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L'Italia sempre in guerra al fianco degli Usa

di Tatiana Genovese - 28/12/2007

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È piombata pesante come un macigno la notizia della continuità delle missioni dei militari italiani all’estero: dall’Iraq al Libano, passando attraverso il Kosovo e l’Afghanistan; finte missioni di pace che vedono il BelPaese presente, spesso nei posti di comando, in diversi scenari di guerra. A dare la triste conferma è stato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, dopo l’intervento al Quirinale davanti al corpo diplomatico e in collegamento con i vari “teatri” dal Coi, il Centro operativo di vertice interforze, che ha sede nell’aeroporto militare di Centocelle. Questo dunque il regalo di Natale dell’Italia agli Usa, a quegli “alleati” di sempre a cui in modo del tutto bipartisan il nostro governo continua a sottomettersi, ubbidendo ai diktat belligeranti della Casa Bianca. Una notizia che non ha scusanti né tantomeno giustificazioni plausibili, ma che il capo dello Stato ha voluto far passare denotandola con un accento teso tra il patriottico e l’altruistico. Secondo l’ex comunista infatti: “L’Italia non può sottrarsi alle sue responsabilità” e quindi “in questo mondo attraversato da tante tensioni, da conflitti, aree di crisi e situazioni complesse da dipanare e risolvere l’Italia non può chiudersi nelle sue mura di casa, non può rinchiudersi in se stessa”, anche tenendo conto “del nostro ruolo storico e dell’orgoglio nazionale di un grande Paese collocato in una posizione di prestigio e di importanza innegabile”. Il presidente della Repubblica la chiama responsabilità per tentare di rendere più piacevole all’udito la verità: l’Italia continuerà a giocare un ruolo fondamentale nelle assurde guerre messe su da Washington col sigillo della Nato e il placet dell’Onu.
Non dimenticando tra l’altro che si tratta di responsabilità costose dal punto di vista dell’impegno umano e dell’impegno finanziario. Su quest’ultima questione si è anche soffermato Napolitano che dopo aver sottolineato che “pur con un bilancio dello Stato gravato da un debito pubblico accumulato nei decenni passati” ha esortato il Parlamento a “trovare le risorse per le nostre Forze armate”, anche per consentire al nostro Paese di “fare la parte che spetta, all’interno e nell’ambito degli organismi internazionali, anche attraverso l’impegno delle Forze armate e dello strumento militare”. Da “responsabilità” a “parte che spetta” due termini diversi ma con un senso comune: trovare una plausibilità alla compresenza italiana nelle occupazioni a stelle e strisce.
Ed una delle tante scuse è anche quella del terrorismo, al quale Napolitano ha fatto riferimento anche venerdì nella sua “chiamata alle armi”, definendolo “una minaccia, che abbiamo conosciuto nel nostro Paese e che non possiamo ignorare” e ancora “un grande problema che non riconosce alcun santuario”; e sposando anche lui l’ottica dell’allarmismo, il capo dello Stato avverte che “anche l’Italia è esposta”, ma poi rassicura: “Stiamo riuscendo a colpire qualsiasi cellula terroristica che si sia insediata nel nostro Paese”.
Il presidente della Repubblica ha poi colto l’occasione per ricordare, con evidente soddisfazione, l’incarico di presidente del comitato militare della Nato affidato al capo di Stato maggiore della Difesa italiano Giampaolo Di Paola, definendo il gesto come “un chiaro segno dell’apprezzamento della comunità internazionale per l’impegno delle nostre Forze armate dislocate fuori dai confini nazionali”. Un pensiero di enorme soddisfazione che all’epoca della nomina era stato espresso anche dagli esponenti del governo italiano, consci che questa “elezione” altro non rappresentava che l’intensificazione di un rapporto di sudditanza. Una sudditanza politica e militare dunque per confermare la quale l’Italia continua a lasciare sul posto e ad inviare nei teatri di guerra soldati . miliatri dunque inviati in vere e proprie guerre, con la solita e sterile scusa reiterata venerdì anche da Napolitano, quando rivolgendosi direttamente, in videoconferenza, alle forze armate impegnate nelle varie missioni, ha chiosato: “Operate per alleviare le sofferenze delle popolazioni e per contribuire a creare le condizioni che permettono a questi Stati e a queste società di rafforzarsi, per garantire il progresso civile e condizioni di vita accettabili videoconferenza”.
Menzogne dunque ribadite e riconfermate nello stesso modo in cui Napolitano attraverso il suo discorso ha ribadito e riconfermato la sottomissione italiana alle forze dell’Alleanza atlantica.