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L'imbroglio di Stato

di Ernesto Ferrante - 08/01/2008

 
Intervista a Tommaso P., che ha recentemente sostenuto lo scritto dell’esame statale per avvocati.

Tommaso, parlaci della tua preparazione per lo scritto dell’esame di stato da avvocato, che hai sostenuto nei giorni 11, 12 e 13 dicembre 2007. Quanto ti è costata?

“Mi è costata molto, in termini di fatica ed anche in termini economici. Mi sono preparato all’esame scritto studiando un anno di seguito, nei ritagli di tempo, la sera dopo cena (nello studio dove lavoro la giornata finisce alle otto di sera) e nei fine settimana.
E’ stato un ritmo duro da seguire, pur avendo io cercato di programmare tutto. Comunque si tratta di un sacrificio anch’esso programmato, nel senso che quando ho iniziato la pratica forense quasi tre anni fa, sapevo che la preparazione all’esame e l’esame stesso sarebbero stati molto duri. Inoltre, mi sono anche iscritto, nell’ultimo anno, ad un corso privato, per la verità molto ben fatto, dove, oltre alle lezioni, c’erano compiti a casa, prove a sorpresa e prove d’esame simulate nei fine settimana, una vera e propria scuola.

Tra il corso, i libri per studiare e i codici commentati per l’esame (che devono sempre essere aggiornatissimi) ho speso circa 2.500 euro”.

Che lavorando come praticante avvocato penso siano un po’ al di sopra delle possibilità del tuo stipendio …

“Molto al di sopra. Per quanto mi riguarda, ho avuto la fortuna di avere una famiglia che mi è stata dietro in tutta questa esperienza.
Penso che chi non ha avuto la mia stessa fortuna non abbia molte possibilità di “intraprendere” questa strada. E magari potrebbe diventare un avvocato molto migliore di come lo potrei diventare io”.

Nel distretto di Corte d’Appello dove hai dato l’esame quanti eravate?

“Poco più di 6.400 candidati”.

E su questi, in media, quanti diventeranno avvocati?

“In media 700-800, poi dipende ovviamente dal metro di giudizio di commissioni e sottocommissioni. Durante le interminabili code per entrare tutti ricordavano l’esame dell’anno prima, quello dell’anno prima ancora e così via”.

Ci sono davvero code interminabili per entrare?

“Ci sono code per tutto, per garantire che nessuno bari. Il giorno prima bisogna lasciare i codici che si consulteranno durante le prove, che vengono sfogliati per evitare che ci siano bigliettini e scritte, e poi timbrati, anche se da quanto ho appreso da altri miei colleghi, in altre zone d’Italia non c’è questo controllo preventivo e i codici vengono controllati solo al momento dell’accesso in aula.Si possono utilizzare solo fogli timbrati, per la brutta, la bella e tutto il resto. Poi c’è la coda per l’identificazione. Una volta dentro sei un numero, come nei campi di prigionia, e al termine metti il compito (anonimo, è proibito anche saltare righe per evitare che si lascino segnali!) in una busta che ha il tuo numero e basta. I tuoi dati personali sono in una piccola busta sigillata dentro la busta”.

E’ prevista anche la consegna di telefonini e palmari, vero?

“Sì, attaccano un bollino con un contrassegno e lo restituiscono al termine di ogni prova. Poi però corre voce che in altre sedi abbiano trovato gente nei bagni coi palmari che scaricavano le sentenze”.

Quindi c’è chi bara.

“Penso sia inevitabile, e di sicuro cose di questo tipo te le aspetti. E magari ti aspetti anche cose peggiori, solo che viverle è diverso”.

In che senso? Potresti spiegarti meglio?

“Avrete sentito sicuramente, che ci sono state denunce su denunce perché alcune tracce sono comparse la sera prima su internet. Ci sono stati candidati che, a quanto ho letto sui giornali, hanno sollevato il problema, e presidenti di commissione che hanno contestualmente tentato di minimizzare l’accaduto e di non fare verbalizzare che prima della dettatura giravano le tracce.
E per ottenere la verbalizzazione della propria denuncia sono dovuti ricorrere alla polizia che piantonava l’esame.
Io ammiro quei candidati ed ho il solo rimpianto di non avere avuto il coraggio di fare come loro, ossia alzarsi, gridare che è una buffonata ed andarsene”.

E perché, avresti avuto le ragioni per farlo?

“Quando mi sono seduto al banco il giorno della terza prova, la candidata del banco dietro al mio si lamentava ad alta voce per non essere preparata su una comparsa di risposta sull’usucapione.
Le ho chiesto il perché di questa lamentela e la sua risposta è stata: “corre voce che su internet sia uscito che l’argomento dell’atto di civile sia quello”.

Lì per lì non ho dato peso alla cosa, in tre giorni ho sentito dire di tutto, come Fantozzi sul risultato della Nazionale mentre guardava La corazzata Potemkin, ma poco dopo il presidente ha aperto la busta sigillata arrivata dal ministero ed ha iniziato a dettare la traccia. Si trattava di una comparsa di costituzione e risposta proprio sull’usucapione. Mi sembra che non ci sia altro da dire”.

Effettivamente no. Credi che invalideranno tutto?

“Penso di no. Se reggono l’impatto del momento con frasi tipo “si farà chiarezza”, che già ho sentito dire, penso che tra un po’ nessuno si ricorderà più di questa storia.
Per quel che mi riguarda sono assai più preoccupato di chi correggerà il compito, visto che proprio durante quella prova alcuni commissari davano suggerimenti errati, e non per cattiveria, ma per errata comprensione della traccia che ci avevano dettato”.