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Pakistan: una potenza nucleare fallita

di Arnaud De Borchgrave - 02/01/2008



Il Pakistan è uno delle otto potenze nucleari del mondo e il primo a essere indicato come uno stato in via di fallimento. Non fallito, ma in via di fallire, e le grandi potenze mondiali non possono correggere la spirale discendente.
Alcuni candidati alle presidenziali USA - p.e., il Governatore del New Mexico Bill Richardson – hanno chiesto al Presidente Pervez Musharraf di dimettersi. A tale congiuntura, una dimissione garantirebbe l’esplosione di un conflitto civile - e il crollo di uno stato nucleare. Musharraf, che recentemente si è dimesso da comandante militare, in una azione di condivisione di potere con Benazir Bhutto, patroneggiato dagli Stati Uniti, ha nominato il suo capo di stato maggiore dell’esercito, Gen. Pervez Kayani, ex direttore dell’intelligence, come suo successore. L’esercito resta la sola barriera al caos totale. Ed è anche il guardiano dell’arsenale nucleare del Pakistan (che avrebbe circa 60 armi nucleari).
Vi sono pochi dubbi che al-Qaida e Taliban abbiano ordinato l’assassinio della Bhutto. Vedevano lei e i suoi piani come la maggiore minaccia ai loro privilegiati santuari nelle Aree Tribali Federalmente Amministrate che giace sul confine Pakistan-Afghanistan. L’anno passato i Taliban, in tre delle sette FATA - Nord e Sud Waziristan e Bajaur – si sono scontrati con l’esercito Pakistano. Centinaia di soldati sono stati catturati senza sparare un colpo e rilasciati con la scusa che avrebbero smesso di uccidere i Taliban.
Bhutto ha detto a questo reporter due settimane prima che tornasse a case il 18 Ottobe, del suo piano per spazzare via Taliban ed al-Qaida dalla FATA. Voleva aprire i FATA ai principali partiti politici del paese per competere con la coalizione di sei partiti politico-religiosi, nota come Muttahida Majlis-e-Amal, adesso il solo che possa fare campagne qui. L’obiettivo era sottrarre le tribù Pashtun dal controllo del MMA, Taliban ed al-Qaida. Ciò dove a essere fatto in congiunzione con un aiuto di 750 milioni di dollari dagli USA, già autorizzato, per avere dei miglioramenti basici nei villaggi montani che non erano cambiati molto dai tempi dei portatori d’acqua del "Gunga Din" di Rudyard Kipling.
Resta oscuro come la Bhutto pensasse di tenere a bada i Taliban, mentre la modernità operava le sua magie. Le due province Pakistane che confinano con l’Afghanistan - Baluchistan e province della Frontiera del Nord-Ovest – sono ancora governate dalla coalizione MMA dei simpatizzanti dei Taliban.
Al-Qaida e Taliban e i loro segreti supporter tra i rinnegati veterani dell’intelligence service del Pakistan, che li appoggiano dagli anni ’90, hanno chiaramente molto da guadagnare dalla morte della Bhutto. In una recente dichiarazione, Ayman al-Zawahiri, No. 2 di Osama Bin Laden, ha detto che il ritorno della Bhutto era una manovra orchestrata dagli USA.
"Qualsiasi cosa succeda in Pakistan", dice Zawahiri, "dagli accordi per il ritorno della Bhutto alle dichiarazioni di stato d’emergenza alle misure repressive, sono un disperato tentativo degli USA per rimediare al deterioramento della situazione in Afghanistan e Pakistan." Poco prima il ritorno della Bhutto dall’esilio, il 18 Ottobre, il comandante Talib Haji Omar ha giurato che avrebbe incontrato un uomo-bomba. Il primo attacco suicida, ore dopo il suo ritorno, il 18 Ottobre, uccise 141 persone, e ne ferì 350 – e la Bhutto sfuggi per pochi pollici alle schegge nella sua auto.
Baitullah Mehsud, un signore della guerra tribale del Nord Waziristan, disse a un quotidiano Pakistano che l’uomo-bomba era stato destinato a eliminare la Bhutto, ma poi negò di aver mai detto una cosa simile. Circa 500 volontari suicidi si sarebbero addestrati, nei mesi recenti.
Bhutto mi ha anche detto, ma non per la pubblicazione, che i Taliban in Afghanistan, che lei considerava avrebbero posto in una situazione di stallo gli USA e i loro alleai della NATO, a meno che i Taliban ed al-Qaida fossero stati eliminati dalle agenzie tribali del FATA. A lei non piaceva l’idea di permettere alle Forze Speciali USA di attraversare gli evanescenti confini con il Pakistan. "Ma non abbiamo altra scelta", conveniva, ma in privato.
Non vi sono molti dubbi che ex generali dell’Inter Services Intelligence, che continuano a operare con le agenzia, considerassero la Bhutto il loro principale nemico. Si oppongono alla sua agenda liberale e secolare. In una lettera a Musharraf, poco pria del suo ritorno del 18 Ottobre, la Bhutto si lamentava di Ijaz Shah, un suo esplicito nemico che è direttore dell’Intel Bureau e un amico personale del presidente. Ha anche menzionato due altri nomi di rango di altre agenzie che le avrebbero sparato.
Gli alleati NATO che hanno inviato forze combattenti per le operazioni Afgane – Regni Unito, Canada e Olanda – hanno perso il loro iniziale entusiasmo nell’impegno per le attività di peacemaking. A parte i frequenti scontri e perdite, i costi sono anche aumentati e il supporto interno a Ottawa, Londra e L’Aja svanisce. Vi è anche la convinzione che tutto sarà stato fatto invano a meno che i Taliban si spostino sul lato Pakistano del confine.
La lunga campagna Afgana langue, i campi di oppio sembrano più grandi – l’anno scorso era cresciuta a circa 8000 tonnellate, un aumento di 2000 tonnellate nei passati due anni. I due/terzi del PIL dell’Afghanistan è adesso costituito da oppio. Inoltre lubrifica la corruzione in ogni dipartimento governativo fino quasi ai vertici, fornisce i Taliban di contanti per le armi moderne e l’ISI Pakistana operazioni fuori budget. L’ISI ha assegnato 1500 agenti alla sua campagna dei Taliban per conquistare l’Afghanistan, negli anni ‘90.
L’amministrazione Bush è anche stanco dell’infinito conflitto Afgano. Questa settimana gli USA hanno sostenuto i segreti contatti con alcuni alleati dei Taliban, quando William Wood, ambasciatore USA a Kabul, ha detto che i due diplomatici espulsi dell’Unione Europea avevano agito "con le assolute migliori intenzioni." Ha anche detto che gli Stati Uniti supporteranno un programma di riconciliazione con "quagli elementi dei Taliban che sono preparati ad accettare la costituzione e l’autorità del governo eletto del Presidente Hamid Karzai." Ombre dei primi sentimenti di pace in Vietnam dopo l’offensiva del Tet del 1968?
In Pakistan, la sola altra figura politica nazionale che sostiene la democrazia è il rivale della Bhutto Nawaz Sharif, capo della Lega Mussulmana, che recentemente è tornato dall’esilio dove Musharraf lo ha spedito nel 1999. Ma Sharif non è Bhutto (Cioè, Shairf è legato alla Francia e Germania, mentre la Bhutto era legata agli USA e al Regno Unito. NdT). un operativo di al-Qaida adesso è in cella negli Stati Uniti, e dice che sa che Sharif ha preso 1 milione di dollari in contanti, nel 1997, da Osama Bin Laden, in cambio dall’esclusione dalla legge e dal controllo militare del FATA, cosa che certo Sharif nega.
Che piaccia o meno, gli Stati Uniti sono adesso, rimasti bloccati con Musharraf, ancora. Se le elezioni saranno tenute l’8 Gennaio, come previsto o posticipate, non ha molta importanza. Gli operativi dell’ISI si attrezzeranno, come lo sono stati in tutti i ballottaggi fin da quando Musharraf ha preso il potere nel 1999. Margini di vittoria e di sconfitta sono calcolati con cura, fino all’ultimo punto percentuale. Per la vasta maggioranza dei 160 milioni di Pakistani, la democrazia ha poco senso. Il Sessanta percento di loro sono analfabeti. Il periodo di meno caotico nei 60 anni di esistenza del Pakistan, dove i golpe militari hanno permesso alle dittature di governare per più di 30 anni.

Traduzione di Alessandro Lattanzio.
Alessandro Lattanzio è redattore di Eurasia. Rivista di studi geopolitici. Esperto di questioni militari è autore di Terrorismo sintetico, Edizioni all'insegna del Veltro, Parma, 2007 e animatore dei seguenti siti:
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