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A Londra infuria una bufera nucleare

di Marina Forti - 07/01/2008

 

Il Regno unito potrebbe essere la prima nazione occidentale a rilanciare in modo massiccio l'industria atomica civile. La settimana prossima infatti il governo di Gordon Brown a Londra darà il via a un ambizioso piano di investimenti privati per costruire ben 20 nuove centrali elettronucleari, per sostituire l'attuale generazione di impianti che saranno dismessi via via entro il 2035. Il progetto nucleare di Londra però ha sollevato polemiche: e in particolare la condanna circostanziata e autorevole di un comitato scientifico, che accusa il governo di aver sorvolato sui problemi della sicurezza e del trattamento delle scorie della nuova generazione di centrali nucleari.
La denuncia ha un certo peso perché viene dal Comitato sulla gestione delle scorie nucleari, comitato consultivo indipendente che lavora su incarico del governo (è formato da 17 esperti ed economisti delle università di Oxford, Sussex, Lancaster e Rutgers). In un rapporto di 87 pagine (che il quotidiano The Guardian riportava ieri in prima pagina) il gruppo avverte che restano irrisolti i problemi legatoi al rischio radioattivo, la gestione delle scorie ad alta radioattività, e della vulnerabilità della filiera atomica ad attacchi terroristi. Non solo: il comitato condanna il metodo con cui il governo ha condotto la sua consultazione pubblica sul piano di costruire nuove centrali nucleari - dice che è stata una consultazione fuorviante, «guidata» in modo da raccogliere un pubblico consenso.
E' un'accusa pesante. La consultazione pubblica era stata convocata dal governo dopo che, in febbraio, l'organizzazione ambientalista Greenpeace aveva presentato un ricorso legale (accolto) contro il progetto di piano energetico del governo - che da tempo sostiene, con Tony Blair e poi con il successore Brown, che ricorrere all'energia nucleare sia necessario per garantire elettricità al paese tagliando allo stesso tempo le emissioni di anidride carbonica. La sentenza legale però obbligava il governo a consultare i cittadini e Londra ha dunque avviato una «review» pubblica: durante una serie di assemblee pubbliche con dibattito ha chiesto un parere sull'energia nucleare a oltre un migliaio di persone, rappresentative di forze sociali e della «società civile», dopo aver presentato loro un video informativo. La consultazione si è conclusa in ottobre: per il 44% delle persone interpellate le compagnie energetiche devono avere l'opzione di costruire centrali nucleari, il 36% è contrario.
A consultazione in corso però molti gruppi ambientalisti avevano obiettato che le informazioni presentate erano di parte e inaccurate, e che le questioni erano poste in modo da favorire una risposta positiva . Per questo motivo in effetti a settembre i rappresentanti di Greenpeace si erano ritirati dalla consultazione pubblica, dicendo che non avrebbe avallato con la propria presenza un'operazione tesa a un risultato precostituito. Aveva anche mandato una formale protesta al Market Research Standards Board, l'ente del governo che sovrintende ai sondaggi e ricerche di mercato, accusandolo di aver violato il codice di condotta.
Ora sono scientiati ed economisti a dire che quella consultazione pubblica è stata scorretta. «L'atteggiamento del governo è stato diretto a ottenere risposte particolari e limitate», ha detto Paul Dorfman della Warwick University a nome di tutto il gruppo. Il gruppo fa notare che «questioni importanti non sono state considerate né risolte». Come quella delle scorie: quelle «storiche», accumulate con i programmi atomici militari a partire dagli anni '50, finiranno in uno speciale deposito sotterraneo, ma questo non risolve il problema di eventuali scorie future. E il bilancio dei corti? il governo sottolinea che saranno investitori privati a costruire le nuoce centrali, ma i problemi coinvolti, dalla sicurezza alle scorie, attingeranno ampiamente al denaro pubblico.