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Undici settembre: sempre più nodi vengono al pettine

di Paolo Jormi Bianchi - 28/12/2007

 


 

Nel settore delle ricerche sui fatti dell'11-9, c'è chi dice di andare a caccia di bufale, e invece prende solo mosche, nonostante mantenga operative intere squadre di scrupolossissimi investigatori del dettaglio, buoni solo a giocare con le squallide armi della calunnia e dell'insinuazione disonesta. Ma è l'evolversi stesso della situazione, il corso della storia, a mettere in un angolo i cosiddetti “debunkers”. Continuano a susseguirsi notizie circa nodi pesanti dell'11 settembre che vengono via via al pettine: notizie riportate dai media statunitensi e che rimbalzano di qua dell'Atlantico.

Mentre c'è chi si affanna a trovare l'ultima virgola fuori posto nel lavoro di chi cerca la verità (con una malsana passione che senza voler pensar male, si fa comunque fatica a capire), continuano a giungere notizie che picconano pesantemente il rapporto ufficiale Kean-Hamilton del 2004, e lo sbriciolano, pezzo dopo pezzo, in uno stillicidio di rivelazioni e dubbi che alimentano lo scetticismo sempre crescente del popolo americano. Nella favoletta che gli è stata raccontata, credono in sempre meno americani.

Qui potete leggere il New York Times a proposito dell'insabbiamento Cia dei verbali di testimonianze chiave : l'accusa è quella di aver ostacolato la commissione d'inchiesta. L'articolo è del 22 dicembre scorso e in Europa lo ha ripubblicato l'Herald Tribune del 24 dicembre.

Qui potete rivedere un servizio della Cnn del 12 settembre scorso , di cui già hanno trattato i ricercatori del sito Luogocomune.net (mettendo anche i sottotitoli), che mostra al pubblico americano come sopra alla casa bianca, a Washington, nella zona interessata dall'attacco al Pentagono, fosse in volo quella mattina un aereo militare Boeing 747 E-4B, color bianco latte, meglio noto come “l'aereo del giorno del giudizio” (the Doomsday plane), un velivolo che in tutto e per tutto costituisce un centro di comando aerospaziale autonomo. Si tratta di una sorta di Pentagono volante, perfettamente attrezzato per dirigere tutte le forze armate degli Stati Uniti. In caso di guerra atomica (venne ideato durante la guerra fredda) questo Doomsday plane e l'Air Force One del presidente garantiscono agli Stati Uniti la continuità nella catena di comando.

Chiariamo subito un punto: il motivo per cui abbiamo fatto “Zero”, film e libro, è lo stesso per cui abbiamo fatto firmare a (fino ad adesso) 4000 cittadini e intellettuali italiani il manifesto “Rompere il muro del silenzio”. Chiediamo cioè che il rapporto ufficiale su quanto accaduto sia definitivamente dichiarato insufficiente e che una riapertura delle indagini abbia luogo il più presto possibile.

Non ci interessa se qualche fissato passa il suo tempo davanti al computer per trovare il modo a tutti i costi di smentire quella o quell'altra nostra dichiarazione, quel brano del film, spesso in modo tiratissimo, tanto per tenere botta… Sono gli eventi, è la storia a fare il suo corso. Come dice nel nostro film Moni Ovadia: “I risultati della commissione d'inchiesta sono stati molto deludenti. Molte prove sono state ignorate. Molti testimoni non sono stati neppure chiamati a deporre. Il rapporto finale sorvola su, molte, moltissime questioni chiave”. Appunto. Fino ad oggi i parenti delle vittime, per esempio la vedova Casazza , una delle cosiddette “Jersey girls” che hanno combattuto proprio per ottenere l'istituzione della commissione d'inchiesta, continuano ad accusare il governo di nascondere la verità e le sue pesanti responsabilità. Non sembra che le spiegazioni dei debunkers convincano quella vedova e gli altri parenti. Nel frattempo, oltre a tutte le pecche del rapporto ufficiale che abbiamo sollevato nel film e nel libro, continuano a saltarne fuori di nuove: adesso viene fuori che la Cia ha distrutto dei verbali di interrogatorio e nel 2004 non li ha dati alla commissione Kean, tenendoglieli nascosti. E viene fuori che mentre chissà cosa si schiantava sopra al Pentagono, e chissà cosa vi esplodeva all'interno, la mattina dell'11 settembre un centro di comando militare volante svolazzava sopra quella che a questo punto dovremmo chiamare “la zona delle operazioni”. Avete capito bene, e se andate a rivedere quel servizio Cnn cliccando sul link potrò dirvi che avete VISTO bene. Le cose scandalose sono almeno tre: non solo il fatto che lo staff della commissione, guidato da Philip D. Zelikow , abbia agito usando il suo potere di selezione del materiale, mettendo al riparo il Dipartimento della Difesa dall'indagine, facendo sì che Kean, Hamilton e gli altri commissari non affrontassero il tema importantissimo della presenza di questo aereo; non solo il fatto che il Pentagono continui a negare al pubblico il motivo della presenza di quell'aereo nascondendosi dietro il segreto militare; ma soprattutto il fatto che le autorità americane continuino a volerci far credere che l'aviazione non sia riuscita a proteggere gli obiettivi colpiti quel giorno nonostante fosse in volo sopra Washington un centro di comando aerospaziale attrezzato per un conflitto nucleare, che operava in aggiunta al NMCC (National Military Command Center), al Norad (North American Aerospace Defence Command) e al Pentagono stesso. Fare ipotesi senza prove è sempre sbagliato, abbiamo evitato il più possibile di farlo in “Zero” e non lo facciamo nemmeno adesso. Ma ogni dubbio su una partecipazione attiva di strutture militari negli attentati dell'11 settembre deve essere sgomberato. Perché visto che secondo la versione ufficiale quel giorno 19 dirottatori hanno colpito quasi tutti i loro obiettivi armati di temperini, chiedersi se quell'aereo stesse lì per aiutarli piuttosto che per fermarli è assolutamente legittimo, e accusare chi lo fa di essere un complottista, deridere lui e la sua voglia di verità significa solo essere dei codardi che temono il giudizio della massa e la repressione di chi controlla l'informazione, e non ha il coraggio di accettare la verità anche quando fa male: ci hanno mentito.