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Le Banche centrali sono arrivate al capolinea

di Joseph Halevi - 31/12/2007

 
Sono arrivate al capolinea. Le banche centrali intendo. L'azione intrapresa due settimane fa dalla Federal Reserve, la Bce, la Banca d'Inghilterra e quella del Canada di aprire nuove linee di credito per riattivare il prestito interbancario, non costitusice una soluzione del problema mentre premie il rischio morale, cioè il comportamento opaco e speculativo Per mesi i suddetti istituti hanno gettato soldi ai mercati, cioè al sistema bancario e finanziario privato sperando che, alimentando il rischio morale, le società private riprendesso la girandola dell'accumulazione delle rendite e delle plusvalenze attraverso l'indebitamento.

In questo le banche centrali erano accompagnate dai governi i quali esortavano a continuare nello stesso gioco perche «i fondamentali dell'economia sono forti». Come nel caso delle obbligazioni vuote di ogni significato e di valore economico falsamente ed artificialmente stimate dalle rating agencies, i «fondamentali» sono una cosa assolutamentre ignota essendo basati su concetti molto discutibili come pil e tasso di inflazione. Questa connivenza tra istituzioni «indipendenti», quelle economiche e quelle politiche, ad imbonire il pubblico deriva dalla consapevolezza, mai realmente esplicitata, di una contraddizione fondamentale nell'azione delle banche centrali.

La crisi apertasi con l'emergere alla luce del sole dell'indebitamento del subprime, non è una crisi di liquidità. E' invece dovuta al fatto che ad un certo punto è apparso chiaro che i debiti sarebbero rimasti scoperti. Questi debiti erano collateralizzati da obbligazioni valutate in base a prezzi di mercato futuri, quindi aleatori. Una volta resisi conto dell'impossibilità di coprire i debiti, i valori imputati ai titoli collaterali si sono evaporati. E' stato peggio di un crollo perchè i mercati si sono dileguati. Rannicchiate in miriadi di complessi, cioè incomprensibili, pacchetti cartacei, le Cdo hanno contaminato l'intero sistema creditizio facendo evaporare i già opachi valori dei pacchetti che le contenevano. Per questo le ripetute inziative delle banche centrali di alimentare il rischio morale lanciando masse di soldi ai mercati non ricreava la necessaria fiducia.

Le banche sono le principali protaganiste dei meccanismi creditizi. Una parte cospicua dei prestiti si effettua a livello interbancario. Se non c'è fiducia nel credito interbancario, il sistema va verso la paralisi. Quando una banca fa credito ad un'altra esige delle garanzie collaterali. In tempi normali queste garanzie si basavano molto sulla fiducia reciproca. Ma oggi no. Ora le carte collaterali in mano alle banche sono, in parte notevole, formate dai pacchetti contaminati il cui valore si è dileguato data la scomparsa dei mercati per commerciare tali cartacce.
La sfiducia tra le banche si manifesta in un tasso di interesse interbancario crescente per coprirsi contro il rischio del debito in protesto. Ma ciò blocca il credito proprio mentre gl I istituti centrali cercano di allagare le banche di denaro abbassando i saggi centrali di interesse ed aprendo nuove linee di credito.

La settimana scorsa dunque la Fed statunitense, assieme alla BCE, all'Inghilterra ed al Canada, sono ritornate alla carica dicendo alle banche private: «guardate vi accettiamo come buoni anche i peggiori pezzi di carta che avete» - i titoli di debito del subprime, che è tutto dire - e vi diamo altri soldi (linee di credito) «purchè riattiviate il credito interbancario». A Wall Street la reazione immediata non è stata negativa ma è durata pochissimo. Non è difficile capire perchè.
L'annuncio della disponibilità ad accettare per buone anche carte senza valore, segnalava la gravità estrema della crisi creditizia che le banche centrali cercano da molti mesi di trattare come se fosse una crisi di liquidità. Qui sta la contraddizione. Per le banche la crisi è del primo tipo. Non hanno bisogno di soldi visto che ne sono già colme ma di fiducia verso i debitori e verso le altre banche in particolare. La scelta delle banche centrali di accettare n'importe quoi non ricrea fiducia. Oggi una banca che prestasse ad un'altra banca, non accetterebbe come garanzie collaterali i titoli che sono dati per buoni dalle banche centrali. Qui casca l'asino.
Non si può affrontare una crisi sistemica come se fosse solo un problema di liquidità. Ed infatti i 'mercati' stanno reagendo negativamente, quantomeno molto erraticamente. Il problema permane e le banche centrali non hanno altri strumenti. Certo esiste sempre la possibilità che i governi facciano intervenire il settore pubblico comprando direttamente i titoli senza valore in mano alle banche private. Di fatto ne significherebbe la nazionalizzazione.