere difficile e soprattutto pericoloso per la propria carriera politica criticare i Poteri (realmente) Forti.
Ecco dunque il modello Veltroni e del futuro Partito Democratico: forte con i deboli, debole con i forti.
Resta infine una deriva particolarmente pericolosa, che si manifesta anche in questa intervista. Si tratta di una inclinazione plebiscitaria (e dunque berlusconiana), che ormai da tempo distingue il veltronismo. Ci spieghiamo meglio.
Veltroni, infatti, dichiara di apprezzare, il modello francese (stimato anche da Berlusconi), perché il presidente viene eletto da tutti i cittadini: "Non è il presidente del Consiglio che deve tenere insieme una maggioranza che gli sguscia da tutte le parti"; e perciò “può andare oltre i suoi confini politici”… Il che significa, in parole povere, che se passasse una riforma in senso presidenzialista, chiunque poi osasse mettersi contro un Veltroni (o un Berlusconi e successori), quale presidente eletto direttamente dal popolo, rischierebbe di trasformarsi nel nemico di “tutto” il popolo…
C’è veramente di che rabbrividire: il veltrusconismo fa veramente paura. Povera sinistra (riformista) e soprattutto poveri noi cittadini.