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Se anche Lucio Dalla sfata quella leggenda

di Conan - 31/12/2007

 


Della serie, la scoperta dell’acqua calda. Si, che Lucio Dalla non fosse per niente marxista e per nulla comunista lo si era sempre saputo. E il buon Lucio lo ha dichiarato in più occasioni. Eppure, per l’ennesima volta, è bastata un’intervista del cantautore al quotidiano cattolico on-line Petrus per scatenare la meraviglia degli addetti ai lavori: «Se mi sono esibito alle manifestazioni di sinistra è perché sono un professionista: gli organizzatori mi hanno pagato e io ho cantato». Una frase che ha dato la stura al solito sbalordimento mediatico. Quasi che, in Italia, un cantautore non possa che essere stato obbligatoriamente e convintamente “marxista e comunista”. Dalla lo ha dovuto ribadire per l’ennesima volta: «Non lo sono mai stato, per favore sfatiamo questa leggenda…».
Sì, una vera e propria «leggenda» che, oltretutto, ha riguardata quasi tutti i cantautori italiani. Basti pensare a Fabrizio De André che si definiva solo «un libertario» mentre «la sinistra marxista-leninista lo teneva fuori dai cancelli ideologici». O a Francesco De Gregori che ancora recentemente riconfermava la sua totale idiosincrasia per una cultura costruita su dogmi ideologici: «La politica – spiegava – è scelta».
E anche se si pensa a Francesco Guccini – il cantautore politico per antonomasia – bisognerebbe forse rendersi conto, lo fa addirittura l’enciclopedia on-line Wikipedia, che il suo impegno «ha avuto spesso effetti di strumentalizzazione». Lui stesso ha dovuto ammettere a Edmondo Berselli: «Non sono mai stato stato un estremista, non è nella mia cultura. E neanche comunista, il Pci era allora il partito dell’Urss, figurarsi...». Leggende, quindi, nate – per dirla con espressioni care a Giampiero Mughini – dal combinato composto di deficienti progressisti e imbecilli moderati: i primi sempre presi nella furia d’incasellamento ideologico, i secondi ottusi nel vedere “comunisti” ovunque, anche dove non ci sono. Ma insieme racchiudono tutto dentro una comoda gabbia. Che vogliono spacciarci per l’egemonia (rivendicata o subita).