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L’11 settembre come nuovo incendio del Reichstag

di Antonio Caracciolo - 10/01/2008

 



 

1.
Prologo

Questo articolo trae spunto da un mio occasionale quanto sgradevole intervento in un blog appositamente dedicato all’11 settembre, gestito a quanto pare non da uno storico di professione ma da un informatico o venditore di computer e simili, tal Paolo Attivissimo e altri intorno a lui raccoltisi, per lo più con nomi fittizi, adatti a chi vuol nascondere la responsabilità delle proprie affermazioni e considera internet una giostra in cui esercitare l’arte della battuta o peggio della contumelia. Tra i tanti lati positivi, è questo un aspetto negativo di internet. Ma basta saperli evitare. Quindi, figuriamoci con chi, ossia con quali profonde e pertinenti competenze professionali avrei dovuto confrontarmi e misurarmi! Ben capirei se dovessi ribattere ad uno dei vigili del fuoco che erano presenti sul posto o ad altri che si intendono di incendi e disastri. Pare però che siano stati questi i primi ad aver nutrito sospetti e riserve sulla dinamica fornita dalla versione ufficiale. Non intendo tuttavia ignorare l’esistenza del blog di Attivissimo, pur cercando di evitare polemiche non necessarie. Sarà uno dei tanti luoghi – solo per caso capitato per primo – cui attingere eventualmente dati, valutandone in sede propria la natura e le ispirazioni. La mia non può essere altro che un’analisi compatibile con gli strumenti di cui dispongo, cioè un’analisi politico-filosofica, filosofico-giuridica, filologica, storica. Non conosco i luoghi del disastro, non ero presente (come un mio amico, ora defunto, che è scampato per poco), non mi intendo di costruzioni, di calcoli statici, di aviazione, di spionaggio internazionale e servizi segreti, di chimica, di fisica e simili cose tutte necessarie per un’inchiesta di tipo giudiziario. Ben vengano gli esperti, autonomi e indipendenti, in questo campo, alle cui conclusioni non potrò che rimettermi. Ma ciò non toglie che ogni cittadino che in tutto il pianeta è stato letteralmente investito dalla notizia possa farsene una propria opinione.

Ricordo la mia prima notizia dell’evento: ero al telefono con il mio amico Camillo che mi avvertì lui dell’evento. Presi atto della tragedia che per me tale rimase, anche se da allora fino ad oggi si è sviluppata una sterminata pubblicistica, meglio ancora uno sport macabro, che mentre si sforza di cogliere cose sempre più minute perde di vista quelle che sono evidenti e già note. I morti restano morti ed ognuno trae le conseguenze che meglio crede davanti alle loro bare. Anche io penso di poter trarre le mie avendo sufficienti elementi di giudizio.

Come già nel titolo il termine a quo è l’immagine dell’incendio del Reichstag, assunto metaforicamente come pretesto per poter passare da una forma di regime ad un altro. Altro evento paragonabile fu il Tribunale di Norimberga ed il mito dell’Olocausto. Che all’11 settembre ed in ragione dell’11 settembre siano seguite almeno due guerre (Afghanistan e Iraq) è cosa incontrovertibile. Per poter accettare questa evidenza non mi occorre sapere il grado di fusione dell’acciaio o la differenza tra il crollo di un grattacielo a seguito di impatto di un aereo o per esplosione di cariche appositamente collocate. Gli elementi di continuità di una politica possono cogliersi prima e dopo l’Undici Settembre. Anzi viste in una più ampia prospettiva diventano sempre più chiare.

La forma moderna del dominio comporta che non basta ormai un esercizio del potere sulla sola eloquenza del fucile o della spada. L’esercizio della violenza deve essere accompagnato da una sua giustificazione. Tanto più che oggi si conquistano le massime cariche del potere non per diritto ereditario su una base religiosa di legittimazione, ma attraverso l’esercizio di quel rituale democratico che sono le elezioni, dove una miriade di cittadini privati vengono condotti come in un recinto per dare un loro singole e segreto voto. È un rituale abbastanza noto sul quale non voglio indugiare, ma la cui premessa mi serve per l’ulteriore svolgimento della mia riflessione. Aggiungo ancora che il singolo, il privato, è creatura quanto mai fragile e manipolabile. Sulla sua agevole manipolabilità si basa il sistema di potere attuale detto democratico, dove però la parola democrazia è suscettibile di assumere i più disparati contenuti. Ad esempio, a me appare più democratico il malfamato potere del decapitato Saddam Hussein che non il regime fantaccio seguito all’invasione americana. Certamente, vi sono state elezioni regolari. Ma solo questo! La sovranità ed ogni autonoma esistenza politica degli iracheni, ammesso che ancora esista uno Stato iracheno, è tuttavia cessata per sempre, anche se potrà ripetersi periodicamente la farsa delle elezioni destinata a promuovere un ceto di proconsoli.

Tutto questo è stato reso possibile dall’Undici Settembre in concorso con una forte pressione israeliana per un’intervento militare ad ampio raggio analogo a quello condotto in Europa durante la seconda guerra mondiale. Come per l’Europa l’evento mediatico per edificare il nuovo sistema di potere e di dominio fu la demonizzazione del nazismo – in fondo né più né meno che un governo autoctono – così l’Undici Settembre dovrebbe fornire la base ideologica per l’estensione dell’Impero su scala planetaria. Che l’evento sia riconducibile allo stesso governo americano ovvero più plausibilmente a quello israeliano – non nuovo a cose del genere – o che sia effettivamente attribuibile a bin Laden, poco cambia. La teoria della guerra preventiva – per la quale Hitler fu principalmente criminalizzato – è stata fatta propria da Bush, basandola su eventi come l’Undici Settembre, che in nessun caso avrebbe mai potuto giustificare una guerra al mondo intero per il fatto che un pugno di terroristi avrebbe prodotto sul suolo statunitense una strage che per partire da tempi a noi vicini – da Hiroshima in poi – è cosa abitualmente prodotta dagli Usa nel mondo: due pesi due misure.

Mi giunge in questo momento una Google alert pertinente alle riflessioni che sto lentamente sviluppando. Riporto subito la citazione da Pagine di difesa, riferita al libro di Mearsheimer e Walt che senza successo si è tentato di far passare inosservato:
«con una crescente presa di coscienza dell’elettorato americano…Si veda a tale proposito l’illuminante la "Israel Lobby”, di John J Mearsheimer e Stephen M. Walt, che chiarisce i perché degli ultimi 40 anni di tormento in Terra Santa meglio di intere biblioteche. Il libro americano, pubblicato negli Usa e letto da milioni di persone, sta avendo una grande influenza presso l’opinione pubblica statunitense».
Il libro dei due politologi americani non è specificamente dedicato all’Undici Settembre, anche se l’evento è comtemplata. Il libro è invece dedicato all’influenza che la Israel lobby ha avuto sulla politica estera americana da almeno 40 anni. La guerra all’Iraq è stata motivata in buona parte su un falso rapporto dell’intelligence israeliana sugli inesistenti armamenti di Saddam. Se qualche resistenza poteva ancora esservi da parte dell’establishment statunitense, non vi sono più state remore di sorta dopo il crollo delle Torri Gemelle. Israele è stato ed è il principale beneficiario della politica estera che ne è seguita. La scena avrebbe dovuto ripetersi pressoché immutata con l’Iran, ma qualcosa negli ingranaggi del potere americano non ha funzionato. Forse i servizi segreti, più responsabili dei loro stessi capi di governo, hanno fatto sapere per tempo che si trattava di una nuova bufala. Ma gli israeliano ovvero la Israel lobby non demorde.

Non mi vergogno mai di confessare la mia ignoranza, che però spesso si rivela meno ignorante di altre ignoranze, ma non sapevo del grande credito di cui – a detta di Paolo Barnard – godrebbe negli Edward Said, addirittura il più prestigioso intellettuale del secolo. Ebbene è proprio lui che ha individuato a metà degli anni settanta un’importante svolta nella guerra ideologica in atto. Con riferimento specifico al medioriente sarebbe stata scissa l’idea di resistenza del popolo palestinese ed in genere delle popolazioni arabe da quella più vaga di terrorismo. Gli Stati Uniti hanno loro forze militari dislocate nel mondo in 132 paesi. Nessun Stato arabo ha un solo militare di stanza negli Usa. Ebbene, se i palestinesi “resistono” all’infiltrazione e colonizzazione israeliana, iniziata con l’appoggio di Inghilterra e Francia e proseguita con quella degli Usa, il loro è “terrorismo”, cioè qualcosa di delegittimato per definizione. Israele in fatto di atrocità (violazione di diritti umani, embargo, taglio dell’acqua, cancellazione di villaggi, torture, ecc.) non è inferiore a nessuno, ma il suo esercizio della violenza viene fatto passare dai nostri media come uso legittimo della forza.

L’Undici Settembre rafforza l’ideologia del terrore all’interno ed all’estero, verso i propri cittadini che possono essere colpiti da legislazioni restrittive o almeno zittiti (come tentano forse di fare gli Ufficialisti dell’Undici Settembre) e senza remora alcuna all’estero nei confronti di popolazioni dipinte con lo stesso disprezzo degli indiani e dei negri d’America. Detto questo, sia pure ancora in forma di bozza, si potranno più agevolmente analizzare le pulsioni che animano le opposte tesi. Tra le tante cose che si sono dette al riguardo una ha attratto la mia attenzione: qualcuno o più di uno ha pensato di assimilare la posizione di quanti non sono affatto persuasi delle versione ufficiale sull’Undici Settembre con la posizione dei cosiddetti “negazionisti”. L’accostamento è interessante e si presterà ad ulteriori riflessioni appena avrò rintracciato quei brani che non mi ero annotati.

2.
Il giornalismo al servizio della CIA

Il volume ZERO nella cui lettura, contemporaneamente ad una dozzina almeno di altri testi recenti e recentissimi su diversi argomenti, mi vado addentrando reca questo brano che non posso fare a meno di riportare testualmente:
«Forse, per spiegare l’atteggiamento dei mass media americani, si può fare riferimento a una dichiarazione della CIA nel corso dell’inchiesta sui servizi segreti delle Commissioni del Senato e della Camera dei Rappresentanti alla fine della guerra in Vietnam: la CIA ammise di avere avuto al suo servizio un migliaio di giornalisti, sparsi in tutto il mondo, ai quali, nei momenti decisivi, venivano passate informazioni manipolate allo scopo di controllare l’opinione pubblica dei loro paesi. Il comportamento dei mass media dopo l’11 settembre dimostra che dai tempi del Vietnam non è cambiato granché. Da allora il denaro impiegato per la disinformazione è aumentato di centinaia di milioni di dollari».
Zero, von Bülow, p. 67-68.
Questa affermazione è di Andreas von Bülow ed il lungo titolo del suo saggio: Il governo Bush prima, durante e dopo gli attacchi dell’11 settembre rispetto a quattro possibili ipotesi di complotto, che si trova 67-82 del volume collectaneo Zero. Perché la versione ufficiale sull’11//9 è un falso. Il volume, a cura di Roberto Vignoli, è edito dalla Piemme. È uscito nel 2007 e nello stesso anno ha avuto tre edizioni. Gli altri saggi, se del caso, verranno citati di volta in volta. Per tutti la citazione abbreviata è Zero, seguito dal numero di pagina. Nella mia breve, e sgradevole, permanenza del blog di Paolo Attivissimo, se ben ricordo, questo volume è stato prontamente svalutato da qualcuno. Non è ora qui mia intenzione recensire in termini positivi o negativi il libro. Lo sto leggendo e vado avanti nella lettura, che trovo interessante quanto basta per andare avanti. Di molti libri, dopo la lettura della prima pagina, un lettore esperto può già valutare se è il caso di andare avanti oppure di fermarsi riguadagnando il proprio tempo prezioso. Qui al di là dell’Undici Settembre quello che per me è di straordinario interesse è l’affermazione, non credo frutto di fantasia, per la quale um migliaio di giornalisti nel mondo sarebbe a diretto servizio della CIA.

Se ipotizziamo che altre potenti organizzazioni, pubbliche e private, possono avere interesse a manipolare la cosiddetta opinione pubblica, finalmente possiamo ricavare un metodo per scoprirli. Devo esser grato all’autore qui citato perché mi aiuta a curare la mia gastrite. Scherzo? No. E mi spiego. Mi capita ovviamente di leggere articoli di giornale. Capita quando posso confrontare il mio punto di vista con quello del giornalista. Trovo spesso cose manifestamente illogiche, denigratorie, diffamatorie, stupide, insomma tali da farmi guastare il sangue, ovvero produrre fastidi allo stomaco e quindi da indurmi a dover prendere un mallox. Basta che in questi numerosi casi io mi persuada che si tratta di uno di quelle migliaia di giornalisti al soldo di questa o quell’altra organizzazione perchè in linea di principio eviti di prestare eccessiva attenzione all’articolo, salvo a neutralizzarlo con gli strumenti che mi sono concesso. Chiaramente non posso dire al tal giornalista che è un prezzolato senza averne le prove, che devono rigorosamente restar segrete. Vi sono alcuni casi a tutti noti di giornalisti che sono stati al soldo dei servizi segreti. Uno di questi, scoperto dall’Ordine dei Giornalisti, è stato espulso, ma continua a scrivere, mi chiedo con quale faccia. No, non è possibile farlo e raccomando ai mie Cinque Lettori di non farlo mai perché andrebbero incontro ad una querela. Basta soltanto individuarli con un’attenta analisi filologica e critica del loro testo: assicuro che non è difficile scoprirli. Sappiamo dal brano sopra citato, non smentito dalla CIA, che sono migliaia, e noi potremmo aggiungere migliaia di migliaia. Dopodichè si spiega la cosiddetta "opinione pubblica” che meglio sarebbe chiamare “opinione pubblicata” di questo o dell’altro Tizio. L’Undici Settembre è soltanto uno degli innumerevoli temi sul quale l’opinione pubblica può e deve essere manipolata. I conti tornano. Per fortuna, sebbene con i limiti sopra detti, esiste anche il fenomeno internet, di cui putroppo non ritrovo un brano elogiativo contenuto in Zero. Ma diceva che di fronte all’informazione ufficiale fornita dai grandi media si è solo potuto opporre una miriade di siti e blogs non imbavagliati presenti in internet, dove però vi è di tutto e il contrario di tutto. Neppure qui lo spirito critico può essere dismesso. Nel nostro paese, vi sono stati recenti tentativi di mettere il bavaglio a questa residua area di libertà. Nessuno mi può togliere dalla testa che sia stato un tentativo abortito dettato da una logica politica.