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Georgia: il filo americano Saakashvilivince e apre alla NATO

di Carlo Benedetti - 07/01/2008

Per l’Osce le presidenziali georgiane di queste ultime ore sono regolari. Il filo-americano Michail Saakashvili (classe 1967, con laurea ad Harvard) ) esce vincitore con un buon 53%. Ma il leader dell’opposizione Levan Gachechiladze (un 43enne che si trova sulle stesse posizioni atlantiche del presidente e che guida il “Consiglio Nazionale Unito”) invita a scendere in piazza per manifestare contro la “falsificazione” del risultato. Ma è chiaro che è solo una lotta per la poltrona e, quindi, il dado è tratto. E nella capitale georgiana si dice che gli Usa, in bilico tra il fascino di Obama e gli errori della signora Clinton, si possono rifare con il successo ottenuto nella loro filiale caucasica. Perché la Georgia - sotto la pressione del potere che si è instaurato a Tbilisi - sceglie la linea filoccidentale e filoamericana. E, pur tra mille contestazioni, passa anche il referendum sulla adesione alla Nato. Con Putin che deve fare (per ora) buon viso a cattivo gioco. Certo, del resto, che la Georgia divenendo una base stabile dell’Alleanza Atlantica ne diverrà, allo stesso tempo, una “polveriera” visti i conflitti interni dell’Ossetia e dell’Abkhazia.

E così l’immagine che arriva in tutto il mondo è quella di folle plaudenti con bandiere a stelle e strisce e cartelli in onore del blocco militare. E le scritte - per mettere bene le cose in chiaro e renderle visibili al pubblico d’oltreoceano - sono tutte nella lingua ufficiale degli Atlantici. Un “North Atlantic Treaty Organization” che è, appunto, il programma immediato del presidente Saakashvili, personaggio inserito già da tempo nel libro paga degli americani. E’ stato lui a guidare quella “Rivoluzione delle rose” del 2003 che aveva organizzato con il diretto aiuto (economico, in particolare) della Casa Bianca, della Cia e del Pentagono. Da allora è stato un crescendo di attività e posizioni prettamente “atlantiche” e, soprattutto, in chiave anti-russa. Saakashvili (degno successore “ideologico” di quello Scevardnadze affossatore dell’Urss) è riuscito a portare la Georgia, un tempo fedele alleata di Mosca, sul versante opposto.

Ha fatto in modo che Tbilisi divenisse l’arena di una penetrazione americana, prima soft e poi sempre più evidente. Ed è noto che ci sono - in terra georgiana - consiglieri politici ed economici statunitensi mandati dalla Casa Bianca di Bush. Con banche americane che provvedono a riciclare denaro sporco. E, soprattutto, c’è il fatto che operano in Georgia quelle cosiddette “Organizzazioni non governative” che, spesso, coprono attività di intelligence e di provocazione. Tutto per destabilizzare l’area caucasica. In tal senso va ricordato che l’America è da sempre impegnata per occupare ampie zone del Caucaso e dell’Asia Centrale (di influenza prima sovietica e poi russa) e quindi sottrarle alla rete di Mosca per impedire che il Cremlino assuma sempre più un carattere di potenza asiatica.

Ed ecco che Saakashvili - in qualità di leader del “Movimento nazionale” - diviene il cavallo di Troia in questo grande gioco del Caucaso. Deve tutto agli sponsor americani (i Bush) che lo stanno ricompensando con fiumi di dollari (100 milioni l’anno…) che ufficialmente dovrebbero servire per i vari progetti cosiddetti umanitari gestiti dalle cosiddette Ong di stampo statunitense. Il presidente di Tbilissi ha già ampiamente ringraziato i suo sostenitori d’oltreoceano. Lo ha fatto anche in modo eclatante quando accolse nella sua capitale George W.Bush salutandolo con un bagno di folla nella piazza che un tempo si chiamava “Lenin” e poi ribattezzata “Piazza della Libertà”.

Ma Saakashvili, in patria, non è il solo a godere delle attenzioni americane. Accanto a lui si delinea sempre più un personaggio che ha fatto degli intrighi una professione. Si chiama Giga Cokeria. E’ un giurista di 35 anni e si dichiara leader del movimento studentesco “Kmara”. Ha compiuto vari stage negli Usa ed è in stretto contatto con altri esponenti “giovanili” dell’ala filoamericana dell’Europa centrale: il serbo Ivan Marovich, 35 anni, capo del movimento studentesco “Otpor”; l’ucraino Vladislav Kaskiv, 33 anni, leader del movimento studentesco “Pora”. Cokeria, ora, sembra essere l’astro nascente nella galassia filoccidentale ed antirussa che in Georgia, in Serbia e in Ucraina può contare su precise borse di studio offerte dal governo americano tramite quel “National Democratic Institute” presieduto da Madeleine Albright.

Ma nella scena del Caucaso entra anche un personaggio che sino ad ora è restato un po’ in ombra. Si tratta di Badri Patarkatsishvili, (52 anni), uno degli uomini più ricchi della Georgia, che è stato finanziatore dell'opposizione in questa campagna per le presidenziali. Si scava ora nel suo passato e si scopre che è stato sempre in sintonia con il magnate Boris Berezovsky, pluriricercato dalla giustizia russa. Il punto forte di questo Patarkatsishvili è quello relativo alla sua influenza nei media locali. Si sa che durante la sua permanenza in Russia è riuscito ad accumulare una grande fortuna in dollari: ha gestito gli affari finanziari di diverse imprese di spicco appartenenti a Berezovsky, incluse la casa costruttrice di automobili “LogoVAZ”, i network televisivi “ORT” e “TV6”, il gigante del petrolio “Sibneft”, e la compagnia “Aeroflot”. La sua ricchezza personale è oggetto di svariate congetture: secondo stime del 2000, si parla di circa 10 miliardi di dollari.

E’ chiaro anche che Patarkatsishvili è riuscito sempre a defilarsi dalla grande arena della politica e della vita ufficiale della Russia. Basso profilo, quindi, e molta cautela. Ma ora i nodi vengono al pettine. E proprio nella sua Georgia natale. Qui si ricordano i suoi stretti legami con Andrei Lugovoi, l’ex agente del Kgb indicato dai britannici come sospettato principale dell’omicidio dell’ex ufficiale della sicurezza interna Aleksander Litvinienko, nel novembre del 2006. E in proposito a Tbilisi c’è chi afferma di aver visto Lugovoi e Patarkatsishvili, insieme proprio nella capitale georgiana e soltanto alcune settimane prime dell’avvelenamento di Litvinienko a Londra. E c’è di più. Perché il magnate georgiano va rafforzando la sua presenza nella vita sociale con un’attività di filantropia su vasta scala e con un aiuto, fortemente pubblicizzato, al mondo dello sport, della cultura e nel campo dei media (il canale “Imedi”) grazie a forti rapporti con la rete del gruppo Murdoch.

Ora è chiaro che nonostante la forte vittoria di Saakashvili la situazione georgiana resta pur sempre in bilico tra quelle posizioni prettamente atlantiche e quelle che vorrebbero una Georgia capace di stabilire buone relazioni anche con la vicina Russia. Tutto questo tenendo conto del fatto che la repubblica si trova a fare i conti con realtà territoriali che promuovono tendenze separatiste come avviene in Abkhazia e in Ossezia del Sud. Non a caso il leader dell’opposizione Levan Gachechiladze mostra una certa apertura nei rapporti con Mosca dichiarando che: “La politica scorretta e senza principi di Saakashvili nei confronti della Russia deve essere cambiata e basata sugli interessi nazionali della Georgia”. “La chiave della risoluzione dei conflitti” - aggiunge sempre Gachechiladze - “non sta a Washington o a Mosca ma in Georgia. I conflitti possono essere risolti attraverso mezzi pacifici, con il lancio di programmi che promuovano l’integrazione civica ed economica dell’intero Paese”.

E Gia Maisashvili, leader del “Partito del Futuro”, fa notare che “la combinazione tra appartenenza alla NATO e normalizzazione delle relazioni con la Russia consentiranno la restaurazione dell’integrità territoriale della Georgia”. Si vedrà ora - seguendo anche le reazioni del Cremlino - se il lungo e tormentato rapporto Mosca-Tbilisi si caratterizzerà con nuovi tentativi di rilancio di quella “amicizia” (di stampo “sovietico”) che ha pur sempre radici storiche e strategiche.