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Home / Articoli / Israele e la stampa italiana: una mistificazione incredibile e pericolosa per la nostra democrazia.

Israele e la stampa italiana: una mistificazione incredibile e pericolosa per la nostra democrazia.

di Antonio Caracciolo - 08/01/2008

 



 

1. Premessa. – Certamente non con gli organici ed i mezzi finanziari di cui dispone Angelo Pezzana, ma armati del nostro ingegno e dell’aiuto che vorranno darci i nostri Lettori, concepiamo qui un piano di monitoraggio della stampa italiana che quotidianamente mistifica l’informazione su Israele, dove è in atto da almeno mezzo secolo un vero e proprio genocidio del popolo palestinese. Come se non bastasse tutta quella formidabile cultura, della quale siamo tributari, che va dalla civiltà mesopotamica ai giorni nostri è dipinta con i colori della barbarie ed è già stata distrutta nelle sue vestigia materiali senza che per lo più la grande stampa ed insigni opinionisti arricchiti per imbottire i nostri cervelli battano ciglio. Questo post deriva da altro principale con titolo: .... E nasce dalla necessità di far crescere un modo ordinato l’analisi ivi avviata. Può darsi che in modo fisiologico da quel post principale si generino altri temi di analisi, per i quali verranno aperti singoli file, sepre poi collegati l’un l’atro secondo la sintassi ipertestuali che la rete consente a differenza delle rigidità del supporto cartaceo. Perché sia chiaro lo sviluppo concettuale riporto qui il brano di cui questo file è figlio:
«In questa sede vorrei per una volta trattare del carico di colpe o di crimini dello Stato d’Israele, e la straordinaria mistificazione che li nasconde a gran parte di noi. Prima di dare sostanza a queste affermazioni con le autorevoli prove documentali e le testimonianze storiche che troverete alla fine di questo capitolo (pag. 254 e seg.), è bene chiarire con quali mezzi la sopraccitata mistificazione è stata imposta alle opinioni pubbliche mondiali, e a quelle occidentali in particolare. Infatti esistono due distinti meccanismi che impediscono alla realtà del conflitto israelo-palestinese di essere giustamente divulgata, e sono i due bavagli con cui i leader israeliani, i loro rappresentanti diplomatici in tutto il mondo, i simpatizzanti d’Israele e la maggioranza dei politici, dei commentatori e degli intellettuali conservatori di norma zittiscono chiunque osi criticare pubblicamente le condotte dello Stato ebraico nei Territori Occupati, o altri aspetti controversi della storia e delle politiche di quel Paese.
Paolo Barnard,
Perché ci odiano,

BUR 2006, p. 205

Sarebbe qui macchinoso aprire una sottosezione per individuare i singoli soggetti, con nome e cognome, della mistificazione di cui fondatamente parla Paolo Barnard, che è anche lui un giornalistica professionista e conosce quanto basta il suo mondo professionale. Apriamo perciò qui un post derivato, dove con riferimento alla carta stampata italiana ed aiutandoci principalmente con il prezioso archivio di «Informazione Corretta” – la punta avanzata del sionismo italico – redigeremo un censimento, un monitoraggio, di giornalisti ed opinionisti italiani che sono responsabili per l’Italia della sopracitata mistificazione. Come abbiamo già detto, occorre uscire dalla fumosità di un potere ebraico onnipervasivo. Ciò in effetti potrebbe dar luogo all'accusa di pregiudizio, mentre fortunatamente non tutti gli ebrei sposano e fanno proprie le posizioni sioniste e la politica genocida del governo israeliana. Il miglior modo per prevenire simili strumentali accuse è di procedere in una sempre più analitica distinzione di soggetti dell’informazione e loro responsabilità. Portando alla luce del sole ciò che si nasconde ed agisce nell’ombra, si rende il migliore servizio alla democrazia con mezzi che sono e restano politici e che non hanno altro fine che quello eminentemente politico di rendere matura e criticamente informata la nostra democrazia. Il primo nome di questi giornaliste ed opinionisti che mistificano è qui capitato quasi per caso. È il nome autorevole di Piero Ostellino. Ve ne sono una caterva, benché meno noti dell’insigne giornalista la cui sicumera se non sfacciataggine è tale da trarre in inganno l’ignaro cittadino.

Contrassegnato da numero arabo progressivo e da eventuali sottosezioni in lettere ad ogni opinion maker, cioè ad ogni giornalista, verrà assegnata una scheda, dove sarò analizzata l’informazione da lui erogata al pubblico italiano che spesso è appena in grado di leggere la sola lingua italiana e che è quindi escluso dal grande mondo dell'informazione in lingua inglese ed in altre lingue più diffuse dell'italiano, ormai sempre più degradante verso la condizione di un dialetto che si parla in una sola provincia dell’Impero. È curioso come quell’incredibile personaggio – per il quale aspetto ancora dal direttore de “il Giornale” una conferma o una smentita sull’esistenza di una pensione parlamentare per un solo giorno di mandato – che è Angelo Pezzana abbia edificato la sua “corretta” baracca di «Informazione Corretta» ritenendo che la stampa italiana non fosse già abbastanza asservita alla mistificazione israeliana e statunitense per quanto riguarda l’informazione sul Medio Oriente. A Pezzana ed al suo retroterra culturale e spirituale non è sufficiente che lo sia abbastanza: egli pretende, esige che lo sia totalmente. Alla mistificazione è quindi da aggiungere l’arroganza e la perdita di ogni comune senso del pudore. Ci avvarremo paradossalmente dei dati che Lui stesso ha raccolto, ma ribaltandone l’interpretazione. Lo ringrazio per la preziosa raccolta di dati a cui attingeremo largamente, ma devo anche esprimere la più ferma condanna ed il più severo giudizio morale per una prassi su cui si regge la sua ignobile baracca, che non credo – salvo il Pacifici teorico della Cinquina – non goda di vero credito presso la migliore intellettualità ebraica, anche se è vero che qualcuno il lavoro sporco deve pur farlo. Un simile lavoro consiste nel fornire ad una schiera di Lapidatori – fra i quali ho potuto dipingere la figura morale di Michelino il Folle – l’indirizzo di testate giornalistiche o altro, dove vengono scagliati sassi contro l’incauto giornalista che si è permesso di sfidare il potere della Israel lobby italica. È facile immaginare quale sia il normale tenore e contenuto dei messaggi che giungono a destinazione. Di essi peraltro la redazione di «Informazione Corretta» può dichiarasi non responsabile, anche se di fatto si tratta di vera e propria istigazione, che potrebbe avere risvolti penali, ossia aspetti dei quali non intendo avvalermi, ma che invece vengono puntualmente invocati dai «Corretti Informatori», appena ritengano ve ne siano gli estremi. Ricordo qui un solo caso: la gioia maligna con cui avevano esultato per il licenziamento del direttore di un foglio di provincia, colpevole di essere prono alla mistificazione di regime.

2. Piero Ostellino. – È giusto che sia lui il primo nome del nostro monitoraggio. È capitato l’altro giorno di sentire una sua intervista a Radio radicale. Addirittura osava dare della “viltà” all’Europa colpevole di non adagiarsi interamente e senza riserve in una copertura della politica genocida di Israele. Sono paradossalmente d’accordo con Ostellino sulla viltà dell’Europa e del nostro governo ma in un senso opposto al suo: vi è
grande viltà per non aver voluto e saputo prendere le distanze da Israele, condannando la sistematica violazione di quei diritti umani ormai divenuti una vuota forma retorica se non lo sono sempre stati. Devo aggiungere che io non credo che un Piero Ostellino non abbia l’intelligenza per capire la mistificazione informativa su Israele. E dunque si tratta di qualcosa che coinvolge le sue opzioni politiche e la sua figura morale. Sono cose queste per le quali in una società ci si divide profondamente. E non vi è da stupirsi se appena si osserva come in Medio Oriente dagli invasori (tali sono e restano!) israeliani vengono stroncate vite umane di vittime palestinesi (sono e restano da almeno tre generazioni gli aggrediti e le vittime della violenza altrui) con un’assoluta mancanza di scrupoli. Per adesso da noi la contrapposizione resta su un piano intellettuale. Ma con simili presupposti morali ed ideologici sappiamo cosa potrebbe spettarci se il conflitto mediorentale si estendesse fino a noi nelle sue forme cruente. Prevedendo facili obiezioni, mi avvalgo qui dell’autorevole giudizio di Edward Said – una delle figure intellettuale americane più rispettate – dove egli spiega come a partire dalla metà degli anni settanta la strategia bellica ideologica dello Stato di Israele è stata quella di togliere legittimità politica alla resistenza israeliana tacciandola di terrorismo, quando questa connotazione per il passato ed il presente spetta principalmente ad Israele stesso. Giornalisti come Piero Ostellino, che non è certo il solo, sono responsabili di una simile mistificazione, che è in se stessa una forma di guerra ideologica, non meno funesta della guerra cruenta che ogni giorno si combatte nelle desolate lande orientali.