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Sulla voce perfetta di Nicolàs Gòmez Dàvila

di Anna K. Valerio - 10/01/2008

Fonte: cultrura.net

 

 

 

Ridurre il lontano, l’arcano, l’originario, il radicalmente differente, a pittoresco, a stravagante, a originalità, a bizzarria. Ridurre il decisivo a pungente, la rarità a caricatura. Questo è ciò che tenta di fare certa intellighenzia oggi con Nicolàs Gomez Davila*, arcangelo iberico dell’assoluto, voce di ineguagliata purezza nel Novecento, sprezzator cortese ma terribile, inumano poeta del sovrumano, pensatore della passione del vero, delle passioni di Dio per l’uomo incomune, mirabile - delle venture di Dio nelle venture del grande. E lo fingono una specie di Karl Kraus d’oltreoceano, magari un Oscar Wilde senza il vizietto, uno dal motto facile, il cui corpus eracliteo possa essere saccheggiato per stupire a cena. Il suo disprezzo estremo, ascetico, miliziano, immane, per il grottesco presepe della modernità - figurine prive di spessore, di sensi e di senso, e tumide di retorica - è contrabbandato a mezzo stampa come anticonformismo. Lo si vuole far passare per un amore all’incontrario del proprio tempo? Una specie di furbastro amore a rovescio, per farsi notare di più? Gòmez Dàvila, o di come fare colpo in società (in una società così ottusa da gradire solo il clangore) sparandola veramente grossa?...

In realtà questo scrittore perfetto, nemico di tutto ciò di cui l’oggi è amico (democrazia, umanitarismo, progressismo, egualitarismo, gregge), la più alta, spiegata voce contro del Novecento, il più lucido confidente del bello arcaico, il più grave sprezzatore di chi ostenta i buoni sentimenti, che odiò sempre e sempre schernì l’intellettuale, il giornalista, il cortigiano delle masse, è la cattiva coscienza di ogni letterato e filosofo che non abbia detto un analogo, necessario no alle petulanze della modernità. E già aveva intonato il suo ghigno per questo tipo di peccati di omissione: per chi parla di un incendio come se fosse un fuoco di fiammifero, giusto perché la sua capacità ustoria resta meschina tanto se si accosti a una favilla effimera quanto se affondi nel cuore stesso di un astro.

 

  

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Di Nicolàs Gòmez Dàvila le Edizioni di Ar hanno curato il florilegio (dai cinque volumi dell’originale spagnolo) Pensieri antimoderni, in uscita a gennaio.

  • Nicolás Gómez Dávila, Il vero reazionario, «Cristianità», XXVII, No. 287-288, marzo-aprile 1999, pp. 18-20.
  • Nicolás Gómez Dávila, In margine a un testo implicito, traduzione di Lucio Sessa, epilogo di Franco Volpi, Milano: Adelphi, 2001. Selezione da Escolios a un texto implícito del 1977.
  • Nicolás Gómez Dávila, Tra poche parole, traduzione di Lucio Sessa, a cura di Franco Volpi, Milano: Adelphi, 2007. Sempre selezione da Escolios a un texto implícito del 1977.